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Il caso

Caos Unibo-Accademia militare. «I cadetti studieranno filosofia»

Caos Unibo-Accademia militare. «I cadetti studieranno filosofia»

Meloni: «Assurdo escludere l’esercito». Il ministro Bernini: «Tutto risolto»

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MODENA. «Una curiosa interruzione di percorso». Così il ministro dell’Università Anna Maria Bernini direttamente dall’Accademia militare di Modena ha definito il quiproquò con protagonisti i militari e l’Università di Bologna, rea di aver negato un corso di laurea riservato ai cadetti per il timore di «militarizzare l’ateneo». Un no che nei giorni scorsi ha scatenato un’ondata di polemiche.

Ma ora «è tutto risolto, la polemica è chiusa. Il corso si farà e io ne sarò garante. Se un’università pensa di lasciare allievi in divisa fuori fa un gesto gravissimo, a cui come ministro sentirei di dover dissentire. Trovo inaccettabile che l’autonomia universitaria sia usata come lucchetto: deve essere apertura. Nessuno può rimanere fuori dall’università» ha detto ancora Bernini, che ha ricordato l’importanza di «corsi fatti su misura, che facciano incontrare mondo del lavoro e mondo della formazione. Quindi menomale che si fanno questi corsi, flessibili e frutto di accordi specifici. Il rettore Molari mi ha confermato gli ottimi rapporti tra Unibo e Accademia di Modena» ha concluso il ministro.

Il dibattito

Il tema, caldo, caldissimo è arrivato fino a palazzo Chigi. La premier Meloni ha usato parole ferme e dure per condannare la decisione dell’Alma Mater. «Ritengo che la decisione assunta dal Dipartimento di Filosofia dell'Università di Bologna di negare l'attivazione di un percorso di studi per i giovani ufficiali dell'Esercito Italiano sia un atto incomprensibile e gravemente sbagliato».

«Non si tratta solo di una scelta inaccettabile, ma di un gesto lesivo dei doveri costituzionali che fondano l'autonomia dell'Università – sottolinea –. L'ateneo, in quanto centro di pluralismo e confronto, ha il dovere di accogliere e valorizzare ogni percorso di elevazione culturale, restando totalmente estraneo a pregiudizi ideologici. Questo rifiuto implica una messa in discussione del ruolo stesso delle Forze Armate, presidio fondamentale della difesa e della sicurezza della Repubblica, come previsto dalla Costituzione».

"Un fattore strategico"

Per il presidente del Consiglio «arricchire la formazione degli ufficiali con competenze umanistiche è un fattore strategico che qualifica ulteriormente il servizio che essi rendono allo Stato. La preparazione non può essere solo tecnica. Avere personale formato anche in discipline umanistiche garantisce quella profondità di analisi, di visione e di pensiero laterale essenziale per affrontare le sfide che alle Forze Armate sono affidate. Una preparazione completa è garanzia di professionalità per l'intera Nazione».

«Ribadisco personalmente e a nome del Governo il pieno e incondizionato sostegno all'esercito e alle forze armate e condanno fermamente ogni tentativo di isolare, delegittimare o frapporre barriere ideologiche a un dialogo istituzionale così fondamentale per l'interesse nazionale», conclude il capo del governo. Ieri con una nota l’ateneo bolognese ha voluto chiarire la propria posizione, specificando che «il 'no' riguarda un corso riservato ed esclusivo» troppo oneroso in termini di risorse. L’università non ha mai «negato» né «rifiutato' l'iscrizione a nessuna persona. Come per tutti gli atenei italiani, chiunque sia in possesso dei necessari requisiti può iscriversi liberamente ai corsi di studio dell'Ateneo, comprese le donne e gli uomini delle forze armate».

Il tema oggetto di discussione riguarda «non l'accesso ai corsi, bensì una richiesta di attivazione proveniente dall'Accademia, anche in virtù delle collaborazioni pregresse, per un percorso triennale di studi in Filosofia strutturato in via esclusiva per i soli allievi ufficiali». Il percorso, fornisce i dettagli l'ateneo, «prevedeva lo svolgimento delle attività interamente presso la sede dell'Accademia, secondo il relativo regolamento interno, e un significativo fabbisogno didattico. L'Accademia si rendeva disponibile a sostenere i costi dei contratti di docenza».

La proposta «è pervenuta al dipartimento di Filosofia, competente a valutare preliminarmente la sostenibilità didattica, la disponibilità di docenti, la coerenza con l’offerta formativa e l’insieme delle risorse necessarie, che vanno ben oltre il costo di eventuali contratti di docenza» conclude l’ateneo bolognese.