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Ora è ufficiale, lo Youth Festival di Sassuolo non si farà: «Troppi rischi, per ora stop»

di Ginevramaria Bianchi

	Gli organizzatori dello Youth Festival
Gli organizzatori dello Youth Festival

L’annuncio definitivo degli organizzatori della storica manifestazione: «Siamo orgogliosi di quello che abbiamo creato, ma non ci sono i presupposti per ripartire»

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SASSUOLO. Da giorni, a Sassuolo, circola silente una domanda: lo Youth Festival tornerà oppure no? Il Comune aveva appena riaperto il dialogo, con l’assessore alla Cultura Federico Ferrari che dalle pagine della Gazzetta aveva lanciato un invito diretto agli organizzatori dell’evento che negli ultimi anni ha radunato a Sassuolo migliaia di giovani arrivati da ogni parte d’Italia: «Noi per il 2026 ci siamo. E voi?».
Ebbene, la risposta è arrivata. E chi sperava in un sì resterà deluso: lo Youth Festival, anche nel 2026, non si farà. Lo conferma Enrico Bellei, tra i fondatori della manifestazione, che spiega in dettaglio i motivi dello stop.

Bellei, possiamo dirlo ufficialmente: lo Youth Festival nel 2026 non ci sarà?
«Sì, confermo: anche quest’anno non ci sarà l’edizione. Per vari motivi, soprattutto lavorativi e personali. Io e Tommaso Simonini oggi abbiamo molti più impegni, sia con l’agenzia YF Studio sia con la nuova società, Jenia, che si occupa di intelligenza artificiale. E anche altri membri dell’associazione hanno situazioni familiari e personali che richiedono tempo. Non riusciamo più a dedicarci al festival come servirebbe».

Dieci anni fa lo Youth era stato un evento quasi pionieristico. Che cosa lascia questa esperienza?
«Una grande soddisfazione. Siamo stati dei precursori e abbiamo visto, con piacere, che dopo di noi sono nati tantissimi festival in zona, un po’ sulla nostra scia. Non per mancanza di modestia, ma ci ha fatto piacere essere un riferimento in questo percorso».

Il Comune ha detto chiaramente di essere disponibile per un eventuale ritorno nel 2026. Perché non raccogliere l’invito?
«Perché non possiamo garantire un festival all’altezza del nostro standard. O le cose si fanno bene, al 100 per cento, oppure non si fanno. E oggi, con gli impegni che abbiamo, non potremmo assicurare la qualità che richiede un evento così grande. Preferiamo fermarci, piuttosto che fare qualcosa a metà».

Quindi è una scelta definitiva?
«Non necessariamente. Per ora sì, lo stop è reale. In futuro vedremo: dipende da come evolverà il mercato dei festival, dai cambiamenti, dalle opportunità. Non escludiamo che un giorno lo Youth possa tornare».

C’entra l’aspetto economico?
«Si, anche i rischi economici. Per fare un esempio, organizzare un evento gratuito e all’aperto, oggi, comporta scommesse dalla posta in palio altissima, soprattutto con un meteo sempre più imprevedibile. Basta un temporale e si rischiano danni economici enormi. Non ce la sentiamo di esporci così. Inoltre i costi generali sono aumentati: cachet degli artisti, logistica, tutto. Il mercato dei festival è cresciuto e i prezzi di conseguenza».

In poche parole, che cosa rappresenta questo stop?
«La fine, almeno temporanea, di una bellissima storia per Sassuolo. Una storia che ci ha dato tanto, ma che per ora si interrompe. E basta».

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