Andrea Montermini torna al volante della Ferrari: «Pronto per un nuovo debutto»
Il pilota sassolese a Spa nel campionato GT Open: «Così in una sala giochi di Roteglia ho “scoperto” il cambio»
SASSUOLO. Alla soglia dei 61 anni, Andrea Montermini è pronto a rimettersi in gioco il prossimo fine settimana sul circuito di Spa su una Ferrari 488 GT3 Evo nel campionato International GT Open rispondendo alla chiamata del Team tedesco Mertel Motorsport. Il pilota di Sassuolo è il più vincente nella categoria GT Open avendo vinto il campionato sia nel 2008 che nel 2013 sempre al volante di una Ferrari. A Spa condividerà il volante nella 500 chilometri con il pilota tedesco Luca Ludwig.
Parlare con lui è come fare un tuffo nella storia recente del motorsport, Formula 1 compresa, una formula che però non lo ha visto raccogliere quello che si sarebbe meritato anche solo tenendo conto degli oltre 15.000 chilometri percorsi, come collaudatore e terza guida, al volante di una Ferrari F1.
Tutto sommato ha iniziato “tardi” a 23 anni, considerando anche l’età di Andrea Kimi Antonelli, come e quando è nata questa passione?
«Sicuramente un pochino più tardi di quello che succede oggi, quando ho iniziato non si poteva correre prima dei 18 anni, oggi si può fare a 15 anni. Nella mia famiglia non c’era una storia di passione legata al motorsport. Ho fatto qualche gara in kart poi ho avuto la fortuna di incontrare la scuderia di Giorgio Vallicelli che gareggiava nella formula Alfa boxer. Ho portato un piccolo aiuto economico, ma ho iniziato dopo le prime cinque gare vincendo la quarta a cui partecipavo e concludendo al 3° posto in campionato. Poi sono passato alla Formula 3».
Qual è la macchina che le è rimasta nel cuore?
«Sicuramente la Ferrari F1, sono passato dal guardarla fuori dalle reti della pista di Fiorano al guidarla dentro arrivando a percorrere oltre 15.000 km seduto sulle diverse versioni».
E il pilota più bravo?
«In realtà sono due, da una parte Senna sia come pilota sia a livello umano, dall’altra Schumacher un pilota assolutamente straordinario. Su Senna ho un piccolo aneddoto: nel 1991 la Ferrari è stata la prima ad adottare il cambio al volante e dopo una sessione di prove, nei box, siamo rimasti oltre un’ora dopo la loro conclusione a parlare di questa assoluta novità, Ayrton mi ha chiesto com’era e come funzionava».
Qual è stata l’emozione quando è entrato alla Ferrari e quindi sulla Formula uno?
«Quando Cesare Fiorio, allora Team Principal sportivo della Formula 1, mi chiamò fare dei test ero sotto contratto con la Scuderia Italia, siamo nel gennaio 1991, ma lui risolse il problema. La giornata che non dimenticherò mai è quella in cui salii sulla macchina, dopo averla tanto sognata, ma una volta uscito dai box quella Ferrari era diventata mia. Anche qui un aneddoto curioso: Prost era rimasto impressionato negativamente da questa novità facendo molta fatica ad abituarcisi ma incredibilmente, a Roteglia in una sala giochi dove mi capitava di andare, avevano installato un gioco di Formula 1 dove il cambio della macchina incredibilmente aveva il cambio al volante. Per un mesetto ho giocato, mi sono allenato e dopo il primo test Fiorio mi fece i complimenti per come mi ero adattato subito». Ha un episodio che ricorda più volentieri negli anni passati con la scuderia di Maranello?
«Alla fine di giugno del 1991 siamo andati al Mugello con tre macchine diverse ed ero il solo pilota in pista, ho fatto talmente tanti giri che a fine giornata ero sfinito».
Torniamo alla F1, il suo esordio non è stato come se lo immaginava.
«Quando mi chiamarono alla Simtek dopo la morte a Imola di Roland Ratzenberger, a partire dal successivo gran premio di Spagna, durante le prove libere ebbi un grave incidente andando a sbattere contro le barriere riportando diverse fratture. La stagione finì lì, ma fortunatamente il 1994 fu l’anno di svolta per la sicurezza in Formula 1, le morti di Ratzenberger e di Senna, il cui ricordo è terribile ancora oggi, contribuirono a cambiare molte cose».
Sembra che la sua storia in F1 sia stata molto sfortunata.
«Forse è vero, lo dicono in molti, ma la sfortuna e la fortuna alla fine si sono bilanciate, mi spiace solo per la Formula 1».
La sua vittoria più bella?
«Quella a Spa nel 1992 sulla formula 3000 in una gara nello stesso fine settimana della Formula 1, perché era una bellissima vetrina, ma direi anche la vittoria nel campionato GT con la Ferrari».
Il ricordo più brutto invece?
«Due incidenti: quello di Barcellona, di cui in realtà non ricordo nulla delle sei ore successive e un’altra al Mugello con la Ferrari F1 provando con Prost. Di Barcellona posso dire che uscii di pista a 252 km\h a causa di un sottosterzo eccessivo causato dal brecciolino che era in pista come confermato da un ingegnere che era proprio su quella curva. In quella occasione tornai in pista grazie al dottor Costa amico di tutti i piloti a due e quattro ruote».
Torna al volante di una Ferrari, cosa si aspetta dal futuro?
«So che sarà dura e difficile, ma oggi sono più in forma di un anno fa e ringrazio la scuderia Mertel Motorsport per la fiducia e l’opportunità».
La passione è sempre la stessa dell’inizio?
«Dopo 38 anni, la passione è sempre quella a dispetto dell’anagrafe e mi ritengo fortunato».
Si è occupato di sicurezza incontrando tanti ragazzi in diversi momenti, che impressioni ha avuto?
«Da 18 anni collaboro con ACI per la sicurezza nelle strade, abbiamo incontrato oltre 150.000 ragazzi per parlare delle differenze tra la strada e la pista e spesso faticavano a tornare in classe».
Secondo lei i ragazzi di oggi sognano ancora?
«Sicuramente l’approccio è diverso, la passione c’è ma forse è più facile perché spesso i genitori spingono molto».
Che consiglio gli darebbe?
«Se i ragazzi hanno la passione non devono mollare mai, come ho fatto io».
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