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Bruno: «Con Modena Volley non è un addio, sarò sempre pronto ad aiutarla»

Bruno: «Con Modena Volley non è un addio, sarò sempre pronto ad aiutarla»

L’alzatore brasiliano punta ai Giochi olimpici di Parigi ed esclude un futuro da allenatore

20 marzo 2024
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Durante la piacevole serata organizzata lunedì scorso dal Panathlon Club Modena al Ristorante Europa 92, Bruno Mossa de Rezende ha potuto ripercorrere, a partire dal finale di una stagione che non ha esitato a definire «deludente» sia a livello personale che di risultati, alcuni dei momenti che hanno caratterizzato il suo legame con Modena, legame che pare proprio non essere destinato a rompersi: «Sono arrivato qui per la prima volta durante i playoff, e tra gli episodi che mi hanno convinto a partire, quando in diversi mi dicevano di non andare a stagione così inoltrata, una telefonata con Murilo che mi garantiva che mi sarei trovato bene, e che sicuramente avrei anche mangiato bene - ricorda con un sorriso il 37enne alzatore brasiliano - qui ho vissuto emozioni incredibili, uniche, e se è vero che oltre alle ultime partite con Modena dove intendiamo lottare per conquistare il pass per l’Europa, il mio pensiero per forza di cose è focalizzato sulle prossime Olimpiadi di Parigi, devo cominciare seriamente a pensare a quello che verrà dopo. La mia vita privata sicuramente avrà un ruolo molto importante in qualsiasi decisione che prenderò in futuro».

Ma la domanda che si fanno un po’ tutti gli appassionati di pallavolo, modenesi e non, è una in particolare: cosa farà da grande Bruno?

«Mi piacerebbe certo rimanere nel mondo dello sport - assicura il capitano di Modena Volley - ma al momento non ho voglia di farlo come allenatore. Modena, per quello che significa per me, io non la perderò mai, e sarò sempre pronto ad aiutare, anche se devo ancora decidere quale ruolo voglio ricoprire nel mio futuro, una volta finita la carriera da giocatore».

«GRAZIE ANGELO»

Un pensiero, anzi più di uno, Bruno lo dedica poi ad Angelo Lorenzetti, a sottolineare, se mai ce ne fosse bisogno, le doti di profondo conoscitore dell’animo umano e di gestione del talento, oltre che quelle di tecnico di primissimo livello: «Angelo è una persona che mi ha insegnato moltissimo - racconta Bruno - mi è stato vicino ed è stato determinante nel recuperarmi dopo la delusione olimpica di Londra, che mi aveva messo addosso tanta rabbia. Da Lorenzetti ho imparato anche tanto di quello che mi è servito a essere il capitano di uno spogliatoio di alto livello, con giocatori che venivano da Paesi diversi, e sono insegnamenti che ho portato anche nella mia esperienza in Nazionale».

CHE TRIO

E a proposito di compagni di squadra, impossibile non passare per Earvin N’Gapeth. Al riguardo Bruno snocciola un simpatico aneddoto: «Mi chiamò Lorenzetti la sera, e mi disse che Earvin sarebbe arrivato la mattina dopo al PalaPanini. Anche se avevamo la giornata libera, mi chiese se mi andava di dargli una mano, di andare lo stesso al Palazzo. Accettai, e ci trovammo noi tre, solo noi tre in campo, per il primo allenamento di Earvin al PalaPanini». Bruno e N’Gapeth guidati da Lorenzetti. Un trio di fuoriclasse che, insieme agli altri campioni di quella squadra, avrebbe riportato a Modena i trionfi che la sua storia reclama. 

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