Ecco la lapide discussa sulla facciata del Palazzo Ducale in ricordo dei duchi e del Regno
Il senatore Carlo Giovanardi: «Solo qui ci sono problemi a citare le vecchie dinastie». Poi il “fuori programma”, con la protesta del militare in congedo e la reazione del sindaco Massimo Mezzetti
«La lapide ha il via libera della Soprintendenza e dei ministeri e copre un vuoto visto che la storia non può essere condannata politicamente: chi ha contestato l’iniziativa ha fatto una figuraccia davanti a tutto il mondo. Franco Cardini, il maggior storico italiano, ha spiegato che le antiche Province Modenesi a seguito del plebiscito popolare aderirono al Regno d’Italia dopo che i duchi se ne erano andati nel 1859». Lo ha detto l’ex senatore e ministro modenese Carlo Giovanardi che da tre anni “combatteva” per porre sui muri la lapide tanto discussa che ieri mattina, sabato 22 novembre, è stata scoperta sulla facciata di Palazzo Ducale, lato piazza Roma.
La polemica
L’ex parlamentare, accompagnato dall’ultimo erede Austria d’Este, Martino, e da Clemente Forni e Alessandro Magiera del comitato “Una lapide per i duchi” in mattinata è intervenuto – davanti a tante persone e una banda in divisa della Brigata Estense di una associazione di San Possidonio – è intervenuto dopo che il problema, per molti, non è stato quello di posizionare la targa che ricorda la sede della corte ducale di Modena capitale dal 1598 al 1859, quanto l’ambiguità nel ricordare l’adesione dello Stato pre unitario al Regno d’Italia. L’ultimo duca Francesco V d’Austria d’Este, infatti, abbandonò Modena nel 1859, due anni prima dell’adesione di Modena al Regno, per cui molti giudicano come ambigue i termini “diedero vita” riferiti agli Austria Este. Per un appuntamento importante, in ogni caso, ieri (sabato 22 novembre) in piazza le istituzioni non si sono viste e il portone sulla dell’Accademia era chiuso. Anche la polizia Locale è arrivata in un secondo momento quando c’è stato qualche problema con due autobus che non potevano passare poiché la piazza era occupata dalla cerimonia.
«Nessuna contraddizione»
Prosegue Giovanardi: «La targa è contraddittoria? L’unica contraddizione è che in ogni altra città a parte Modena tutti ricordano senza polemiche le vecchie dinastie, come di recente è accaduta alla reggia di Caserta intitolata a Carlo di Borbone. Qui ci sono gli ultimi vetero comunisti, per i quali la storia semplicemente va cancellata e rimossa come nell’Unione Sovietica di una volta, ma la lapide non esprime alcun apprezzamento».
Martino d’Austria d’Este
Martino d’Austria d’Este ricorda: «Io qui a Modena sono sempre a casa mia e oggi c’è stato un bellissimo momento perché dopo 150 anni si riparla degli Austria d’Este. Non è vero che al tempo il ducato di Modena e Reggio non volesse l’unità d’Italia visto che si cercò di fare una confederazione tra Ducato, Regno delle Due Sicilie e Piemonte, ma l’operazione non andò a buon fine». Forse se ne riparlerà in senso artistico, come ricordano Sabina Piccinini e Nino d’Eugenio del gruppo “Modna as pol fer”: «”Comprendiamo le ragioni per cui vi rivolgete al Capo dello Stato”, spiegano dall’ufficio per gli Affari Militari del Quirinale rispondendo alla nostra lettera inviata al presidente Mattarella per chiedere la restituzione del Palazzo Ducale alla sua originaria destinazione culturale, con il ritorno delle Gallerie Estensi nei saloni. Ora la proposta è all’attenzione del Ministero della Difesa mentre in città si discute di un’abominevole targa affissa sul palazzo».
La protesta del militare in congedo
Ad “animare” la mattinata, ritardando un poco gli eventi e impegnando pure la Digos, è stato Ascanio Guerriero da Caserta, che per un’ora è stato inamovibile sotto la lapide ancora da scoprire. Salvo poi essere spostato di peso dalla polizia ed essere denunciato per resistenza a pubblico ufficiale: «Sono un tenente in congedo dall’Arma dei carabinieri - ha detto lui - e sono contro questa carnevalata pro Asburgo voluta da Giovanardi. Per questi motivi ho portato il Tricolore ufficiale perché con questa targa si commette uno scempio, visto che da questo luogo sono partiti migliaia di ragazzi caduti per la patria. Il Ducato di Modena dopo la Restaurazione è stato espressione della potenza asburgica: qui è sbagliata non solo la frase, come detto da tanti, ma tutta l’operazione a spregio del povero Ciro Menotti».
Contrari e favoreli
Ma c’erano altri contrari in piazza, come ad esempio il presidente di Anpi Modena Vanni Bulgarelli, che però era presente a titolo personale: «L’associazione dei partigiani non interviene su questo tema, mentre io chiederò al Comune un accesso agli atti per comprendere la questione toponomastica del regolamento comunale, un tema affrontato anche dall’ex sindaco Giorgio Pighi». Tanti, ovviamente, i favorevoli alla lapide tra gli intervenuti davanti al Palazzo Ducale. Qualcuno, però, va forse oltre le righe com’è il caso di alcuni cittadini che, dopo avere spiegato che «finalmente a Modena si fa qualcosa a favore degli Estensi, ai quali non è mai stata intestata neppure una cabina telefonica», aggiungono: «Qui in città si ricordano solo i rivoluzionari del tempo che possiamo tranquillamente equiparare a quel che è oggi Hamas. Anche l’inno d’Italia è una musichetta».
Il sindaco Mezzetti
Il fuori programma di ieri, sabato 22 novembre, non è piaciuto al sindaco Mezzetti, che si è detto «molto colpito e dispiaciuto nell’aver visto l’immagine di un cittadino con il tricolore che viene spostato a forza durante lo svelamento di una targa. Mi chiedo cosa pensi l’ex ministro Giovanardi, che si fa vanto di essere un fiero difensore del tricolore».
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