Quattro ricette su 10 non diventano prenotazioni: «Tempi troppo lunghi, si va nel privato»
L’analisi di Agenas. Federconsumatori: «E i costi sono alti. Se chi può permetterselo va nel privato e gli altri no, creiamo una “sanità a due velocità»
MODENA. Quattro ricette su dieci, a Modena, non diventano mai una prenotazione. Secondo i dati Agenas, il dato si ferma al 61,3 per cento: significa che soltanto poco più della metà delle prescrizioni viene effettivamente utilizzata dal cittadino per fissare una visita o un esame specialistico. Un livello che, fra le aziende sanitarie sopra i 700mila abitanti, colloca Modena appena sopra Bologna ma comunque dentro una tendenza che racconta un problema strutturale.
Un margine fisiologico di ricette “non utilizzate” esiste sempre: o perché un paziente migliora, o perché decide spontaneamente di rinunciare non ritenendo più il controllo necessario. Ma c’è anche un’altra faccia della medaglia, e la spiegazione va probabilmente cercata altrove. Sì, perché dietro questo dato e dietro la decisione di molti di rivolgersi al privato – con costi non indifferenti – c’è una realtà fatta di tempi di attesa troppo lunghi. È la fotografia che il dato Agenas mette sul tavolo e che Federconsumatori Modena conosce bene, perché ci si imbatte tutti i giorni parlando con gli utenti.
«Tariffe troppo alte»
«Il risentimento dei cittadini è forte, perfino eccessivo, e spesso dimentica che il sistema modenese resta di alto livello» premette il presidente Marzio Govoni. «Ma l’insoddisfazione nasce da difficoltà reali». Le liste d’attesa spingono molti verso il privato, un settore che sta assorbendo personale dal pubblico e in cui «non c’è sufficiente attenzione ai costi». Govoni parla di tariffe “allineate verso l’alto”, cresciute «in maniera esponenziale» negli ultimi anni, complici la mancanza di alternative e investimenti massicci nella sanità privata anche in provincia.
Il tema si intreccia anche con l’accordo nazionale sui medici di base che secondo Govoni è «una sciagurata trattativa». Anche perché il rischio è di incentivare la riduzione delle prescrizioni senza affrontare il vero nodo: la capacità delle strutture pubbliche di accogliere la domanda. L’accordo in questione prevede per i medici di medicina generale incentivi in caso di non superamento di una certa soglia di prescrizioni di visite specialistiche.
Sanità a due velocità
Per Federconsumatori, tuttavia, il punto non è solo nei numeri. «Accanto ai dati matematici servirebbe un’indagine seria, su base personale: capire caso per caso perché quella ricetta non diventa una prenotazione» osserva Govoni. La quota fisiologica, sostiene ancora, non dovrebbe superare il 20-25 per cento. Oltre, si entra nel terreno dell’ingiustizia: «Se chi può permetterselo va nel privato e gli altri no, creiamo una “sanità a due velocità”. Chi non ha risorse vede peggiorare la propria condizione». Ogni anno l’associazione riceve fra cinquanta e cento chiamate da persone che chiedono se, di fronte a tempi incompatibili con il proprio stato di salute, possano ottenere un rimborso passando al privato. «In teoria è possibile in alcune circostanze, ma nella pratica non abbiamo mai visto un vero riscontro» spiega Govoni. «Eppure insistendo, protestando con i toni giusti, chiedendo una verifica o mandando due righe scritte, spesso un posto si libera». L’invito è chiaro: non arrendersi alla prima risposta negativa, prima di spendere «250 euro per una visita». Telefonare, richiamare, segnalare difficoltà ai call center dell’Ausl di Modena. «A volte il dialogo con la sanità modenese è possibile e funziona» assicura.
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