"Ritocchi", lifting e filler: i rischi e i consigli per un buon trattamento
L’abilità di un buon chirurgo plastico è quella di portare il paziente a non esagerare fino a stravolgere il suo corpo in modo irreversibile. La nostra intervista a Riccardo Iannuzzi, specialista in Chirurgia plastica
Più o meno invasivo, oggi c’è un ritocchino per tutto: naso troppo pronunciato, labbra sottili o zigomi assenti, palpebre cadenti… sembra che le mani di un chirurgo possano intervenire ovunque madre natura non sia stata generosa. Ma quello che noi vediamo come un difetto, è sempre tale? Da cosa deriva la percezione del bello e quando sarebbe utile accettarsi? I social impazzano di volti che sembrano non conoscere i segni del tempo o di quelle piccole imperfezioni che caratterizzano il singolo, senza omologarlo alla massa e questo spesso ci trae in inganno. È realmente giusto promuovere certi ideali di donna o di uomo? Esiste una differenza sostanziale, infatti, tra “rifatto bene” e “rifatto in modo esagerato”: ed è proprio questa l’abilità di un buon chirurgo plastico, portare il paziente a non esagerare fino a stravolgere il suo corpo in modo irreversibile. Ne parliamo con il dottor
Riccardo Iannuzzi, cercando di cogliere gli aspetti patologici di chi ricerca in modo sconsiderato la perfezione. Perfezione che poi è irraggiungibile e non appartiene all’essere umano, imperfetto per definizione. E ancora: con l’esperto analizziamo le differenze tra medicina estetica e chirurgia plastica. Quando preferire l’una all’altra? Ma soprattutto, la prima è davvero così innocua come si pensa o presenta dei rischi? Ad oggi sono sempre di più le celebrità che ammettono di essere ricorse ad interventi di chirurgia plastica o di medicina estetica, portando così la maggioranza delle persone a credere che siano cose banali su cui non occorre riflettere troppo. Non si può fare errore più grade: ogni intervento presenta dei rischi e, prima di assumerli, bisogna considerare bene tutti i pro e i contro. “Nessun intervento è esente da eventuali problematiche: anche la medicina estetica può presentare dei rischi seppur percentualmente più bassi”, dice Iannuzzi. La parola d’ordine è quindi, oltre a moderazione, anche ponderazione: mai fare le cose in modo affrettato o per seguire le mode del momento. Il progresso della medicina significa anche poter vivere meglio con se stessi correggendo quei difetti che ci fanno stare male con noi stessi: affidarsi a mani esperte garantisce il risultato ed è ciò che ognuno dovrebbe fare per evitare sorprese indesiderate.
Dottore ormai impazza una vera e propria mania del ritocchino. A cosa pensa sia dovuta tale tendenza?
“Sicuramente se parliamo di medicina estetica l’aumento di queste richieste nasce dall’utilizzo spasmodico dei social, soprattutto per una fascia d’età che va dai 20 ai 40 anni. Quest’abitudine di esaltare e promuovere l’immagine e di apparire al meglio ha aumentato la domanda dei ritocchi estetici”.
Qual è il confine tra migliorare un viso già bello e inseguire un canone di perfezione non applicabile nella realtà? Qual è il suo atteggiamento quando le capitano casi che rientrano nella seconda categoria di pazienti?
“Il confine è semplice: quando ci sono richieste che vanno lontano dai canoni oggettivi del corpo allora c’è un problema di dismorfofobia. L’esempio più classico che mi viene in mente è quello del seno. Se una donna ha già una misura grande e ben fatta, il medico deve quantomeno portarla a riflettere sul fatto che un aumento è inutile. Inoltre, la riflessione va fatta anche sul fatto che è pur sempre un intervento, con dei possibili effetti indesiderati: un conto se si assume un tale rischio per qualcosa che va oggettivamene ritoccato, altra cosa è farlo inutilmente”.
Ormai la medicina estetica sembra aver preso il sopravvento sulla chirurgia: è così? C’è un’inversione di tendenza? In quali casi consiglia l’una piuttosto che l’altra?
“Non parlerei di un’inversione di tendenza, ma di una maggiore attenzione sulla medicina estetica. Questo perché la paura dell’irreversibile c’è sempre e si tende a preferire qualcosa di temporaneo. Poi bisogna dire che tale concetto di temporaneità viene sconfessato dal fatto che spesso i pazienti richiedono sempre lo stesso ritocco. Per venire alla seconda domanda, ovvero quando preferire la chirurgia alla medicina, posso dire che è abbastanza semplice: quando la medicina estetica non ha le potenzialità per soddisfare il cambiamento richiesto. Esagerare con la medicina estetica può infatti avere un effetto innaturale, a quel punto non ha senso perseverare. Il tipico esempio è quello del lifting del volto, se non vuoi operarti e compensi con fili di trazione, filler continui, la faccia si gonfia portando il volto ad apparire innaturale. Quindi assolutamente meglio, in questo caso, la chirurgia: per un effetto naturale e privo degli inestetismi dati dall’esagerazione”.
Spesso i pazienti ricorrono ad interventi di medicina estetica perché li reputano banali ed esenti da rischi. Immagino non sia così, quali sono i rischi insiti dei filler?
“Anche la medicina estetica ha i suoi rischi, ma bisogna sempre considerare le percentuali. I rischi della medicina estetica sono più bassi, questo non significa che non esistano. Ecco il motivo per cui vanno sempre eseguiti da personale qualificato: ci sono zone più a rischio del corpo e chi esegue il trattamento deve conoscere bene ogni aspetto delle singole procedure e delle eventuali complicazioni”.
È corretto ritenere che una volta iniettato il filler nei tessuti, specialmente quelli cartilaginei del naso, non si possa più tornare come prima?
“Quando si parla di reversibilità di un trattamento, bisogna sempre parlare di tempi in base alle zone del corpo. Ogni parte, infatti, ha un metabolismo cellulare differente: in alcuni distretti il filler viene riassorbito prima, in altri dopo. Un esempio tipico è quello delle labbra: a causa della mobilità il prodotto si riassorbe con tempistiche abbastanza brevi e si potrà tornare a come si era prima. In altre zone, tipo naso, il filler può rimanere per molto tempo anche per anni: quindi da un punto di vista tecnico si, è reversibile, però è relativo poiché a volte si parla di anni, quindi il paziente deve essere consapevole che un eventuale effetto non gradito può impiegare molto a scomparire”.
Per praticare trattamenti di medicina estetica non bisogna essere necessariamente medici: come scongiurare il rischio di incorrere in persone impreparate e in materiali scadenti? Esistono delle linee guida o dei consigli a riguardo?
“Da qualche anno a questa parte esistono categorie sanitarie come quella degli odontoiatri che hanno deroghe specifiche per iniettare filler in determinate zone, come quella periorale. Il problema è che una volta che un odontoiatra inizia ad utilizzare trattamenti per una determinata parte del volto, poi può farlo anche in quelle dove per legge non potrebbe. È caldamente consigliato affidarsi a un medico con un training specifico come chirurgo plastico. Per quanto riguarda la qualità dei prodotti, in Italia e in Europa, tutti sono di ottimo livello. Ciò che non si può escludere è che un medico possa utilizzare prodotti più scadenti rispetto ad altri. Tuttavia, informarsi su quali siano i farmaci più qualificati è facile: basta navigare in rete. Ogni siringa deve avere la sua etichetta di riconoscimento e il medico dovrebbe indicare prodotto utilizzato: con questi accorgimenti si può stare sereni”.