Black Friday e mercatini tirolesi: in centro cresce la febbre da Natale
La magia delle feste profuma di castagne, vin brûle. Ottimismo tra i commercianti: «Con gli sconti del “Venerdì Nero” abbiamo svuotato il negozio». Ma c’è chi è contrario ai mega sconti: «Questa è una guerra al ribasso alla quale faccio fatica a partecipare»
MODENA. Sotto l’albero, ogni dicembre, atterra sempre il solito triangolo delle Bermuda dei regali dell’ultimo minuto: il pigiama “così carino” comprato dal parente che non ha avuto il tempo, la voglia o l’ispirazione; la penna glitterata della cartoleria di fiducia, perché “almeno serve”; la Smartbox che nasce con l’ambizione del weekend romantico e finisce tre anni dopo in un cassetto, dimenticata come il latino studiato al liceo. È la liturgia dell’improvvisazione, quella che rende il Natale quella grande, meravigliosa fiera della sopravvivenza.
Il centro si accende
E Modena, in questo, è un palco privilegiato: qui la magia delle feste profuma di castagne, vin brûlé, lucine che scintillano e commessi che, appena usciti dal Black Friday, hanno lo sguardo di chi ha appena attraversato la Route 66…a piedi. Perché dopo la domenica nera, nera come il venerdì e il sabato che l’hanno preceduta, è partito ufficialmente il countdown verso il Natale. E per questo il centro si è acceso: una giostra dell’ Ottocento in piazza Roma ha fatto il suo esordio; al Novi Sad ha debuttato per il primo anno la pista di ghiaccio; le casette tirolesi, dicono i commercianti, «sono la marcia in più per un centro storico che quest’anno vuole brillare». E tra modenesi e turisti è già iniziata la grande corsa all’accaparramento del regalo perfetto.
I commercianti
Dentro ai negozi, però, si vive un’altra storia: quella di chi il Natale lo costruisce, lo confeziona, lo incarta. Patrizia Nicolini, del negozio Cami Love, ce ne parla con sincerità: «Col Black Friday abbiamo svuotato il negozio. Molti hanno già comprato i regali di Natale. Forse questo andrà compromettere le vendite sotto le feste…non lo so. Posso solo dire che, per ora, sono contenta». E si capisce che è contenta davvero. Da lei vincono i pezzi importanti, le pellicce, le giacche: «Un capo fatto bene ripaga. Un’assistenza al cliente fatta bene ripaga. La mia clientela vuole essere seguita, toccare il materiale. E quindi no, non temiamo il confronto con l’online». E subito dopo aggiunge: «Ora il centro storico si è animato molto, e non voglio tornare a quando per il buio e le poche iniziative dalle 17 in avanti non si vedeva più nessuno».
Il Black Friday? Ormai è una consuetudine
Qualche passo più in là, andiamo a trovare Barbara Ferrari di Barbara Ferrari Shoes, che ci racconta della sua clientela in modo diretto, senza girarci intorno: «Le persone non vogliono rinunciare ai regali ma non vogliono spendere tanto». E allora via a pashmine a 20 euro, pochette eleganti, borse in pelle a 40, stivaletti… E il Black Friday? «È diventata una consuetudine, impossibile evitarlo. Serve per lavorare negli ultimi giorni di novembre». Poi sì, l’online cresce, è vero, «ma la sua clientela sa che la qualità e il prezzo che trova lì non li ritrova su uno schermo». Non è d’accordo, invece, Cinzia Ligabue di Martinelli Pelletteria, che sentenzia: «Il Black Friday è una guerra al ribasso alla quale faccio fatica a partecipare». E mentre parla di sconti furibondi, di prezzi online senza regole, sembra quasi lanciare un appello: «Servirebbero leggi che salvaguardino il consumatore». Perché la confusione, dice, «porta solo alla chiusura dei negozi». Ma poi le facciamo una domanda sul Natale, e il suo tono cambia, perché è un argomento che «le piace molto di più»: «Abbiamo già iniziato a fare pacchetti e pensiamo alle vetrine a tema. Portafogli, borse, guanti, cappellini, pensieri grandi e piccoli. Vendiamo un po’ di tutto». E così la città vive il suo viaggio nel dicembre che incalza. È un presepe urbano, vivissimo, dove tutti, prima o poi, passano determinati nella ricerca di quel regalo che non finirà nel cassetto, accanto alla Smartbox. O almeno si spera.
