Bianchi, dalla panchina alla gloria
L’ex neroverde ha stentato a inserirsi, oggi decide e strappa applausi a Novellino
Tommaso Bianchi è stato senza ombra di dubbio il mattatore della gara contro l'Avellino, non solo per la rete decisiva messa a segno al 48', ma anche per l'apporto complessivo nell'arco dei 90 minuti: una prestazione maestosa a centrocampo, fatta di tanto lavoro oscuro, ma anche di decine di palloni smistati in fase di costruzione. Non ha piedi alla Pirlo, ma nella nuova posizione che Novellino gli ha cucito addosso, cioè in coppia con un altro mediano davanti alla difesa, si è preso a carico anche la responsabilità di costruire gioco. Lo fa in maniera lineare, ma con pochi errori e tutta la squadra ne beneficia. In media in un match Bianchi smista 65 palloni e ne strappa agli avversari 15, diventando quindi un elemento imprescindibile per il Modena. E pensare che il girone di andata dell'ex Sassuolo aveva avuto tutto un altro sapore: spesso fuori dal gioco e incapace di incidere nel match, era finito addirittura in panchina e sembrava che a gennaio la sua breve avventura in maglia canarina fosse terminata. C'è stata una persona, però, che in lui ha sempre creduto: Walter Novellino. A dispetto di quanto dicesse la carriera di Bianchi, il tecnico gialloblù era convinto che potesse giocare anche in un centrocampo a 4 e così è stato. Il nuovo ruolo ne ha esaltato le doti atletiche e la sua condizione è andata in crescendo, come ha dimostrato la gara di sabato. Proprio le gambe hanno fatto la differenza, perché Bianchi in estate aveva avuto alcuni problemi muscolari e ci ha messo un po' a ritrovare la condizione. Ora è un giocatore rinato e uno degli interpreti fondamentali del miracolo Modena. (gib)