Gazzetta di Modena

Le segnalazioni

Sempre più tartarughe in fuga tra le strade di Reggio: «Ma c’è anche chi le abbandona»

Luciano Salsi
Sempre più tartarughe in fuga tra le strade di Reggio: «Ma c’è anche chi le abbandona»

Sui social sono diversi gli avvisi di ritrovamenti di questi rettili, da Scandiano fino a Cavriago. Il rifugio Matildico avverte: «Non fuggono dagli allevamenti. Spesso sono i proprietari che se ne liberano quando sono cresciute»

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Reggio Emilia "La tartaruga un tempo fu un animale che correva a testa in giù, come un siluro filava via che ti sembrava un treno sulla ferrovia...". Viene in mente la canzone di Bruno Lauzi, imbattendosi su Facebook nelle foto dei rettili corazzati rivenuti nella nostra provincia qua e là, sempre a debita distanza dagli allevamenti conosciuti. Sembra quasi che siano proprio quelli favoleggiati nel 1975 dal celebre cantautore, una volta talmente rapidi da non essere raggiunti neppure dal "piè veloce Achille", secondo il paradosso enunciato dal sofista Zenone.

Sia vero o no, piace immaginare che siano evasi dal recinto in cui erano costretti arrampicandosi abilmente sulla rete e che poi si siano allontanati speditamente, forse per il desiderio della libertà, forse per la ricerca di una compagna o di un compagno nella stagione degli amori. Certo è che su Facebook i ritrovamenti si diffondono e venerdì ad esempio in poche ore tre esemplari sono stati presi in custodia da cittadini amici degli animali, dai quali vengono gli appelli rilanciati sulla rete. Sul sito del gruppo "Sei di Scandiano se..." compaiono le immagini di una "bellissima tartaruga" trovata in mezzo alla strada nella frazione di Ventoso, in via Colombaia. Ha il carapace largo una trentina di centimetri, più del palmo della mano su cui è appoggiata. È tutta di colore scuro bordato di strisce gialle sull’esoscheletro come sul corpo. All’invito "Pensiamo sia di qualcuno, fate girare per favore" qualcuno ha risposto ipotizzando di aver individuato il proprietario, che però ha negato essendo le sue di acqua e non di terra.

Ma le segnalazioni per individuare il proprietario si sono moltiplicate. L’Enpa di Reggio ne ha recuperata un’altra e l’ha portata al centro Il Pettirosso a Modena. E anche su "Sei di Cavriago se..." si informa poi che in quel paese è stato trovato un rettile con le scaglie gialle bordate di nero. Qualcuno interviene credendo di riconoscerlo come proprio, ma viene smentito da un esperto che identifica una "testudo Hermanni", una sottospecie invasiva ora messa al bando, di cui è comunque vietata la liberazione nell’ambiente. Fughe o no, che ci siano molte tartarughe in giro lo conferma Ivano Chiapponi, responsabile del rifugio Matildico di San Polo d’Enza, il più importante centro di recupero degli animali selvatici a livello regionale e probabilmente nazionale: «Ci chiamano tutti i giorni per il ritrovamento di tartarughe. Molte appartengono a questa varietà che non si può rilasciare. Non fuggono dagli allevamenti. Spesso sono i proprietari che se ne liberano quando sono cresciute, o per motivi economici o perché vanno in vacanza. A noi tocca tenerle, accudirle e nutrirle. Non ci è consentito liberarle come facciamo con gli uccelli e gli altri animali». Un tempo le testuggini erano in vendita nei negozi di animali. Quelle di terra non creano problemi, essendo endemiche in Italia. Anzi, è proibito catturare gli individui che vivono in libertà. Fra le acquatiche si trova, oltre a quella varietà invasiva, un’altra di cui è obbligatoria la microcippatura.