Gazzetta di Modena

Musica

Arriva Dardust e il teatro Carani va sold out: «Sarà un live catartico e trasformativo»

di Gabriele Canovi

	Dardust si esibisce a Sassuolo
Dardust si esibisce a Sassuolo

Il pianista e produttore stasera a Sassuolo: «I teatri? Ideali per la mia musica, non vedo l’ora di salire sul palco»

3 MINUTI DI LETTURA





SASSUOLO. Sarà un racconto immersivo, fatto di luci, monologhi e in cui il pubblico sarà protagonista con tutti i sensi. «Un concerto catartico e trasformativo», per usare le parole di Dardust. Proprio il compositore, produttore discografico e musicista italiano si esibirà questa sera al Teatro Carani di Sassuolo (la data è già sold out) con il suo “Urban Impressionism Tour”.

Dardust, il suo è un universo sonoro sospeso tra pianoforte ed elettronica; un dialogo costante tra musica, arte e architettura.

«Non vedo l’ora di salire sul palco. Per me, di fatto, è un debutto qui, anche se siamo ormai alla 45esima, quasi 46esima data di questo tour che ha fatto il giro dell’Italia e dell’Europa. Non ho mai suonato a Sassuolo, ma ho un rapporto speciale con Modena, quindi arrivo con grande energia».

La location del Teatro Carani sarà all’altezza.

«L’ho visto, ed è un teatro stupendo. A essere onesti, non mi aspettavo questo sold out. Sul palco porterò uno spettacolo teatrale dove il pianoforte sarà al centro. Poi ci saranno tre archi, musica elettronica, un racconto di luci e monologhi in cui spiego il percorso di “Urban Impression”. È un live catartico e trasformativo, con una grande partecipazione del pubblico».

È il suo secondo tour nei teatri. Ormai si sente a casa?

«Credo che sia la dimensione perfetta. Mi piacciono i teatri: posso trasformarli, anche in una sorta di rave o di club in base al momento. Mi piace vedere il pubblico che si lascia trasportare, che chiude gli occhi, che può muoversi. Credo che sia la musica a condizionare il luogo e non il contrario. Mi piace partire da un piccolo perimetro e poi andare oltre, rompendo le barriere e allargando gli spazi».

“Urban Impression” è il cuore del tour. Di che album si tratta?

«È un album concettuale. In questo tour, ho portato pochissimi brani del passato. Mi piaceva esaltare i colori del bianco e del nero, nel grigio delle periferie – quindi i traumi e i dolori – e portare comunque del colore. L’ho fatto anche andando nelle periferie vere, a Parigi e New York per esempio. Volevo togliere più che aggiungere: questo è il concetto. Perché, in fondo, credo che la musica possa essere curativa e trasformativa».

Come convivono in lei il produttore, il compositore e l’artista?

«Sono anime molto diverse e lontane. Ora sto puntando molto sul mio percorso personale. Sono due approcci diversi sul lato creativo, ma li accomuna il mio spirito pionieristico e la voglia di creare cose non convenzionali. Anche quello di stasera non sarà il classico concerto convenzionale: ci saranno contaminazioni e imprevisti voluti, sia sul lato sonoro sia visivo. La mia cifra stilistica è proprio creare imprevisti, ciò che non ti aspetti».

La parte visiva è sempre stata centrale nei suoi live. Cosa cambia in questo tour?

«Rispetto ai tour precedenti, dove c’erano elementi scenici, produzioni futuristiche e digitali, questo è più minimal ma non per questo meno impattante. Il lavoro che c’è dietro si potrebbe riassumere in un’espressione: cura del dettaglio. Quindi, cura del racconto, della musica e della scaletta: ogni data è un’occasione per reagire meglio rispetto agli imprevisti che si verificano».

Sappiamo che prima di salire sul palco ha un rituale molto particolare…

«Ogni data si riparte da zero, ogni sera do tutto e non mi risparmio, ma sì: ho un rituale. Un’ora prima del live, faccio meditazione, scaldo le mani, stretching. È il mio modo per arrivare totalmente pronto a ciò che succede».

© RIPRODUZIONE RISERVATA