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Obiang: «Il Sassuolo è vivo e ci crede. Vogliamo salvarci anche per Dionisi»

di Valentina Spezzani
Obiang: «Il Sassuolo è vivo e ci crede. Vogliamo salvarci anche per Dionisi»<br type="_moz" />

Intervista esclusiva al centrocampista: «Io leader? Ho imparato da Magnanelli, è un dovere»

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SASSUOLO. Pedro Obiang c'è. Questa è certamente un'ottima notizia per il Sassuolo, alle prese con una lotta salvezza tutt'altro che semplice. E proprio col centrocampista neroverde, abbiamo parlato del delicato momento della squadra.

È passato qualche giorno dal 3-3 col Milan: a mente fredda, per come si era messa la partita, resta del rammarico per il risultato?

«Pensando all'avversario questo pareggio è un punto preso, pensando alla situazione in cui ci troviamo, sono due punti persi, perché avevamo bisogno di fare risultato pieno. Ma quella prestazione è la dimostrazione che ci siamo».

Se fosse arrivata la vittoria, il Sassuolo sarebbe stata l'unica squadra a battere le prime tre in classifica. Poi però fatica contro la Salernitana, com'è possibile?

«Una spiegazione ci sarebbe, anche se è difficile comprenderla da fuori. Abbiamo tanti giocatori che potrebbero giocare a grandi livelli in grandi squadra, per cui in partite importanti vengono fuori. In altre gare, ci sono tanti fattori da valutare, ma è sempre stato così, le grandi squadre faticano sempre con le piccole».

Pare però che siate carichi e convinti di poter raggiungere l'obiettivo.

«Entrambe le cose, ma avremmo voluto molto di più. Stiamo chiedendo continuamente a noi stessi di arrivare alla salvezza il prima possibile».

Quella col Lecce diventa una sfida decisiva, prevalgono gli stimoli o la pressione?

«Non c'è pressione, è uno stimolo, è una delle sei finali, c'è chi guarda la Champions, per noi sono questi i big match. Dipende tutto da noi, non dobbiamo pensare agli altri».

Lei ha fatto una grande partita col Milan. Dà sempre l'idea di mettere ordine, trasmetti sicurezza. Sembra il Magnanelli che tanto manca a questo gruppo.

«Con Magnanelli ho giocato per un po' e ho imparato da lui, posso solo parlarne bene. Tutt'ora ci sentiamo. È una persona positiva, disponibile, in un parola, un capitano. Ora che inizio a diventare uno dei vecchi, anche se non vorrei, credo di dover dare questo tipo di contributo, trasmettere stabilità, aiutare. I giovani invece devono fare i giovani».

Finalmente sembra essere in forma al cento per cento.

«Sto bene, poi come sempre le scelte le fa il mister».

Nessuno più di lei sa come uscire da una tempesta, anche quando la via d'uscita sembra non esserci. Cosa deve fare questo Sassuolo per venirne fuori?

«Fare gruppo, stare insieme, crederci e non mollare. Quello che ho imparato è che devi vedere sempre il lato positivo e aggrapparti a quello. Stiamo lavorando su questo: non dare niente per scontato, credere fino all'ultimo che sia possibile. Abbiamo la fortuna di trovarci in una realtà in cui questo si può fare».

L'arma in più del Sassuolo è sempre stata Berardi. C'è qualcuno che può assumere questo ruolo? Laurienté?

«Berardi è un campione, è a Sassuolo perché ha voluto così, ma avrebbe potuto giocare ovunque e i numeri lo dimostrano. Ma è arrivato ad un certo livello col tempo. Noi abbiamo giocatori molto forti, che stanno dimostrando di essere bravi, non solo Laurientè, tutti danno per scontato che debba essere lui il nuovo Domenico, ma non è così. Dietro a Berardi ci sono altri dieci giocatori che fanno il loro lavoro, ora è lo stesso, ci stiamo dividendo un po’ i compiti, Pinamonti, Thorstvedt, Consigli... tanti possono essere importanti. Se tra i giovani c'è qualcuno che stupirà in futuro? Sì, per qualcuno già si intravede, per altri ci vorrà un po' di tempo in più, ma abbiamo dei ragazzi molto forti. Sfortunatamente si stanno trovando in una situazione molto complicata e non è facile imparare a gestirla, ma per come sono nello spogliatoio, per come si allenano e per quanto si impegnano, potranno fare grandi cose».

Visti da fuori, Dionisi e Ballardini sembrano molto diversi.

«Lo sono. Dionisi è più giovane, trasmette un altro tipo di intensità. Il Sassuolo era la sua squadra in Serie A, ci teneva veramente tanto, era molto intenso in certe situazioni. Ballardini ha tanti anni alle spalle, è più tranquillo, gestisce le situazioni in un altro modo. Questo non vuol dire che uno sia meglio dell'altro, hanno caratteri diversi e una maturità diversa, io stesso dieci anni fa, avrei risposto diversamente a queste domande. Ci tengo a ringraziare mister Dionisi per i suoi sforzi, noi giocatori siamo i primi ad essere dispiaciuti, cercheremo di fare quello che ci ha chiesto, cioè raggiungere l’obiettivo».

Qualcuno nello spogliatoio ha fatto qualche “promessa” da mantenere in caso di salvezza?

«Abbiamo detto tante cose, ma se le sapessero gli altri, sarebbe un problema, perché poi dovremmo farle davvero – dice Obiang ridendo – abbiamo detto davvero di tutto perché per noi rimanere in Serie A è molto importante, posso dire che qualche compagno segue rituali davvero complicati da qualche mese, a dimostrazione di quanto ci teniamo».