Operaio trovato con otto chili di cocaina, la Maserati lo licenzia: danno d’immagine all’azienda
L’operaio ha perso il ricorso, i giudici hanno dato ragione all’azienda automobilistica
MODENA. Otto chili di droga tra cocaina e marijuana, custoditi nell’abitazione del dipendente, insieme a ben 7mila euro in contanti di dubbia provenienza. È da questo dato di fatto, emerso nell’indagine penale che aveva portato all’arresto e ai domiciliari l’uomo, che nasce la vicenda approdata fino alla Cassazione e ora chiusa con una conferma netta: la Maserati aveva ragione a interrompere il rapporto di lavoro.
La decisione dei giudici
Nei giorni scorsi la Corte ha depositato l’ordinanza con cui respinge l’ultimo tentativo del lavoratore di ottenere la reintegrazione, ritenendo «manifestamente infondati» i motivi del ricorso. Il punto, ribadito anche dalle precedenti decisioni del tribunale e della corte d’appello, riguarda la natura della condotta contestata: non un episodio marginale o isolato, ma un comportamento ritenuto grave per quantità, modalità e circostanze. Gli otto chili di stupefacenti trovati in casa indicano, secondo i giudici, una condotta caratterizzata da sistematicità e carattere doloso: ed è infatti questo l’aspetto che sembra avere pesato di più nella valutazione dei giudici. Un quadro che, unito ai precedenti disciplinari già presenti nel fascicolo del dipendente, ha portato l’azienda a ritenere compromesso il rapporto fiduciario.
Il danno di immagine
La Cassazione, quindi, ha richiamato un principio ormai consolidato: anche i comportamenti extralavorativi possono incidere sul vincolo fiduciario quando, per gravità, si riflettono sulla idoneità complessiva del lavoratore e sugli interessi dell’impresa. Non è necessario che tali comportamenti avvengano sul luogo di lavoro né che ostacolino materialmente la prestazione. È sufficiente che, per natura e intensità, ledano l’affidabilità che il datore deve poter riporre nel dipendente. Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato come la Corte d’appello avesse valutato la condotta nel suo insieme, considerando non solo la quantità di droga sequestrata e il denaro rinvenuto, ma anche l’«eco avuta dalla notizia in ambito locale», un elemento che la stessa sentenza indica come ulteriore fattore idoneo a incidere sull’immagine dell’azienda. Un riflesso che la Maserati aveva sottolineato sin dal primo provvedimento disciplinare.
La difesa
Il lavoratore aveva imperniato la propria difesa su un altro argomento: secondo lui, i fatti contestati non avrebbero inciso sulla sua capacità di svolgere il lavoro. Ma la Cassazione respinge questo punto come irrilevante. La questione, sottolinea l’ordinanza, non riguardava la capacità tecnica del dipendente, bensì la compatibilità della condotta con il rapporto fiduciario. In altre parole, ciò che viene meno non è la prestazione, ma la credibilità.
