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Il caso

«Uccise la madre e il fratello»: chiesto ergastolo e isolamento per Uber Capucci

di Daniele Montanari

	Carabinieri e vigili del fuoco sul luogo del delitto
Carabinieri e vigili del fuoco sul luogo del delitto

Per il pm il 69enne è responsabile di entrambe le morti. Tre le aggravanti contestate: «Premeditazione, crudeltà e minorata difesa»

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VIGNOLA. Ergastolo per il duplice omicidio. Con due anni di isolamento diurno
È quanto ha chiesto ieri alla Corte d’assise il pm Giulia Stignani a conclusione di quasi tre ore di requisitoria per il 69enne Uber Capucci (difeso da Fabio Bazzani), ritenendolo responsabile sia della morte del fratello Emore di 66 anni che della madre Anna Malmusi, di 88. La tragedia il 1° ottobre 2023 in una villetta in via Torino, a Vignola. Il magistrato ha contestato tre aggravanti. Quella della premeditazione, ritenendo che avesse «un preciso progetto del delitto», tanto da essersi presentato già alle 11.30 nell’abitazione dove vivevano madre e fratello con un taglierino. Quella della crudeltà, per aver inferto a Emore 19 coltellate: oltre alle cinque mortali (tre al cuore e due ai polmoni), «le altre sono state inferte gratuitamente anche quando Emore stava cominciando ad accasciarsi, infliggendo sofferenze ulteriori». E poi quella della minorata difesa della madre, che era allettata con un tutore all’anca, affetta da una grave forma di Alzheimer: «Non si è minimamente difesa – ha sottolineato il pm – lui si è approfittato di questa condizione».


Le aggressioni

Secondo la ricostruzione del pm, legata anche alle considerazioni espresse nella scorsa udienza dal medico legale incaricato dalla Procura, il dottor Franco Marinelli dell’Aou, «Emore è stato aggredito alle spalle all’ora di pranzo mentre era seduto in cucina: i colpi sono stati inflitti dall’alto verso il basso». È stata utilizzata un’arma non ancora identificata, con due punte, forse una forbice. La seconda parte dell’aggressione è avvenuta in salotto, dove c’era il lettino della madre, e ha visto utilizzata un’altra arma: un coltello da cucina. «Emore – ha continuato il pm – aveva appena mangiato: si è alzato lanciando la sedia ed è andato in salotto, forse istintivamente per raggiungere la madre allettata. Ma qui si è trovato in uno spazio ristretto che non gli ha lasciato scampo: è stato colpito più volte al torace e all’addome. Ha tentato disperatamente di parare i colpi con le braccia, riportando numerose escoriazioni (22 quelle riscontrate dal medico, ndr), ma non è riuscito a proteggersi. È inverosimile la descrizione dello scontro fatta dall’imputato, secondo cui Emore impugnava un coltello e lui glielo avrebbe girato indietro colpendolo con la sua stessa mano. Su quella mano infatti sono presenti tagli». Quindi Uber si sarebbe diretto al lettino dov’era la madre: «Il medico ha stabilito che la sua morte è stata violenta, sicuramente asfittica – ha continuato il pm – tramite una compressione atipica del collo. È inverosimile l’ipotesi della consulente della difesa secondo cui il soffocamento sarebbe legato a un rovesciamento della lingua dovuto alla caduta della dentiera. La morte violenta dell’anziana è confermata dal fatto che i vicini l’hanno sentita gridare: “Lasciami stare!”».
 

Il movente
 

Secondo il pm, il movente del duplice omicidio sarebbe di natura economica: «Uber non era affatto preoccupato per le condizioni della madre. Il suo problema non era che fosse ben tenuta, come peraltro era, grazie a Emore. La preoccupazione dell’imputato era prettamente economica, da persona attaccata ai soldi. Così tanto che il 21 agosto riferiva dell’impossibilità economica di comprare un tutore all’anca alla madre, dopo la caduta». Emore e la madre hanno vissuto tranquilli nell’autosufficienza economica fino all’estate 2023 quando la madre è stata ricoverata dopo una caduta ed è stata dimessa allettata. «Uber temeva che sui famigliari ricadesse un peso economico non sopportabile per le esigenze assistenziali della madre. Emore aveva chiesto un finanziamento di 10mila euro, e Uber temeva che non riuscisse a pagarlo. Anche con le assistenti sociali Uber ha parlato delle sue preoccupazioni economiche: diceva che non erano in grado di aumentare le ore della badante, e che non si potevano permettere una casa di cura. Anche con lo psichiatra ha parlato del prestito chiesto dal fratello, era una cosa che lo teneva sveglio la notte. Sapeva che prima o poi la madre sarebbe andata in una casa di riposo, e il problema diventava come mantenere lei, la casa di proprietà, e il fratello, che aveva una pensione di soli 799 euro. Senza l’assegno di accompagnamento della madre, da 1500 euro, come avrebbe vissuto Emore? Come avrebbe pagato il debito? Lo riteneva inaffidabile nella gestione economica, vista anche l’esperienza col negozio di bici. Anche se non gli aveva mai chiesto un euro». 

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