«Il pilota conta poco è questo il guaio...»
L’ex driver: così diventa una sfida fra compagni di squadra
DALLA PRIMA DELL’INSERTO
Zanardi ha corso in Formula 1 e in Formula Cart e nel 2001 ha perso le gambe in un incidente sulla pista tedesca del Lausitzring. Da allora non si è certo perso d’animo, fino a rientrare nelle corse e a diventare campione olimpico nella handbike a Londra nel 2012. Da poco è tornato di nuovo al volante nel campionato Gt Sprint.
Zanardi, la diverte questa Formula 1?
«Certo che sì. A me diverte sempre. Ovviamente, ognuno ha i suoi gusti e le sue nostalgie del passato, sarebbe illogico se così non fosse. Dico solo che nel corso del tempo è stata aggiunta tanta tecnologia che non ha mai chiesto nessuno e con “nessuno” mi riferisco a chi la Formula 1 la finanzia, e cioè gli appassionati, che sono un po’ i datori di lavoro. La loro opinione, quindi, è importante. Mi sta bene che il presidente della Fia sottolinei il fatto che la Formula 1 deve essere anche un banco di prova per sperimentare le nuove tecnologie che potrebbero poi servire per le vetture stradali, ma ciò non deve offuscare lo sport e il diritto dello spettatore a comprendere cosa sta avvenendo realmente. Mentre oggi, talvolta, assistiamo a un sorpasso senza sapere grazie a cosa. Magari schiacciando un bottone che l’altro pilota ha già utilizzato in precedenza».
Per quanto riguarda il nuovo regolamento, ha anche lei profonde perplessità sul limite del flusso di benzina?
«Se alla prima gara non fosse stato squalificato Ricciardo, avremmo continuato a ignorare questa regola. Ci era stato spiegato che le auto potevano consumare fino a 100 chili di benzina, ma poi si è scoperto che esiste anche una regola sul consumo istantaneo».
Sarà un monopolio Mercedes oppure il campionato è destinato a riaprirsi?
«In Mercedes sono stati bravissimi, ma mi dispiace che il lato agonisticamente migliore sia limitato alla competizione tra tecnici e ingegneri a progettare l’auto migliore. È logico che la prestazione la fa la vettura, l’ha sempre fatta la vettura, però il pilota ha sempre avuto margini di correzione più ampi. Oggi, questi sono molto ridotti. Insomma, siamo di fronte a un campionato tra compagni di squadra».
In Ferrari si deve già pensare alla prossima stagione?
«Anche pensando a questa, inevitabilmente viene data una grande spinta a quella che verrà. Teoricamente, esiste un regolamento secondo cui, dopo l’omologa della power unit, quest’ultima dovrebbe essere congelata per tre anni. Altrettanto teoricamente, un grandissimo vantaggio c'è l’ha un costruttore come la Honda, che l’anno prossimo rientra con la McLaren e che quest’anno è alla finestra cercando di capire gli errori degli altri e di copiare la migliore soluzione, che è quella della Mercedes, aggiungendoci magari qualcosa. È un’ulteriore dimostrazione del fatto che il regolamento è da rivedere. A queste condizioni, allora, alla Ferrari converrebbe ritirarsi come costruttore di motori, rimanere come costruttori di telai e ri-omologare un motore sotto il marchio Fiat. In questo modo, lo potrebbe fare completamente nuovo».
Proseguirà con i suoi impegni televisivi?
«In questo momento sto facendo un’edizione patinata di “Sfide”, con quattro puntate speciali (la seconda stasera, ndr). Si intitolano “Le nostre avversarie amatissime” e sono ispirate alle sfide mondiali della Nazionale di calcio contro Francia, Brasile, Germania e Inghilterra. Sono tra le puntate di “Sfide” riuscite meglio. È questa per me la televisione. Se deve essere solo un lavoro e non un progetto appassionante, allora non è il mio mestiere».
Cristiano Marcacci
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