Gazzetta di Modena

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Alfabeto emotivo

Educazione affettiva, alla scoperta delle emozioni che cambiano la vita

di Roberto Valgimigli *

	Educazione affettiva: nasce una rubrica sulla Gazzetta
Educazione affettiva: nasce una rubrica sulla Gazzetta

Dare a bambini e adolescenti un linguaggio corretto e non imbarazzato è una forma di protezione, oltre che un modo per costruire un rapporto sano con se stessi. In questa rubrica accompagneremo lettrici e lettori dentro le emozioni fondamentali e i due aspetti centrali: consenso e conoscenza del corpo

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MODENA. Negli ultimi anni, sempre più spesso si parla della necessità di introdurre nelle scuole percorsi strutturati di educazione affettiva e sessuale. Non si tratta di una moda pedagogica né di un’agenda ideologica: si tratta di rispondere a ciò che ogni giorno vediamo nelle aule, nelle famiglie, nei servizi psicologici. Bambini e adolescenti faticano sempre di più a mettere in parole ciò che provano, a riconoscere i propri limiti, a costruire relazioni rispettose, a comprendere il valore del consenso e del corpo. L’alfabetizzazione emotiva, che per anni è stata trattata come un optional, oggi si rivela un’urgenza educativa.

In Europa e in Italia

In molti Paesi europei questo passaggio è avvenuto già decenni fa. La Svezia ha inserito l’educazione sessuale nel curriculum scolastico dagli anni ’50; in Francia e in Germania è prevista in modo continuativo, dalla primaria alla secondaria, con un intreccio naturale tra emozioni, corpo, relazioni, identità. L’Italia, invece, continua a muoversi con fatica, tra sperimentazioni locali e iniziative delle singole scuole, senza una cornice davvero condivisa. Un tentativo di regolamentazione è arrivato recentemente con il Disegno di Legge Valditara, presentato nell’aprile 2025. Si tratta di un testo che non introduce formalmente una nuova materia scolastica, ma che affronta temi strettamente collegati: prevede per esempio il consenso informato scritto delle famiglie prima di partecipare ad attività che riguardano la sessualità, richiede che i materiali siano visionabili anticipatamente e stabilisce criteri rigorosi per l’ingresso degli esperti esterni. Il DDL esclude inoltre la scuola dell’infanzia e primaria da questi percorsi, fatta eccezione per alcune nozioni basilari già incluse nelle Indicazioni nazionali. È una proposta ancora in discussione, e nella migliore delle ipotesi non entrerebbe in vigore prima del 2026/2027. Resta però un segnale importante: la consapevolezza che questo tema merita una cornice condivisa. Al di là dell’aspetto legislativo, ciò che la ricerca internazionale conferma da anni è che introdurre fin da piccoli un’educazione affettiva solida porta benefici enormi. Migliora la capacità di riconoscere e gestire le emozioni, riduce il rischio di comportamenti aggressivi o discriminatori, favorisce l’empatia e l’inclusione, e costituisce uno dei fattori più importanti nella prevenzione degli abusi e delle violenze.

Un alfabeto emotivo

Quando bambini e ragazzi imparano a dare un nome alle proprie emozioni, a parlarne senza paura, a stabilire confini e a riconoscere quelli degli altri, si gettano le basi di una società più sana e più sicura. Per questo diventa fondamentale costruire una sorta di “alfabeto emotivo”, un insieme di emozioni chiave su cui educatori, docenti e famiglie possano lavorare con continuità. Queste saranno: gioia, tristezza, paura, rabbia, frustrazione, empatia, ansia, vergogna, amore e coraggio. Il coraggio è un’emozione cardine: è la forza che permette di affrontare una conversazione difficile, chiedere aiuto quando non ce la si fa, ammettere un errore, restare nella relazione invece di scappare. È l’emozione che sostiene tutte le altre, quella che permette di crescere davvero. Accanto alla dimensione emotiva, l’educazione alla sessualità ha due pilastri imprescindibili. Il primo è il consenso, un concetto spesso confinato al mondo degli adulti, ma che in realtà nasce molto prima: nel rispetto del proprio corpo, nella capacità di dire “no”, nell’ascolto dell’altro. Insegnare il consenso non significa parlare di sessualità in senso stretto, ma educare al rispetto e alla responsabilità. Il secondo pilastro è la conoscenza del corpo. Imparare come siamo fatti, quali cambiamenti accompagnano la crescita, qual è la differenza tra contatto affettivo e contatto invasivo.

La nuova rubrica

Dare ai bambini e agli adolescenti un linguaggio corretto e non imbarazzato sul corpo è una forma di protezione, oltre che un modo per costruire un rapporto sano con se stessi. Per tutte queste ragioni nasce questa nuova rubrica, un percorso che accompagnerà lettrici e lettori dentro le emozioni fondamentali e i due aspetti centrali dell’educazione sessuale. Ogni appuntamento sarà dedicato a una singola emozione: la racconteremo, la osserveremo nei comportamenti quotidiani, la collegheremo alle dinamiche tipiche delle diverse fasce d’età e proveremo a offrire strumenti pratici per affrontarla in famiglia e a scuola. A questo ciclo si aggiungeranno due articoli speciali, uno interamente dedicato al consenso e uno alla conoscenza del corpo, per mettere le basi di una vera competenza affettiva e relazionale. L’obiettivo è chiaro: costruire insieme un nuovo modo di parlare di emozioni, relazioni e corporeità. Perché una scuola che si prende cura di questi aspetti non solo forma studenti più equilibrati, ma cittadini più consapevoli, adulti più rispettosi e una società più capace di riconoscere e proteggere il valore delle persone. Primo capitolo (giovedì 11 dicembre): il coraggio, senza il quale nulla può essere cambiato!

* psicologo e psicoterapeuta

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