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“Vietato non parlarne”: il menù studiato con sessuologi e psicologi per abbattere i tabù, tra una risata e un drink

di Ginevramaria Bianchi

	La campagna promozionale del menù e i titolari di Cesare
La campagna promozionale del menù e i titolari di Cesare

L’iniziativa del bar Cesare, in via Carteria, con informazioni e curiosità accompagnate ai cocktail: «Per tante persone il sesso è un argomento imbarazzante. Chi apprezza di più? I 50-60enni»

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MODENA. Mentre vi sfogate con le amiche per l’ennesima crisi col fidanzato sorseggiando qualcosa di ghiacciato, da Cesare, in via Carteria a Modena, potete farlo bevendo da un bicchiere a forma di… fallo. O di chiappe. De gustibus. Succede perché qui il sesso non è un territorio minato da evitare, ma un argomento come un altro, al punto da apparire nella carta dei drink con la stessa naturalezza dello spritz. Il menù si chiama “Vietato non parlarne”, ed è una specie di piccolo sabotaggio ai pudori.

Dall’imbarazzo alla riflessione

Al bancone potete ordinare un “Make seghini great again”, un “Cunny Lover” o un “È la prima volta che mi succede”. E, mentre decidete se ridere, arrossire o entrambe le cose, vi ritrovate tra le mani piccole pillole di educazione sessuale: “Lo sapevi che circa un uomo su tre sperimenta almeno una volta l’eiaculazione precoce? Non è una colpa”, si legge tra una ricetta e l’altra. Insomma: da Cesare bevi, impari e superi in scioltezza tabù che, altrove, non affronteresti nemmeno dopo due Negroni.

Come è nato il menù

L’idea di questo menù, ci spiegano i titolari Mattia Cavallo, Alex De Maria e Manuele Zangara, è partita dalla quotidianità, “dal bancone”: «Lavorando nei bar il sesso viene fuori spesso. Ma ci siamo resi conto che per alcuni clienti, anche della nostra età, era spesso un argomento di imbarazzo, anche se è un tema che dovrebbe essere come un altro». Nasce così “Vietato non parlarne” e il coinvolgimento di ilmiosessuologo.it, una piattaforma che riunisce psicologi e sessuologi: «Con loro abbiamo definito i contenuti di cui parlare attraverso i nostri drink». Ogni cocktail, quindi, è affiancato da una curiosità dedicata: un modo leggero per sfatare miti, ripulire l’immaginario e mettere ordine dove spesso regna l’imbarazzo.

I clienti e le reazioni

Tra le sorprese del progetto c’è la fascia d’età che lo apprezza di più: «I 50-60enni – raccontano stupiti – sono quelli che si divertono maggiormente. Si mettono a leggerlo con piacere, con gusto». E le critiche? «Per ora nessuna, anzi – svelano – poi, certo, se a tavola si siede la famiglia coi bambini magari gli diamo la versione del menù senza illustrazioni…». Sono consapevoli, però, di essersi presi una responsabilità: «Se fai un progetto sul sesso devi mettere in conto discussioni, fraintendimenti, pregiudizi – dicono – ma è proprio per questo che esiste il menù, perché c’è ancora paura di parlarne». E quando la conversazione scivola sull’educazione affettiva nelle scuole, i ragazzi non hanno dubbi: «Pensiamo che chiunque abbia un po’ di raziocinio capisca che l’ignoranza sia la cosa più sbagliata del mondo. Continuare a pensare che il porno sia il metodo di istruzione più accettato è malsano e insensato. C’è bisogno di togliere alle fantasie distorte il ruolo di unica fonte di formazione e riportare il sesso dentro una discussione reale, concreta e informata». Anche quando parte da un cocktail.