La coppia di badanti gli porta via case e soldi: salvato dall’intuito del suo avvocato
I fatti sono accaduti a Mirandola: la vittima aveva perso tutto ed era stato relegato a dormire in una stanza della sua casa, formalmente ceduta tramite “finta vendita”. L’avvocata Nicoletta Tietto ha scoperto tutto quando è stata nominata difensore d’ufficio dell’uomo per una guida in stato d’ebbrezza
MIRANDOLA. È cominciato tutto da un dettaglio che non tornava. L’avvocata Nicoletta Tietto, nominata difensore d’ufficio per una guida in stato d’ebbrezza, aveva davanti un uomo che non le sembrava semplicemente un imputato da assistere. La fragilità evidente, i vestiti inadeguati, la denutrizione, la psoriasi estesa che aveva lasciato le mani senza unghie, raccontavano una storia che non coincideva con quella di un ex dipendente pubblico – era un bidello – con una pensione stabile. Quel primo colloquio è diventato l’origine di un’indagine complessa, poi raccolta dalla Procura, che ieri – giovedì 4 dicembre – è sfociata nella condanna a quattro anni per una donna romena di 53 anni, accusata di circonvenzione di incapace e maltrattamenti. Il marito, 56 anni, era già stato condannato con rito abbreviato a due anni e otto mesi, sentenza divenuta definitiva la scorsa settimana.
La vicenda
La coppia era stata assunta come badante dei genitori dell’uomo a Mirandola. Poi, quando loro erano morti, l’anziano aveva deciso di continuare ad affidarsi a loro. Da quel rapporto era nata la proposta di “fare famiglia tutti insieme”, che aveva portato lei, il marito e i figli a insediarsi nella sua abitazione. Da quel momento erano iniziati i soprusi. L’uomo era stato privato di ogni autonomia e delle sue proprietà: la pensione finiva nelle mani della donna, che gli lasciava cinquanta euro al mese. Le erano state concesse deleghe bancarie con cui aveva svuotato i conti, consumato il Tfr maturato in quarant’anni di lavoro e acceso finanziamenti dei quali restava solo il peso delle rate. Oltre centomila euro complessivi, che avevano portato anche a un decreto ingiuntivo poi annullato dal giudice civile, riconoscendo che l’uomo non era stato in grado di comprendere cosa firmasse. Ancora oggi sulle sue spalle c’è il peso della cessione di un quinto della pensione. Pur essendo proprietario di due immobili, era stato relegato a dormire in una stanza della casa che formalmente aveva ceduto alla donna tramite una “finta vendita”. Non poteva utilizzare il bagno né la cucina; era costretto a espletare i propri bisogni in una bacinella, e trascorreva le giornate in un casolare di campagna. In paese gli venivano offerti pasti caldi perché non aveva più nulla. I suoi vestiti migliori erano stati spediti all’estero, i mobili buoni regalati o trasferiti ai parenti della donna. A tutto questo si aggiungevano pressioni psicologiche: veniva intimidito, isolato, spesso spinto a bere. Per questi fatti, lo ricordiamo il marito è già stato condannato in abbreviato.
L’indagine e il processo
L’indagine difensiva avviata dall’avvocata Tietto aveva portato al coinvolgimento dei servizi sociali, del medico di base – che non lo vedeva più da anni (i fatti sono andati avanti dieci anni) – e della Procura, che si era mossa con tempestività. Era emerso un quadro di grave vulnerabilità: l’uomo non era in grado di gestire se stesso. Quando era uscito dal controllo della coppia, è stato preso in carico dai servizi sociali e affiancato da un amministratore di sostegno. Ha ripreso le cure mediche, un’alimentazione regolare e una quotidianità dignitosa. Quando l’avvocato si è accorto di tutto, la prima casa era già stata rivenduta, la seconda era già sul mercato. Il giudice ne aveva disposto il sequestro preventivo, poi convertito in sequestro conservativo. L’immobile resta formalmente intestato alla donna, che continua a viverci. Per l’uomo e per il suo legale resta aperta la speranza di poter rientrare un giorno in possesso di casa e patrimonio. A favore della persona offesa è stata riconosciuta una provvisionale di centomila euro. Anche per il marito, condannato in abbreviato, il giudice ha disposto una provvisionale di 100mila euro.
Il commento dell’avvocato
«Voglio sottolineare – commenta l’avvocato Tietto – che la procura è stata estremamente tempestiva dal momento in cui è stato depositato l’esposto che ho firmato io stessa. Sono venuta a conoscenza di questa situazione dopo essere stata nominata d’ufficio per un reato minore. Ho svolto indagini difensive complesse, che sono durate dica un anno, coordinando la mia azione con i servizi sociali. Ho verificato tutta la posizione finanziaria e delle proprietà del mio assistito dal momento in cui aveva conosciuto questa persona e sono arrivata a ricostruire questa situazione».
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