Gnocco d’Oro, il bar Tipico di Modena al top: la mappa del “fritto” di qualità
Il locale di Beatrice Moscattini conquista il primo posto nella classifica della Confraternita insieme al bar Prati di Baiso (Reggio Emilia): «Siamo giovani, per noi è un traguardo enorme». Ma la bontà è diffusa in tutta la provincia
MODENA. Vogliamo partire premettendo una cosa, chiara e definitiva: in questo articolo, davanti alla parola gnocco fritto, ci sarà sempre l’articolo “il”. Direte campanilismo, voi. Diciamo modenesità, noi. Premesso ciò, continuiamo svelandovi che qui si parlerà, nello specifico, di gnocchi da podio. E, soprattutto, di dove li si può mangiare… Parliamo di una cosa seria: dietro queste classifiche c’é, infatti, una confraternita dedicata, cavalieri in incognito, degustazioni anonime, voti su sessantesimi… Insomma, un campionato di rilevanza tutta modenese. E quest’anno, a prendersi la scena modenese col premio del Gnocco d’Oro, é stata Beatrice Moscattini: anima e sorriso del bar Tipico. A Reggio Emilia, invece, lo staff del bar Prati di Baiso. Poi via con i titoli di Gnocco d’Argento, che potrete trovare da Chiaro Cafè e a La Gnoccheria di Fiorano. E anche quelli di Gnocco di Bronzo, da Dispensa Emilia e Oti’s Cafè. Tutti posti dove mettersi a tavolino significa mantenere una tradizione, vivere le proprie radici e, perché no, anche degustarle. Una di quelle abitudini che poi, ai modenesi, piace: ordinare una semplice colazione salata e farsi svoltare la giornata da un quadratino di pasta fritta. Come è possibile? A grandi linee siamo sicuri che molti di voi già l’abbiano sperimentato sulla propria pelle... Per i tecnicismi, ci siamo affidati a chi, al momento, fa il gnocco più buono della città. Mica roba da poco.
Moscattini, partiamo dall’inizio.
«Quasi un anno fa la Confraternita del Gnocco Fritto è venuta da Tipico per vedere se potevamo partecipare. Non tutti i bar potevano: ci sono range molto ristretti. Su oltre 150 locali che hanno provato a rientrare, solo pochi avevano tutti i requisiti. Noi sì».
Quando avete deciso di aderire, cosa vi aspettavate?
«Onestamente? Io pensavo che non avremmo mai vinto. E invece…».
E invece non è finita lì. Come funziona il concorso?
«La Confraternita ci aveva avvisato che, nel tempo, sarebbero potuti arrivare dei cavalieri in anonimo. Persone normalissime, vestite come chiunque, che entrano, ordinano quello che vogliono, e assaggiano. Solo dopo dicono: “Siamo i cavalieri della Confraternita”. Proprio come con le stelle Michelin. Poi fanno domande tecniche: se friggi nello strutto o nell’olio, come prepari l’impasto… Alla fine danno un voto, su sessantesimi. Da noi sono venuti tre volte, sempre in due: in totale sei valutatori».
Che cosa avete pensato quando vi hanno convocato alla Camera di Commercio?
«Che fosse già una vittoria. Lì hanno premiato gli undici locali del podio, poi le sei specialità e altri undici in ordine alfabetico. La giuria era composta da persone molto competenti, esperte veramente nella degustazione del gnocco fritto».
E com’è stato scoprire di aver vinto proprio voi?
«Una cosa super inaspettata. A Modena ci sono generazioni che si tramandano la ricetta… noi siamo giovani, appena nati. Per questo è stato un traguardo enorme. È come ricevere un abbraccio da tutta Modena».
È cresciuta anche lei a gnocco picchiato nel cappuccino a colazione?
«Sí! Infatti, per me, vincere lo Gnocco D’oro non è stato vincere un premio. Ma il premio».
Non chiediamo la ricetta, ma… almeno un accenno?
«La ricetta non la sveleremo mai. Sarebbe come dare la formula della Coca-Cola o della Nutella. E comunque sono convinta che anche se la dicessimo, non verrebbe buono come il nostro. Meglio assaggiarlo da Tipico!».
Però ha detto spesso che è “studiata nei minimi dettagli”: cosa significa?
«Che ogni grammo conta. Io e il mio staff abbiamo studiato questa ricetta nei particolari. Tutto è calibrato: un minimo grammo in più o in meno può ribaltare il risultato».
Cosa rende perfetto il gnocco secondo voi?
«Che sia fritto al momento, che sia rispettata la tradizione, e che chi lo fa ci metta passione».
Com’è vivere questa vittoria con uno staff così giovane?
«È una cosa rara. Oggi è difficile trovare ragazzi che custodiscono tradizioni di una volta. Eppure eccoci qui».
E alla Beatrice di un anno fa, cosa direbbe?
«Di crederci di più. Di essere più orgogliosa. Di capire che tutto quello che sta succedendo è più grande di me, ma mi dà un’emozione unica. E di puntare sempre in alto: non mollare mai».
