Gazzetta di Modena

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Il delitto di Vignola

Quando la madre si ruppe il bacino, Emore per tre giorni non chiamò il 118

Daniele Montanari
Quando la madre si ruppe il bacino, Emore per tre giorni non chiamò il 118

Nuove rivelazioni nel processo a carico di Uber Capucci, che sospettava maltrattamenti del fratello sulla madre. Fu il geriatra a farla andare in ospedale

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VIGNOLA. Uber Capucci sospettava che il fratello Emore picchiasse l’anziana madre. Ma un sospetto in questo senso venne anche ai medici dell’ospedale di Vignola dopo un ricovero, al punto che stavano per fare partire una segnalazione in Procura.

È quanto emerge dal processo a carico del 69enne Uber, accusato della morte sia del fratello 66enne che della madre Anna Malmusi, 88 anni, che viveva con lui. La tragedia avvenne il 1° ottobre 2023 in una villetta in via Torino, a Vignola. La difesa di Uber, affidata all’avvocato Fabio Bazzani, ha sempre sostenuto che l’uomo non ha ucciso la madre ma che si è scontrato col fratello nell’ambito di un impeto di rabbia legato a una circostanza straordinaria. Che, in questa ipotesi, è stata la scoperta della donna già morta quando è arrivato in casa.

La strana caduta

A supporto di questa posizione, l’assenza di premeditazione che ha fatto sì che l’aggressione a Emore sia avvenuta con oggetti reperiti sul momento in casa e con una serie non ponderata di colpi (ben 23). Ma anche un episodio dell’estate precedente, quando la donna rimase vittima di una brutta caduta che le causò la frattura del bacino, che fece poi precipitare le sue condizioni rendendola allettata. È caduta mentre era con Emore, ma stranamente non fu lui a chiamare i soccorsi. Non chiamò per giorni neanche il medico di famiglia, nonostante sia emerso poi che il bacino della donna era polifratturato. Fu il geriatra che venne a casa per una visita tre giorni dopo, e che si accorse subito del trauma, a chiamare il 118.

I sospetti

Emore non seppe dare spiegazioni sull’accaduto, e di fronte a una dinamica simile gli stessi medici dell’ospedale di Vignola nutrirono il sospetto che la donna potesse essere caduta in casa dopo esser stata aggredita da lui. Al punto che redassero un’informativa in tal senso da inviare alla Procura. Non fu poi inviata, ma è stata recuperata dall’avvocato, e prodotta nel processo. Uber ha sempre detto che il suo sospetto che Emore maltrattasse la madre era legato anche a quanto gli riferirono in ospedale.

Nell’ultima udienza è emerso poi che sotto le unghie della madre, che erano appena state rifatte, l’unico Dna presente è quello di Emore.

La donna è morta per compressione del collo (con un cuscino o una coperta) ma da parte di chi dei due fratelli? «Non ci sono elementi scientifici contro Uber, anzi – nota l’avvocato Bazzani – ci pare che la tesi di una responsabilità dell’altro fratello abbia solidi elementi di supporto».