Carlotta Arginelli, astro nascente del tennis: «Il mio idolo? Nadal»
La modenese è campionessa italiana Under 12 in singolo e doppio grazie ai successi nella Coppa Porro Lambertenghi: «Gioco da quando ho tre anni, per allenarmi faccio la scuola parentale»
FORMIGINE. Di un trionfo resta la foto con la coppa. Ma il tennis si misura nei minuti invisibili: sveglie anticipate, nastri che graffiano, compiti finiti in auto, chilometri di accompagnamenti. Il talento non è un fuoco d’artificio: è un metronomo. Tic: scuola. Tac: campo. Tic: recupero. Tac: allenamento. Su questo tempo regolare la modenese Carlotta Arginelli, classe 2013, affiliata al Club La Meridiana di Casinalbo, ha costruito una doppietta d’autore alla Coppa Porro Lambertenghi, sui campi storici del Bonacossa: singolare e poi doppio insieme alla compagna Sofia Foggia. Un torneo che equivale al titolo italiano. In un Paese che del tennis ha fatto il suo linguaggio quotidiano, Carlotta entra nel discorso con una voce pulita: determinazione, grinta, colpi che maturano come stagioni, senza scorciatoie, guidata anche dallo sguardo attento del papà-allenatore Alessandro Arginelli. Il resto – l’immagine in alto, il trofeo tra le mani – è solo la superficie. I trofei luccicano sui piedistalli: ma la vittoria vera sta sotto, in quel ritmo paziente che non fa rumore e, proprio per questo, dura. Una famiglia votata al tennis quella degli Arginelli: papà Alessandro, ex campione di categoria numero 13 al mondo tra gli Over 40, classifica italiana 2.2 e 18 punti ATP in doppio; la sorella minore Vittoria, 9 anni, vincitrice ad agosto del Master nazionale Under 9 al Foro Italico e attesa il 1° novembre al Master internazionale della Rafa Nadal Academy; e la mamma, incordatrice di racchette non rimane certo indietro.
Carlotta ha già assaggiato i raduni nazionali e i viaggi con la Federazione: «È bello anche fare qualche esperienza da sola con le altre ragazze: si cresce». Agenda piena: campionato italiano a squadre al Tennis Modena questo weekend, poi fase finale alla Meridiana in caso di vittoria, raduno nazionale il 1° ottobre, quindi due mesi di preparazione verso la stagione lunga che corre da gennaio a ottobre, con tappe Tennis Europe. Carlotta sospende per un momento l’allenamento e, mentre una goccia di sudore le scivola ancora sulla tempia, ci racconta com’è stato vincere la doppia sfida – singolare e doppio – nell’ultimo torneo.
Carlotta, partiamo dalla fine: com’è stato vincere un doppio scudetto a soli 12 anni? Come hai festeggiato?
«A casa mi aspettavano mia mamma e mia sorella, con loro abbiamo festeggiato e mangiato sushi, che è il mio piatto preferito. Dopo i tornei di solito mi prendo 3-4 giorni senza giocare per poter recuperare dopo le tante partite e stare con la mia famiglia. Soprattutto la finale, il secondo set in particolare, è stato il momento più duro contro Rebecca Carla Francia, compagna di Nazionale. Poi sono riuscita a chiudere il match con l’ultimo punto: prima un dritto incrociato, poi ho chiuso con una palla corta».
A che età hai iniziato a giocare a tennis e perché il tennis?
«Ho iniziato presto a tre anni. Mio papà già giocava e un giorno mi ha fatto provare: mi è piaciuto e ho continuato. Papà è bravo mi piace lavorare con lui, mi allena sul campo, poi a casa riguardiamo le partite in TV e mi dice cosa ho fatto bene e cosa devo migliorare. È anche un modo per stare insieme in famiglia».
Quanto si allena ogni settimana e com’è organizzata la sua giornata tra scuola e sport?
«Tennis 3-4 ore al giorno più 1 ora di atletica. Faccio scuola parentale tre giorni a settimana; un paio di mattine mi alleno e vado a scuola dopo. Così riesco a conciliare anche se gli impegni sono tanti. La scuola mi aiuta a organizzare bene: con i raduni e i tornei riesco a gestire».
Hai un colpo “marchio di fabbrica”?
«Il dritto».
Con Sofia Foggia vi conoscete bene: quanto è importante l’intesa in doppio? (Paolini–Errani docet)
«Tantissimo. Noi giochiamo insieme da tanto e ci incastriamo bene anche tecnicamente; molte coppie sono improvvisate mentre noi no. La finale di doppio: eravamo molto affiatate, tutto ha funzionato e abbiamo vinto. Siamo anche migliori amiche, abitiamo a circa 40 minuti, ogni tanto stiamo a casa l’una dell’altra, anche a dormire».
Poteva anche capitare di dovervi scontrare in finale… come sarebbe stato?
«Una partita particolare: siamo amiche e ci alleniamo spesso insieme, siamo compagne di nazionale. A volte vinco io, a volte lei. Sicuramente sarebbe stato emozionante». Cosa fai per rilassarsi quando non gioca a tennis? «Sto al telefonino, mi piace molto disegnare e… sì, anche i compiti (sorride, ndr)».
Sei agitata prima di una partita importante? Come gestisci la tensione?
«Di solito sono tranquilla, magari per un match importante c’è un po' più di tensione. A volte, prima di una finale, ascolto un po’ di musica; ma non sempre solo per le partite importanti per caricarmi».
E la scaramanzia?
«Non sono particolarmente scaramantica, nel senso che non ho un oggetto che porto sempre con me. Però diciamo che se ho vinto da una panchina… magari scelgo sempre la stessa (ride, ndr), o se abbiamo pranzato in un ristorante torniamo sempre lì».
C’è una tennista o un tennista che ammiri particolarmente?
«Nadal: mi piace la sua grinta e il suo gioco».
Qual è il tuo sogno sportivo più grande?
«Godermi quello che ho adesso, ma spero di diventare una giocatrice professionista».
Con Carlotta si potrebbe parlare di tennis per ore, ma non sognatevi di chiederle cosa pensa del padel o dell’americano pickleball se non volete vedere i suoi occhi verdi farsi sprezzanti per poi riportare subito la pallina sul campo da tennis. Una certezza semplice, detta con un sorriso: «Sono determinata. E anche un po’ chill». Il metronomo ha già ripreso a battere. Punto dopo punto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA