Gazzetta di Modena

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Violenza sulle donne

Calci e pugni per mezz’ora alla ex: «Continuo finché non vedo sangue»

di Daniele Montanari
Calci e pugni per mezz’ora alla ex: «Continuo finché non vedo sangue»

Un giovane è finito a processo per stalking e maltrattamenti aggravati

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MODENA. Ha fatto vivere un inferno alla compagna da cui ha avuto due bimbi, oggi di 5 e di 3 anni, picchiandola in modo selvaggio, offendendola in continuazione e minacciando di ucciderla. Anche guidando contromano. Con queste accuse un giovane di soli 22 anni, di origini rumene, è stato rinviato a giudizio per stalking e maltrattamenti aggravati. Il processo davanti al Collegio dei giudici inizierà l’11 febbraio.

Le ricostruzioni da brividi

Le condotte contestate fanno davvero venire i brividi. I maltrattamenti innanzitutto. Nonostante la presenza di due bimbi piccoli in casa (nati nel 2020 e nel 2022), l’uomo ha cominciato ad assumere comportamenti sempre più aggressivi nei confronti della donna, oggi 24enne, italiana. La situazione è poi precipitata dal luglio 2024. Secondo quanto ricostruito, un giorno la spinse contro una vetrata prendendola a calci e pugni per ben mezz’ora, infierendo anche quando era a terra e dicendole frasi del tipo: «Guarda che io continuo fino a quando non vedo il sangue»; «tu devi morire». Ha minacciato più volte di ucciderla, specificando: «Non ho paura di farlo».

È arrivato a segregarla, impendendole di uscire, isolandola dalle comunicazioni con amici e famigliari, controllando le sue chat, l’applicazione del conto e recandosi persino sul luogo di lavoro denigrandola davanti al suo titolare.

E poi tutti gli atti di violenza: il lancio di oggetti in casa, le ante dell’armadio rotte, i calci al tavolo... Nell’ottobre 2024, oltre ai pesanti insulti (del tipo: «Fai schifo»; «tu non sei una donna»), le ha tirato un pugno dritto in faccia, tra naso e bocca, e altri in testa. Un’altra volta ha preso un coltello e gliel’ha puntato contro, chiedendole se aveva paura.

Prima la denuncia, poi gli insulti e le minacce

Il 25 dicembre 2024, un’umiliazione diabolica: dopo averle tirato un pugno, ha minacciato di farle dell’altro male se non avesse passato la giornata da sola a pulire in casa mentre lui festeggiava fuori il Natale. Lei non ce l’ha fatta più: due giorni dopo l’ha denunciato, e per lui è scattato subito l’allontanamento dalla casa famigliare, a Modena.

E qui sono iniziati i comportamenti persecutori. Ha iniziato a insultarla sui social, minacciando anche di andare dagli assistenti sociali a raccontare cose false su di lei, in modo da toglierle i figli. Un giorno, nell’aprile 2025, lei era andata da lui per permettergli di vedere i figli. Mentre erano in macchina, all’improvviso ha cominciato ad accelerare contromano, mettendole le mani al collo e dicendole una frase del tipo: «Vuoi mandarmi in galera? Ora vedi come sono capace di ucciderti». In un paio di occasioni poi si è recato a casa di lei, tentando di aggredirla anche in presenza dei carabinieri. E poi tutte le altre minacce telefoniche.

Venerdì 5 novembre per l’imputato (assistito dall’avvocato Giancarlo Tunno) è scattato il rinvio a giudizio. È sottoposto a braccialetto elettronico. La ragazza si è costituita parte civile tramite l’avvocato Luca Lugari, che sottolinea: «È ancora terrorizzata».

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