Gazzetta di Modena

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«Violenza di genere: la consapevolezza c’è ma non basta: serve agire»

«Violenza di genere: la consapevolezza c’è ma non basta: serve agire»

La cantautrice Alessandra Gibertoni sarà sul palco di Invivavoce il 26 novembre al teatro Ariosto: «Restare zitti significa permettere che la violenza continui»

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Reggio Emilia A salire sul palco con la sua splendida voce, tra i protagonisti del nostro evento “Invivavoce-Storie sommerse di violenza di genere” mercoledì 26 novembre al Teatro Ariosto, ci sarà anche Alessandra Gibertoni. «Partecipare a questo progetto – ci spiega entusiasta – è un onore, sia per sostenere la causa della serata, sia per celebrare tutte le arti coinvolte». Alessandra Gibertoni, 19 anni, studia Ingegneria Chimica a Bologna ma è la passione per la musica ad accompagnarla da sempre. «Canto ogni giorno sin da piccola e amo qualsiasi genere musicale. I miei genitori raccontano che si accorgevano se stavo male perché smettevo di cantare... Per me la musica è semplicemente un modo per esprimere emozioni che a parole non riuscirei a trasmettere». Clicca qui per prenotare i biglietti.

Il 26 novembre salirai sul palco dell’Ariosto per partecipare a Invivavoce, un evento per dire no alla violenza di genere dando voce ai giovani. Tu canti da sempre… ma quando ti sei resa conto che con la tua voce e le tue canzoni potevi lanciare dei messaggi?
«Ho capito che cantare potesse essere un ottimo mezzo di comunicazione quando effettivamente rileggendo i miei testi, ero stata in grado di esprimere sentimenti che neanche io avevo compreso. Facendo sentire il mio primo prodotto ai parenti più stretti e agli amici, anche loro hanno scoperto nuovi lati di me».
A proposito di violenza di genere, dal tuo punto di vista quanta consapevolezza c’è tra i giovani? C’è abbastanza sensibilizzazione o si potrebbe fare di più a livello di prevenzione?
«Credo che tra i giovani ci sia molta consapevolezza, anche dovuta all’accessibilità ai media che abbiamo. Ma purtroppo non credo che questa consapevolezza sia direttamente proporzionale ad un miglioramento, sfortunatamente gli episodi di violenza di genere son sempre più comuni e legittimati. Quanto alla prevenzione è fondamentale in qualsiasi ambito e ambiente, come per esempio a scuola, però è necessaria anche la forza di volontà della nostra giovane generazione per vedere un miglioramento. Se ti limiti a guardare in modo passivo e l’unica cosa che dici è che “non fai parte del problema”, allora non stai facendo nulla per risolverlo. Restare neutrali davanti alla violenza di genere significa permettere che continui».
Pensi che attraverso l’arte si possano veicolare messaggi di denuncia e soprattutto farli arrivare prepotentemente?
«Credo che l’arte rappresenti un linguaggio universale, in grado di spaccare qualsiasi tipo di barriera. Per questo credo che sia uno strumento estremamente potente, in generale per comunicare determinati messaggi, ma in particolare denunciare ingiustizie. Far parte, anche in piccolo, dell’industria musicale è un enorme responsabilità. Tutte le parole possono avere un peso e toccare anche il pubblico che le ascolta. In particolare la musica, con le sue melodie, rimane impressa in modo indelebile, diventando più efficace di parole al vento». © RIPRODUZIONE RISERVATA