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Gioca nel Modena, ma con la Sampdoria ha debuttato in A: la storia di Palumbo

Claudio Romiti
Gioca nel Modena, ma con la Sampdoria ha debuttato in A: la storia di Palumbo

L’esterno gialloblù vanta un’unica presenza nell’ottobre 2020

10 novembre 2023
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Antonio Palumbo come Gianni Rivera? Sono giocatori diversi, appartengono a epoche storiche diverse, l’ex milanista è considerato uno dei più forti nella storia del calcio italiano, mentre il gialloblù è solo riconosciuto tra i più forti degli ultimi anni di Serie B. Per adesso, perché poi non si sa mai… Una cosa però li accomuna, una presenza in campo di 6 minuti. Non 6 minuti iniziali, ma finali di una partita. E, soprattutto, per entrambi quella rispettiva partita era la più importante della carriera, in assoluto per Rivera che ha smesso di giocare da decenni, fino a questo momento per Palumbo che presumibilmente ha intenzione invece di continuare ancora per molti anni.

L’arrivo della Sampdoria domani al Braglia fa riemergere quell'episodio della carriera del centrocampista gialloblù. Titolare fisso nelle ultime annate, prima nel Trapani, poi nel triennio con la Ternana e ora in questo inizio di campionato con il Modena, è stato invece una rapidissima meteora con la maglia della Sampdoria. Che l’aveva acquistato dalla Ternana nel 2016, ma poi lo ha prestato prima al Trapani, poi alla Salernitana, infine alla stessa Ternana. E quando, all’inizio del 2020/21, ha deciso di farlo giocare con la maglia blucerchiata gli ha concesso solo 6 minuti. Terza giornata, Palumbo debutta in Serie A: l’allenatore Ranieri lo fa entrare all’84’ di Fiorentina-Sampdoria 1-2 al posto di Ekdal. Resta per ora la sua unica presenza nella massima divisione e viene subito mandato in prestito ancora alla Ternana. Certamente, il debutto in A, Palumbo lo sognava un po’ diverso, ma si consoli: in Brasile-Italia, finale del Mondiale a Messico ’70, sull’1-3 a Rivera mister Valcareggi concesse solo gli stessi 6 minuti finali. Tanto che Gianni Brera, nella sua ‘Storia Critica del Calcio Italiano’, scrisse: “Sei minuti, onestamente, non valgono a scusare nè a condannare alcuno”.