Modena, la storia del golfista Garofalo: «Mi metto in gioco: a 70 anni affronterò un grande torneo»
Parteciperà al Golf Open Italia disabili
MODENA. «Sono molto teso, ma al tempo stesso molto contento, perché per me è la prima volta che partecipo ad una gara così importante. È una cosa straordinaria arrivare ad un traguardo del genere alla mia veneranda età di 70 anni».
Ha esordito così il suo racconto Paolo Garofalo, il secondo concorrente modenese che oggi e domani parteciperà all’Open Italia Disabili, il torneo internazionale del circuito European Disabled Golf Association (Edga), che andrà in scena al Conero Golf Club di Sirolo (Ancona).
«Sono un invalido del lavoro – ci ha raccontato Garofalo – dato che nel ‘78 ho perso tre dita della mano destra. Anni fa tiravo con l’arco – ha continuato – poi ad un certo punto della mia carriera ho deciso di smettere. Ai tempi, il Poli Golf Modena aveva appena aperto in via Morane, e mi andai ad iscrivere. Era il 2012, e mi sono “ammalato” gravemente di questo sport».
IL GRANDE TORNEO
Tornando alla manifestazione che comincia oggi, Garofalo ha ammesso che si tratti di «un ambiente completamente diverso rispetto ai campi che frequento di solito, nei quali l’atmosfera è molto più tranquilla. Qui si respira la tensione e l’importanza della manifestazione. Almeno per quanto mi riguarda, perché vedo invece altri partecipanti molto più rilassati. L’importante è partire dalla buca 1 e andare avanti. Ho visto il campo, e non sarà affatto facile, dato che siamo immersi tra le colline di Sirolo».
Una due giorni di gara da vivere intensamente, anche perché in palio c’è il titolo di campione italiano. «Ieri, gli esordienti come me, abbiamo avuto la possibilità di andare a visionare e provare il campo. La gara vera inizia oggi, e si svilupperà in 18 buche, che verranno replicate anche domani».
UNO SPORT SPECIALE
Il golf è uno sport in cui l’età è solamente un numero, come ha ampiamente dimostrato Garofalo, che a 70 anni ha ancora l’entusiasmo e la voglia di divertirsi di un adolescente. «Ultimamente sono migliorato negli approcci, che in pratica consistono nel cercare di posizionare nel miglior modo possibile la palla vicino alla bandierina. Per il resto, essendo un po’ avanti negli anni, con il drive (il primo tiro), riesco a fare al massimo 180 metri, che non è tantissimo (ride, ndr). Vedo altri giocatori che riescono a fare misure ben maggiori. L’importante di questo gioco, però, non è tanto la potenza, quanto avere la capacità di fare tiri diritti. I campi stretti, con i fuori limite sia a destra che a sinistra, e il rischio di inciampare in penalità è alto».
Garofalo non intende fermarsi di certo a questo Open. «Mi piacerebbe partecipare ad altre gare del circuito Edga. Dipende sempre se mia moglie ha ancora piacere e voglia di accompagnarmi. La prossima dovrebbe essere vicino a Padova», conclude.