L’amministratore di condominio: «Via la bandiera della Palestina dal palazzo». Scoppia la polemica
Il caso in via delle Costellazioni, risponde un residente: «Si tratta di uno spazio privato, la lascio»
MODENA. Una comunicazione formale, carta intestata e tono perentorio. «Si chiede l’immediata rimozione»: così recita la lettera inviata lo scorso 7 novembre dalla società di amministrazione condominiale ai residenti di un condominio di via delle Costellazioni a Modena. L’avviso richiama tutti i condomini al rispetto dell’articolo 47 del regolamento interno, che vieta «l’esposizione di qualsivoglia tipo di insegna e/o bandiera dalle finestre e dai balconi».
Niente bandiere
Nel documento si precisa inoltre che «da una recente verifica sono stati rilevati banner pubblicitari di imprese di ristrutturazione oltre a bandiere», e se ne chiede dunque «l’immediata rimozione». Tra i destinatari della comunicazione c’è Arturo Ghinelli, residente al secondo piano del palazzo. La sua colpa, se così si può dire, è una bandiera palestinese esposta all’interno del proprio balcone. «L’ho acquistata a maggio, in occasione del Giro d’Italia che fece tappa a Modena – comincia a raccontare Ghinelli – e da allora è rimasta lì. Parliamo di mesi, quindi. Mesi in cui non ha mai dato fastidio a nessuno, anche perché è appesa all’interno del balcone, non copre nulla, e non interferisce con la facciata. È semplicemente un simbolo che tengo nel mio spazio privato. Mi è sembrato un modo sobrio per esprimere un pensiero, niente di più. E non ho mai ricevuto commenti negativi o segnalazioni».
Un residente risponde
Almeno fino al giorno in cui è arrivata questa comunicazione che, a quanto dice Ghinelli, non tocca soltanto lui: «Io non sono l’unico ad avere una bandiera esposta. Un’altra famiglia sul mio stesso piano l’aveva appesa e anche un’altra all’undicesimo. Non ci siamo mai messi d’accordo, è stata una coincidenza. E nessuno di noi lo ha fatto per provocazione. Stamattina però, uscendo, ho notato che quella sulla facciata del secondo piano è sparita. L’hanno tolta. Io invece non l’ho toccata la mia, anche perché non vedo perché dovrei farlo. Mi sembra una richiesta sproporzionata rispetto al fatto, oltre a una grandissima ingerenza del mio spazio personale e delle mie idee». E la comunicazione condominiale non specifica eventuali sanzioni o conseguenze in caso di mancata rimozione: «Non è scritto cosa succede se uno non la toglie – conferma Ghinelli – Si parla solo di richiesta di immediata rimozione, ma non si cita nessuna multa o sanzione».
Il richiamo sei mesi dopo
Poi aggiunge: «Mi ha sorpreso che il richiamo sia arrivato dopo mesi. Anche perché io conosco bene i residenti del palazzo: sono tutte persone di cui mi fido e sono certo che nessuno di loro approvi il genocidio che si sta consumando in Palestina. Per questo mi ha lasciato un po’ perplesso il tempismo e il modo in cui è stato comunicato». Nonostante ciò, Ghinelli ne ha fatto una questione di principio: «Non ho intenzione di toglierla di punto in bianco – ribadisce – Non voglio creare polemiche o tensioni, e mi auguro che si possa chiarire. Spero di poter continuare a convivere bene con tutti, come ho sempre fatto. E, lo dico anche con un po’ di ironia, mi auguro che non arrivi mai il giorno in cui mi venga proibito di indossare la kefiah mentre giro per il condominio. Sarebbe davvero troppo».
