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A tu per tu con Luca Moro: «Ho scelto Sassuolo: ci vivo e vorrei giocarci in Serie A»


	La giornalista della Gazzetta Valentina Spezzani con Luca Moro, attaccante del Sassuolo
La giornalista della Gazzetta Valentina Spezzani con Luca Moro, attaccante del Sassuolo

Quella dell'attaccante neroverde è una decisione inusuale rispetto a quella di molti compagni che abitano a Modena: «La città ha tutto quello che serve, le persone sono socievoli. E ho un sogno...»

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SASSUOLO. I numeri parlano chiaro, 17 partite, con 5 gol e 2 assist in 631 minuti giocati, il che vuol dire nella cavalcata straordinaria che sta facendo il Sassuolo Luca Moro ci ha messo del suo. L'attaccante neroverde ci ha raccontato un po' di lui e di questa stagione in un’intervista al Mapei Football Center, tra una sessione e l'altra di allenamento.

Ad inizio anno, l'idea che tutti gli addetti ai lavori si erano fatti era che lei dovesse essere la riserva di Mulattieri, che veniva dall'esperienza nella massima categoria, e invece ora ve la giocate alla pari, se lo aspettava?
«Sapevo che Samuele sarebbe partito un po' più avanti nelle gerarchie, perché negli anni passati ha dimostrato di meritarsi la Serie A, ma sapevo anche che allenarsi bene, farsi trovare pronto, avrebbe potuto permettermi di avanzare. Nella prima parte di stagione c'era anche Flavio Russo, tutti e tre ci siamo sempre impegnati durante la settimana e nel calcio si sa che le gerarchie possono cambiare, bisogna saper sfruttare i momenti. All'inizio non ho fatto tante presenze, ma sapevo che sarebbero aumentate».

Lei fa la punta in un 4-3-3 in cui gli esterni di solito solo Berardi e Laurienté, poteva andare peggio, cosa ne pensa?
«Sì, poteva andare decisamente peggio, a volte mi viene anche da pensare “A cosa serve che scenda a giocare, che tanto ci pensano loro a portarmi la palla lì davanti?”. Scherzi a parte, fa crescere giocare in mezzo a compagni del genere, il livello della squadra è molto alto e fa piacere, dà entusiasmo e voglia di migliorare».

Al di là dei valori tecnici, che sono indiscutibili, da fuori il segreto di questo Sassuolo sembra essere il gruppo, avete tutti fame, appena entrate in campo segnate, festeggiate tutti i successi di tutti, ci conferma che esiste questa magia?
«Stiamo bene insieme. Ad inizio anno siamo partiti un po' a rilento, dovevamo ancora conoscerci bene, poi credo che le vittorie abbiano aiutato a dare solidità al gruppo, perché vincere aiuta a tenere alto il morale all'interno dello spogliatoio».

L'altra peculiarità è che, in una rosa così vasta, in cui è impossibile dare ampio minutaggio a tutti, anche chi gioca pochi minuti riesce ad essere incisivo, non si vedono mai facce scontente, è merito di Fabio Grosso se ognuno di voi si sente così partecipe del progetto?
«Il mister è bravo a tenere il gruppo sul pezzo, perché sappiamo che da un momento all'altro ci può davvero essere bisogno di tutti. Non è facile avere periodi in cui non si gioca e tenere comunque alto il livello di allenamento, sarebbe semplice cadere mentalmente, invece siamo tutti professionisti, ci alleniamo sempre al massimo e questo aiuta sia il collettivo che il singolo».

Mai parlare prima che l'obiettivo sia raggiunto, ma ormai sembra che a quello dei neroverdi, ovvero il ritorno in Serie A, manchi davvero poco.
«Ci sono ancora nove partite, quindi penso possa succedere di tutto, però noi siamo stati bravi ad essere dove siamo in questo momento del campionato, ora dobbiamo essere altrettanto bravi a non pensare di aver già fatto tutto il lavoro, dobbiamo dare ancora parecchio dal punto di vista sia fisico che mentale, non possiamo abbassare l'attenzione».

Facciamo finta di essere già a giugno, con la Serie A conquistata, lei si sente pronto al salto di categoria?
«Se così sarà, ho il desiderio di restare a giocarmela qui, è sempre stato il mio obiettivo e voglio esserci».

Lei è rimasto nel cuore dei tifosi del Catania, d'altra parte è difficile dimenticare 21 gol in 28 partite, peccato che quella stagione sia stata cancellata.
«È stato molto brutto, quell'ambiente non lo meritava. È stato un anno fantastico, resterà un capitolo bello della mia vita, mi sento ancora coi miei ex compagni di squadra e sono contento di ricevere quell'affetto di chi viveva lo stadio».

Il 24 che porta sulle spalle ha un significato particolare? Non è un numero usuale per un centravanti.
«In realtà no, l'ho scelto per caso a Catania e da quel momento l'ho portato con me, ci sono affezionato. Ovvio che mi piace anche il 9, ma al 24 sono legato».

Lei abita a Sassuolo, come la maggior parte della squadra che andò in A nel 2013, poi negli anni la tendenza è stata quella di preferire Modena. Una decisione ad oggi inusuale quindi.
«Sono contento della mia scelta e la rifarei. Sono vicino al campo e la città ha tutto quello che serve, posso farmi una passeggiata, le persone sono simpatiche, socievoli, sono contento di stare qui». E siamo certi che quest'ultima risposta farà felici i sassolesi che rimpiangono assai i tempi in cui in giro per Piazza Piccola i calciatori si vedevano ogni giorno...

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