Modena calcio

MODENA Fare gruppo. E una delle frasi più usate nel mondo del calcio, soprattutto quando le cose non vanno bene. E fare gruppo, si specifica, vuole dire essere compatti, tutti, dal presidente, all’amministrazione, ai tecnici, ai giocatori, allo staff medico e paramedico. Tutti, fino al magazziniere, spesso si precisa. Già, il magazziniere, il ruolo di chi ti fa trovare le divise da allenamento, le scarpe coi tacchetti giusti, le divise da gioco, le borse pronte. Cioè quello che, nel Modena, per più di vent’anni ha fatto Walter Vecchi. Con precisione, e lui era una persona precisa, ma anche con umanità e simpatia, tanto da diventare spesso uno dei fattori di quel “fare gruppo”. Per tutto quel periodo il Modena, oltre che la sua squadra, è stato il suo datore di lavoro, certo, ma anche la sua famiglia, una seconda famiglia adottiva oltre a quella che già aveva.Anche perché a fare gruppo con Walter c’era pure la moglie Viviana, con la quale si dividevano i compiti, lei addetta soprattutto alla lavanderia e lui alle incombenze sopra elencate. Inappuntabili nel loro lavoro, come si sapeva e come confermano qui alcuni dei protagonisti di quegli anni, ma con qualcosa in più, quel qualcosa che va oltre il rispetto del mansionario previsto dal contratto di lavoro.Il qualcosa in più era proprio l’umanità. Che gli permetteva di accettare con lo spirito giusto pure gli scherzi ricorrenti di cui era bersaglio da parte dei giocatori negli anni della Longobarda. Perché sapeva che venivano da ragazzi che avevano la stessa caratura umana e che, in un momento di difficoltà, magari poi si confidavano con lui. Quei ragazzi che Walter e Viviana consideravano spesso figli adottivi, anche se un loro figlio, Enrico, già lo avevano. Negli anni in cui Walter la Vivi presidiavano il magazzino del Modena il medico sociale era Francesco Sala, che ora lo ricorda così: «La scomparsa di Walter, anche mio paziente, è un grande dolore per me, perché abbiamo condiviso tanti anni, tante trasferte, nelle quali era bello stare insieme, fare comunella, scherzare, parlare. Era una persona semplice, ma con tanti valori, con la quale mi sono sempre trovato bene e alla quale ero affezionato. Era sempre positivo, di buon umore anche nei momenti difficili. Era ancora un calcio nel quale si poteva scherzare, anche se negli ultimi anni nel Modena le cose cominciavano a cambiare». Particolare il ricordo di Gianni De Biasi, allenatore della Longobarda: «Sono addolorato. Walter e la Vivi erano persone che sapevano stare al loro posto, educate e precise nel lavoro. Quando arrivai ricordo che le trovai un po’ disilluse perché il Modena non stava andando bene e avvertivo anche diffidenza. Poi quando ci conoscemmo meglio li vidi sempre più coinvolti come parte di quella importantissima squadra ombra che è alle spalle di quella che va in campo. E diventarono anche loro protagonisti di quei successi». Molto sentito anche il ricordo di uno di quei “figli adottivi”, Rubens Pasino: «Come magazziniere era precisissimo. Non è mai successo che mancasse qualcosa. Era una persona meravigliosa, andava oltre le sue mansioni e si capiva che ci voleva bene, anche a Balestri e Fabbrini che gliene combinavano di tutti i colori. Per lui e la moglie eravamo una famiglia». Alla moglie Viviana, al figlio Enrico, alla nuora Chiara e alla nipote Matilda le condoglianze della Gazzetta. I funerali avranno luogo domani, con partenza da Terracielo alle 14,45 per la chiesa di Collegara, dove alle 15 sarà celebrata la liturgia funebre.l &nbsp;

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Il ricordo del magazziniere scomparso domenica

Colonna della Longobarda, domani il funerale

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Modena. L’addio a Vecchi De Biasi: «Walter è stato l’uomo in più del mio Modena»

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