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Osvaldo, la vendetta: Roma china la testa

Osvaldo, la vendetta: Roma china la testa

Un gol dell’ex nel recupero piega i giallorossi e proietta la Juventus verso quota 100 punti mai toccata da nessuna squadra

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ROMA. Un gol a metà tra la vendetta e la beffa. E di sicuro da record. Lo segna al 94' Osvaldo, ex romanista ora juventino, nello stadio che l'aveva prima rifiutato e ieri fischiato. L'1-0 dell'Olimpico proietta la squadra di Conte verso l'incredibile muro dei 100 punti. Già così, a 99, è primato assoluto per il campionato italiano. E con l'ultima giornata, Juve-Cagliari, può coronare la stagione bianconera con un primato a tre cifre. Se sulla festa juventina si allunga l'ombra del futuro di Conte, quasi esplicito a fine partita a proposito del suo probabile addio, quella romanista è macchiata dai cori e dagli striscioni dell'Olimpico. Avrebbe dovuto essere, come aveva chiesto alla vigilia Garcia, «la festa della Roma» o comunque del calcio, con la sfida fra le migliori due squadre di questo campionato. In una partita a fine stagione, senza posta in palio, può succedere che la grinta e l'impegno non siano al massimo. Ma l'ordinaria follia di una domenica da dimenticare è stato l'ambiente in cui si è svolta questa partita che davvero poteva essere un festival del calcio. E invece, la curva sud, cuore del tifo romanista, è rimasta in silenzio per i primi 30' del match e per un'altra mezz'ora nella ripresa e per il resto è stata intenta soltanto a urlare insulti dei più turpi. L'unico coro per i suoi il settore più acceso del tifo romanista lo ha riservato a Totti a 4' dalla fine, per un fallo del capitano sul detestato Chiellini, insultato più volte dagli ultrà e graziato dall'arbitro Russo che non gli ha comminato il secondo giallo quando, al 12' della ripresa, il difensore juventino ha chiaramente alzato il braccio su Pjanic in occasione di una punizione calciata da Pirlo: il bosniaco invoca la prova tv come per Destro, scontata la polemica a poche ore dalla convocazioni per Prandelli. Di fatto, poco dopo Pjanic è andato a farsi giustizia da solo e si è fatto ammonire. Ma per il resto allo stadio si sono sentiti solo cori e insulti anti-napoletani, e poi contro gli juventini e le forze dell'ordine. A corredo, in curva sud e nella nord, anche gli striscioni di solidarietà per Daniele De Santis, l'ultrà accusato di aver sparato a Ciro Esposito prima della finale di Coppa Italia. Sul campo, la partita ha mostrato il perché dello scudetto Juve: più squadra, più efficace, capace di andare in gol quando la Roma provava con sprazzi di gioco a prendersi almeno la soddisfazione morale di battere i già campioni d'Italia. A parte i tocchi e gli scambi fra Totti e Gervinho, un palo di Pogba e le parate decisive di Skorupski e Storari, due dodicesimi che oggi hanno dimostrato di essere veramente bravi, il bello del campo si è visto prima e dopo il match quando i giocatori della Roma hanno portato sul terreno di gioco i loro figli, unica immagine pulita di una giornata buia. A parte il gol di Osvaldo, nato da un'azione di Pogba rifinita dal cross dalla destra di Lichsteiner, la Juve ha avuto anche l'occasione più grossa con il palo centrato da Pogba al 45' del primo tempo. In più ci sono state due parate decisive di Skorupski su conclusioni di Llorente al 26' e di Lichsteiner nella ripresa. Storari ha invece salvato i suoi intervenendo su Gervinho in uscita, e su una doppia conclusione di Nainggolan e poi Florenzi. «Non cambia niente»: così commenta la sconfitta in casa - la prima della stagione - il tecnico della Roma, Rudi Garcia. «Abbiamo avuto l'occasione più bella e non abbiamo segnato - dice dopo il ko con la Juve - questo risultato non cambia nulla rispetto alla stagione straordinaria».