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La Serie A subito riconquistata e il futuro, parla Carnevali: «Ecco il Sassuolo che verrà»

di Stefano Aravecchia

	Giovanni Carnevali con il giornalista Stefano Aravecchia
Giovanni Carnevali con il giornalista Stefano Aravecchia

Ospite della redazione della Gazzetta, l’amministratore delegato neroverde svela i progetti per la prossima stagione: «Obiettivo salvezza ripartendo da Grosso, proveremo a trattenere Berardi. Tra i nuovi investimenti è previsto l’allargamento del Mapei Football Center»

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SASSUOLO. «Prometto di dire tutta la verità, come sempre». L’amministratore delegato del Sassuolo calcio, Giovanni Carnevali, esordisce così nell’intervista, ospite della redazione della Gazzetta di Modena.

Partiamo da mister Grosso: resta al 100%?

«Ha un altro anno di contratto, è confermatissimo, ci mancherebbe. Dentro al nostro progetto Grosso è stata la persona più importante. L’avevamo già contattato a gennaio 2024, ma la sua priorità era quella di iniziare la stagione e non prendere la squadra in corsa».

Anche quella del diesse Palmieri è stata una scelta che si è rivelata azzeccata.

«Certamente. In sintonia con Grosso ha costruito un bel gruppo di giocatori, validi sotto l’aspetto tecnico ma anche sotto quello morale».

Ad inizio stagione si aspettava di dominare così il campionato?

«In questo modo no. La prima parte è stata abbastanza complicata, ma dopo aver “capito” la B e messe in riga le problematiche si è creata un’alchimia che ha fatto decollare la squadra. Ma era inimmaginabile pensare di essere promossi con cinque turni d’anticipo. Adesso possiamo divertirci, togliendoci la soddisfazione di battere anche dei record».

La proprietà Mapei voleva l’immediato ritorno in A ed è stata accontentata.

«Dopo la retrocessione la famiglia Squinzi ci aveva dato un obiettivo chiaro e preciso che puoi raggiungere solo se hai una società forte alle spalle. Il resto ce l’hanno messo la voglia e il desiderio di tutti noi di tornare in Serie A».

Lo dimostra la maglietta indossata dai giocatori dopo la promozione con su scritto “Avevate dubbi?”.

«Infatti, quello è il messaggio che dimostra come società, staff tecnico e squadra fossero fermamente convinte di poter centrare l’obiettivo».

La retrocessione ha lasciato segni tangibili anche sul bilancio, chiuso in rosso.

«Dopo undici stagioni di fila in A ci stava di un anno di B. Che ha effettivamente inciso sul bilancio, visto che questa categoria porta ad avere perdite enormi a livello economico. Ma in estate ci siamo alleggeriti di tanti contratti pesanti e riportato a casa giocatori di nostra proprietà: ne è venuto fuori un mix vincente».

Impreziosito dai 18 gol di Laurienté, uno dei calciatori che ad agosto voleva andarsene.

«Non solo lui, ma anche altri, avevano richieste importanti dal mercato ed è normale che certe situazioni possano creare problematiche. È stato bravo Grosso ad entrare nella testa di questi ragazzi, che con voglia ed entusiasmo hanno contribuito a questa promozione. Laurienté c’era quando siamo retrocessi e, come altri, da un certo momento in poi è stato animato da un’enorme voglia di rivalsa e riscatto per riportare in A il Sassuolo».

Togliamoci il dente: Berardi resterà anche la prossima stagione o dobbiamo attenderci il solito tormentone estivo?

«Non ci siamo ancora incontrati, è normale che io come tutti spero che possa restare nonostante le richieste. Si parla tanto di bandiere, sarebbe meraviglioso restasse con noi».

Ma è fiducioso?

«Posso solo dire che Mimmo è un campione vero sotto tutti i punti di vista e con lui abbiamo uno splendido rapporto. Ha un contratto col Sassuolo fino al 2027, vediamo».

Che obiettivo vi date per la Serie A?

«La Serie A è un campionato di anno in anno sempre più complicato, ci sono otto squadre destinate a lottare per salvarsi, tre delle quali non ce la faranno. Quindi per una neopromossa come noi non sarà semplice. Pensiamo alla salvezza, gettando l’occhio verso un orizzonte più lontano sarebbe bello un giorno riassaporare l’Europa come nel 2016. Ma andiamo per gradi».

Sul mercato cambierete molto?

«Nei prossimi giorni faremo un primo summit con Palmieri e Grosso per gettare le basi del progetto tecnico della prossima stagione. Intanto a gennaio abbiamo acquistato Skjellerup, un ragazzo di prospettiva nel quale crediamo molto».

Restando in tema di mercato potrebbe tornare d’attualità la pista Palumbo?

«È un giocatore interessante: a gennaio eravamo in B, ora cambia la prospettiva. Faremo delle valutazioni senza creare attriti e polemiche col Modena».

Le sono bastate quelle di gennaio?

«Guardi che tra me e la famiglia Rivetti c’è un rapporto buono, l’ultima cosa che voglio è innescare discussioni per un giocatore. Tra noi c’è rispetto».

A proposito di polemiche, quanto l’hanno infastidita quelle dei tifosi della Reggiana per il caso curve nel derby?

«Non è stato piacevole ricevere insulti e minacce. Credo che i tifosi della Reggiana non abbiano capito che si può avere un buon rapporto e collaborare col Sassuolo Calcio e non vederlo come un “nemico”».

Lei si avvia alla tredicesima stagione da amministratore delegato del Sassuolo: cosa vede nel suo futuro?

«Sono concentrato sul presente, ma con un occhio al futuro. Per me il Sassuolo è un grande club, superprofessionale, e con una grande proprietà che offre la possibilità di lavorare come piace a me. Non nego che in passato ho ricevuto delle richieste, ma ribadisco che prima di lasciare il Sassuolo ci penserei non una, non dieci, ma cento volte».

Il modello Sassuolo non è solo la prima squadra: ci sono novità in arrivo?

«Intorno al Sassuolo c’è un mondo il cui percorso di crescita è incredibile. A partire dalle strutture, visto che abbiamo in programma di realizzare qualche campo in più al Mapei Football Center. Ci piace investire sul settore giovanile - il fiore all’occhiello del club - che ci sta regalando grandi soddisfazioni».

Poi c’è il femminile, il progetto Generazione S, gli eventi al Mapei Stadium…

«Siamo stati tra i primi a credere nel settore giovanile del femminile, arrivato a coinvolgere 250 bambine: è il più grande in Italia. Poi siamo impegnati in progetti sociali, attività, iniziative ed eventi, tra cui la partita dell’Italia al Mapei Stadium contro la Moldova il 9 giugno. Abbiamo fame di migliorarci anche fuori dal campo. A Sassuolo non ci fermiamo mai».

Acerbi e Frattesi decisivi in Champions League, Raspadori e Politano in lotta per lo scudetto. Tutta gente lanciata, o rilanciata, dal Sassuolo. Che effetto le fa?

«Per me è un orgoglio, sono tutti ragazzi straordinari che hanno contribuito tanto alla crescita del Sassuolo. Mi sento ancora legato a loro, il Sassuolo è davvero una famiglia. Quando vado a Coverciano e getto l’occhio sulle foto delle nazionali azzurre degli ultimi anni con tanti dei nostri ragazzi è sempre un’emozione».

È una sensazione o questa stagione in Serie B è servita a riavvicinare i tifosi al Sassuolo?

«Non lo so, certamente la retrocessione ci ha fatto molto male, però abbiamo lavorato sodo e in silenzio per correggere gli errori e ripartire alla grande. I tifosi l’hanno capito e ci sono sempre stati vicini. Adesso abbiamo voglia di festeggiare con loro questa straordinaria promozione».

Finora le feste le avete fatte dal divano, sia per la promozione matematica che per il primo posto.

«Più in generale non ci siamo ancora resi conto di quello che abbiamo fatto. Penso che venerdì (domani sera, ndr) inizieremo a capirlo quando al termine della partita contro il Catanzaro solleveremo la coppa della vincitrice del campionato. Una grande soddisfazione».

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