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L'intervista

«Il Modena come la Longobarda? Spero che sia la sorpresa della B»

Claudio Romiti
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Gianni De Biasi risponde dall’Azerbaigian e a sorpresa dice: «Salutate la capolista! Non so come finirà, ma in tutti i casi c’è una garanzia che si chiama Carlo Rivetti»

04 settembre 2023
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È impegnato nelle qualificazioni europee alla guida della Nazionale dell’Azerbaigian, e sabato lo attende la proibitiva sfida con il Belgio, ma Gianni De Biasi non dimentica di seguire anche il calcio italiano e soprattutto le vicende del Modena. Dopo l’ultimo squillo infatti dalla residenza di Baku, dove vive gran parte dell’anno, il suo “pronto” è tutto un programma: «Salutate la capolista!».

De Biasi, il Modena non è proprio capolista.

«Avendo una partita in meno, potenzialmente lo è».

Per trovare un’altra squadra gialloblù capace di vincere le prime tre partite in Serie B siamo dovuti risalire alla sua Longobarda.

«Mi fa piacere che dopo un ventennio ci sia un’altra squadra che è partita così bene. E che nell’immaginario collettivo della tifoseria siano ancora così presenti i ricordi della Longobarda, di quelle due promozioni consecutive e la successiva salvezza in Serie A».

Ricordando quel vittorioso campionato di B, qualche tifoso comincia a fare accostamenti: il suo Modena era un… underdog, e pure quello di Bianco.

«Non conosco dettagliatamente la squadra di Bianco, ma so che in B quasi tutti gli anni c’è una squadra-sorpresa. Spero che possa essere il Modena. Anche se comunque, a prescindere da questa stagione, il club è in buone mani. E questa è la cosa più importante».

Le vostre tre vittorie iniziali di allora, con Bari, Crotone e Napol, quanto pesarono nel cammino successivo?

«Tre partite sono molto poche, ma quando arrivano un po’, o molto, inaspettate, allora sono una botta di entusiasmo, ma anche, di consapevolezza delle proprie potenzialità. La crescita di una squadra avviene gara dopo gara».

La Longobarda era cresciuta fino ad arrivare in A e fin quasi ad arrivare prima.

«Saremmo arrivati primi se solo non fossimo stati troppo… buoni nel finale, quando ormai avevamo la certezza della Serie A».

Vista da dentro quale era il segreto, se ce n’era uno, di quella Longobarda?

«Non era un segreto, semplicemente aveva tanti giocatori di qualità, tutti molto funzionali al progetto. Quando in mezzo al campo hai un Milanetto e un Grieco, sulle fasce due come Ponzo e Balestri che ti danno continuità e qualità nei cross, una difesa solida e attaccanti assortiti come Pasino, Fabbrini, Veronese, poi anche Ferrari, hai una squadra forte. Che per di più giocava un calcio molto bello, oltre che produttivo. Basta pensare al 4-1 sul Napoli e poco dopo al 5-0 di Vicenza».

Doveva però essere gente che andava d’accordo.

«Gli piaceva stupire, ma ognuno giocava sempre anche per i compagni».