Il prezioso dipinto portato via dai francesi va all’asta a Parigi: il sogno è riportarlo a Modena
La tela «Davide contempla la testa di Golia», dipinta da Guido Reni nel ’600, messa in vendita dagli eredi di Pierre-Antoine Dupont de l’Étang, il generale che in epoca napoleonica lo prelevò dal Palazzo Reale di Torino. Prima dei Savoia, fu di proprietà degli Este
MODENA. Il sogno sarebbe portare il dipinto milionario del primo Seicento di Guido Reni (1575-1642), che va all’asta a Parigi martedì prossimo – 25 novembre – in un salone di Palazzo Ducale di Modena, se tornasse a essere sede della raccolta ducale oggi alla Galleria Estense di Palazzo dei Musei. Dunque un sogno, anzi un doppio sogno poiché non solo l’ex sede ducale, pure aperta al pubblico in parte, ospita dal 1859 l’Accademia militare, ma anche perché il Reni di 270x145 centimetri raffigurante «Davide contempla la testa di Golia», che va all’asta il 25 novembre alle case d’asta Artcurial e Millon, è importantissimo per la storia modenese. Dunque qui dovrebbe essere.
La storia del dipinto
L’opera, datata al 1605-06, è attestato venne acquistata direttamente presso il grande pittore bolognese soprannominato il «divino Guido» direttamente dal duca Francesco I d’Este di Modena che se lo portò appunto sotto la Ghirlandina. Il dipinto a olio su tela era sparito in collezioni private francesi circa duecento anni fa e anche per questo, oltre che per la qualità artistica evidente, va all’asta con una stima tra i 2 e i 4 milioni di euro. Un quadro importantissimo, dunque, anche perché dagli Este passò poi ai Savoia e fu esposto nel Palazzo Reale di Torino dove fu prelevato in epoca napoleonica per finire nelle raccolte del generale Pierre-Antoine Dupont de l’Étang i cui eredi ora lo ripropongono.
La tela e l’asta
A raccontare lo stupore degli esperti è la rivista specializzata Il Giornale dell’Arte in una corrispondenza da Parigi: Quando gli eredi del generale Dupont hanno proposto l’opera, ricorda Vittorio Preda del gruppo Millon Il Ponte, «c’è stato grande stupore perché gli studiosi si sono trovati davanti alla versione autografa di un altro lavoro che venne venduto da Sotheby’s nel 1985 con l’attribuzione a Guido Reni, ma che successivamente si rivelò forse di Simone Cantarini. Il dipinto ora all’asta esercitò fin da subito un fascino particolare sui principi e sui regnanti dell’epoca: Davide non è solo il ragazzo bello e valoroso che combatte contro l’orco cattivo, ma incarna un messaggio di purezza, verità e giustizia superiore di cui si fa tramite. Un significato molto apprezzato dai sovrani del tempo, che amavano trovare riconoscimento del proprio potere materiale attraverso l’investitura divina». Per chi segue la storia dell’arte è evidente nell’opera anche l’influenza di Caravaggio: «Il confronto con Caravaggio – prosegue l’esperto – viene interpretato da Reni quasi come una sfida giovanile e ardimentosa che lo porta a concepire un dipinto dal profumo caravaggesco senza però il sapore truculento che fu proprio del Merisi. La citazione più evidente si riconosce nel cappello rosso con la piuma, ma lo sfondo è qui neutro e la figura, frontale, assomiglia a quella di un fregio. Non c’è tragedia e anche la testa di Golia è placida, il sangue ridotto a tracce».
Ad aprire alla remotissima possibilità per l’acquisto italiano, anzi modenese, è lo stesso Preda che termina spiegando che «c’è una buona probabilità che l’opera sia esportata fuori dalla Francia anche perché è abbastanza difficile che lo Stato francese intervenga dato che il Louvre possiede già una tela quasi identica».
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