Vent’anni di cartoleria “L’Astuccio” a Serramazzoni: «Qui un posto magico»
Grande festa per il traguardo raggiunto dall’attività di Giorgia Malagoli, con una targa consegnata dal sindaco Simona Ferrari: «Venni su dalla pianura con la mia famiglia, abitavamo a Formigine. Rifarei tutto»
SERRAMAZZONI. Ha festeggiato i vent’anni sabato a Serramazzoni la cartoleria “L’Astuccio” di Giorgia Malagoli, che ha una storia speciale. A prenderne le redini il 7 dicembre 2005 fu infatti allora una ragazza giovanissima, ventenne. Che si è trovata di fronte un cammino con anche momenti molto duri, come quello della chiusura delle scuole che erano lì vicino. Ma Giorgia è sempre andata avanti. Sabato nel consegnarle una targa, il sindaco Simona Ferrari (con il vice Gorrieri e la consigliera Preti) ha detto che «la resilienza di Giorgia, la sua capacità di adattarsi nelle difficoltà, è qualcosa che fa onore a lei e un orgoglio per il paese».
Giorgia, com’è iniziata l’avventura?
«Abitavo a Formigine, i miei si trasferirono qui alla ricerca di uno stile di vita più slow, e venni anch’io. Da bimba a Formigine adoravo la cartoleria di Luciano, che mi teneva sempre lì quando uscivo da scuola, e io mi perdevo in quel mondo di profumi e colori. Sognavo un posto simile da grande. Così quando a Serra seppi che c’era l’occasione di subentrare in questa cartoleria, venni a vedere e fu amore a prima vista. Con l’impeto di una ventenne, in una settimana mi licenziai dal mio vecchio lavoro, feci il mutuo per prendere la cartoleria e il trasloco. Il mio primo scontrino fu il 7 dicembre 2005: lo conservo ancora incorniciato».
Che anni sono stati?
«Ho avuto tante soddisfazioni e tanti momenti speciali. A partire da quando Luciano, che purtroppo non c’è più, veniva in bici a trovarmi e farmi i complimenti per come tenevo questo “bugigattolo”. All’inizio però non fu semplice iniziare in un altro paese, in montagna. Ma poi quando entri nel cuore della gente di montagna, non ci esci più. Ed io sabato con una piccola festa ho voluto ringraziare tutti di cuore per l’affetto: se sono ancora qui, è per merito della gente. E della proprietaria, che mi tratta come una figlia. Non c’è altro luogo in cui vorrei vivere».
I momenti più difficili?
«La chiusura delle scuole fu una batosta tremenda. Poi il Covid... Pensai anche di chiudere e di cambiare posto. Ma poi sono riuscita a reinventarmi dicendomi: “Se la gente mi vuole bene, continuerà a venire”. Ed è stato così».
Cos’ha di speciale una cartoleria?
«È un mondo di colori e di profumi che ti fa restare giovane, e un po’ bambino. Un po’ come la Fabbrica di Cioccolato. Ti permette di vivere a contatto con bimbi e ragazzi, percepire i loro sogni, il loro entusiasmo anche per le piccole cose. Non mi dà l’impressione di lavorare essere qui ogni giorno, quindi vuol dire che è il lavoro giusto per me. Poi ogni tanto ci scappa qualche “maledèsa”, ma fa parte della vita. Vorrei poter continuare fino alla pensione, e poi magari allora trovarmi un giorno davanti una ragazza che come me, con occhi sognanti, mi dice che vuole portare avanti la cartoleria. Sarebbe un sogno».
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