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Test di Medicina a Unimore, il dietro le quinte: gli occhiali per copiare e il terrore di andare in bagno


	La facoltà di Medicina 
La facoltà di Medicina 

Nella chat di WhatsApp dove centinaia di ragazzi si giocano un futuro universitario e non solo

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MODENA. Entriamo in una chat WhatsApp dove centinaia di ragazzi si giocano un futuro intero in un test. È il gruppo del semestre filtro di Medicina, quello in cui gli studenti di UniMore, dopo tre mesi passati a studiare come se non ci fosse un domani, si scambiano appunti, confidenze e paure.

Gazzetta protagonista

La Gazzetta si è infilata lì dentro per capire davvero come stanno vivendo questi giorni di risultati che decideranno chi passerà dall’altra parte della barricata: quella dei camici bianchi. La prima cosa che colpisce non è il sostegno reciproco, ma il frastuono: notifiche che rimbalzano, toni che salgono, sospetti che diventano accuse. Parliamo di oltre mille messaggi in pochissime ore. E in un panorama nazionale che sta vedendo esplodere scandali legati a cellulari nascosti, prove fotografate e suggerimenti pilotati, anche qui gli studenti di UniMore raccontano di aver assistito a «copiaggi con gli occhiali Ray-Ban Meta» (occhiali con intelligenza artificiale integrata), «smartwatch», e voci su altri atenei in cui «i professori avrebbero aiutato i propri candidati». Sono loro a denunciarlo, senza filtri, e il clima che se ne ricava non è quello di una classe di futuri medici: è quello di un’arena: mors tua vita mea, «loro fuori e io dentro», scrivono infatti. «Se siamo stati onesti solo noi, noi entriamo e tutti gli altri no», commentano riferendosi ai colleghi di altri atenei che «si sono passati la prova usando i telefoni». Qualcuno prova a riportare calma, ma dura pochi minuti: la chat ribolle. Si parla di denunciare, di informare i professori, di fare nomi: «Se fai il furbo ti faccio passare la voglia», è il loro mantra. Perché mentre fuori si parla di merito, qui dentro si respirano sfiducia, stanchezza e la convinzione che non tutti abbiano giocato con le stesse regole.

Gestione esame 

E poi c’è la gestione dell’esame che, a detta dei ragazzi, «non è stata delle migliori». Una studentessa incinta racconta di essere rimasta seduta dalle 9.30 alle 14.30, senza alzarsi neppure per andare in bagno: «Avevo paura della commissione, si lamentavano di chi mangiava o di chi giustamente voleva alzarsi per andare alla toilette - scrive ai colleghi - l’organizzazione é stata penosa». La chat le risponde subito, indignata: «É sequestro di persona. E poi è scandaloso organizzare una prova di questo tipo lo stesso giorno di un’altra fiera, senza prevedere parcheggi per chi viene da fuori». Qui, tutto è esasperato, tutto è ingigantito dalla pressione di un esame che divide, seleziona, schiaccia. E allora, mentre leggiamo quei messaggi, ci chiediamo se questo sia il primo approccio alla professione per chi, domani, dovrà lavorare insieme, cooperare, condividere responsabilità enormi. Loro si scrivono che c’è da scegliere tra «me o te». E mentre attendono i risultati che possano dargli il verdetto, la domanda che resta è se vogliamo davvero che questa diventi la prima palestra dei nostri futuri camici bianchi.