Ordini dal Canada, Stati Uniti e Giappone: tutti pazzi per il panettone del “Giamberlano” di Pavullo
Dal laboratorio in via Rossini Valter Tagliazucchi sforna giorno e notte: «Premiata la passione e la ricerca della qualità»
PAVULLO. È il Natale più “internazionale” di sempre per Valter Tagliazucchi, il “Giamberlano” di Pavullo che continua a stupire con il suo panettone artigianale «fatto a mano con amore», come suo motto, nei laboratori in via Rossini. Da tempo ritenuto tra i cinque migliori panettoni al mondo, quest’anno è stato spedito in un numero mai visto di Paesi. Migliaia di panettoni da Pavullo al mondo, oltre che in tutta Italia.
Valter, quali sono state le destinazioni?
«Abbiamo spedito il panettone fino in Canada e Giappone, oltre che negli Stati Uniti. Poi in Europa, soprattutto in Francia, a Parigi, Spagna, Germania e quest’anno anche Inghilterra. Non avevamo mai raggiunto tanti Paesi, ed è una soddisfazione enorme. Poi le spedizioni in tutta Italia: da Piemonte, Lombardia e Friuli a Puglia, Sicilia e Sardegna, oltre a tutta l’Emilia Romagna».
Che panettone chiedono?
«Lo Spaziale soprattutto, quello classico con i canditi, tanto che abbiamo coniato lo slogan “Non c’è Natale senza lo Spaziale”. Quest’anno lo abbiamo “vestito” elegante con una confezione rossa, adatta alle feste. Ma ci sono richieste anche per gli altri: il Sandrone, con cioccolato e ciliegie di Vignola, la Stella del Cimone, con cioccolato bianco e i mirtilli di Fanano, il Peravallo, con pere e cioccolato al latte... Quest’anno, dopo il successo dell’evento di beneficenza del 30 luglio al castello, che ripeteremo alla stessa data, abbiamo lanciato anche il Montecuccoli, che è uno Spaziale con dentro la nostra Torta Montecuccoli a cubetti. Abbiamo chiuso le prenotazioni per l’Immacolata, ma ne abbiamo tenuti alcuni in negozio, per chi ci viene a trovare».
Chissà che lavoro dietro…
«È da novembre che lavoriamo giorno e notte, perché questo è un panettone che richiede tre giorni e quattro lievitazioni. È fatto con il lievito madre, che si chiama così perché è dalla madre che nasce ogni cosa. Sono orgoglioso di far parte del Consorzio per la tutela del lievito madre da rinfresco, che racchiude artigiani che ogni giorno “rinfrescano”, cioè nutrono, il lievito. Noi lo rinfreschiamo tre volte al giorno, anche fuori produzione. È un organismo vivente, e come tale va nutrito. Ringrazio di cuore tutto il mio staff. Da mia figlia Stella che è un po’ il factotum, cruciale per tutto il discorso commerciale, a mia moglie Patrizia, senza cui semplicemente non ci sarebbe il Giamberlano. Poi Peter, che è il mio braccio destro. E tutti gli altri, con cui condividiamo la stessa passione per la qualità».
Si sarebbe mai aspettato tutto questo, quando ha iniziato?
«Ho iniziato nel 1971 a Verica facendo dei biscotti, una storia raccontata anche nel libro appena uscito (per Maretti editore, ndr). Ricordo che li portavo a Pavullo anche a Rollo Montanini, che aveva l’edicola, e mi diceva che non aveva sentito niente di più buono. Ho sempre cercato di fare le cose con passione e amore. Se si lavora così, prima o poi i risultati arrivano. Quando vedo il panettone crescere nel forno e fiorire come una rosa, mi viene ancora la pelle d’oca. E mi riempie di gioia sapere che tante persone, per queste feste, scarteranno quello stesso panettone, si immergeranno nel suo profumo e nel suo gusto unico, vivendo un momento bello, felice. Perché so che è nato qui».
