Gazzetta di Modena

Sport

L’intervista

Sinner, Coppa Davis e uno Slam a Roma, parla Binaghi: «Serve condivisione col governo»

di Davide Berti

	Jannik Sinner dopo la vittoria alle Atp Finals
Jannik Sinner dopo la vittoria alle Atp Finals

Il presidente della Federtennis si gode il grande momento: «Con il ministro Abodi siamo sulla strada giusta, non ci piace arrivare secondi»

5 MINUTI DI LETTURA





MODENA. La precisione dell’ingegnere. Ma anche l’estro di chi crea e sembra non volersi fermare. Angelo Binaghi, sardo di Cagliari, presidente della Federazione Italiana Tennis Padel, parla il giorno dopo uno dei tanti trionfi di questo 2025 ormai agli sgoccioli. Da Torino – con Sinner maestro tra i maestri – a Bologna – cuore del mondo tennistico con la finale di Coppa Davis – la strada è lunga per concedersi un bilancio con i piedi per terra e gli occhi che guardano lontano.

Presidente, se l’è goduta questa finale?

«Sì, dall’inizio alla fine. Non ho perso uno scambio. Ed è stata di un livello pazzesco».

Il giorno dopo come si sta?

«Quando si vince si sta meglio di quando si perde, non trova? È che ci stiamo abituando a stare bene, molto bene, fin troppo bene».

L’abitudine al successo la spaventa?

«No, ma quando non sarà più possibile vivere queste giornate dovremo farci trovare pronti. Mi auguro che l’atterraggio da questo viaggio arrivi il più tardi possibile, ma possa essere meno ripido della salita e ci sia il tempo di riassestarci».

L’anagrafe dà ragione alla Fitp.

«Non solo l’anagrafe (Sinner 24 anni, Musetti 23 anni), ma anche il numero di talenti a disposizione. Abbiamo davanti dieci anni di respiro». È così calcolatore che pensa già a cosa accadrà tra dieci anni? «Calcolo che non so se ci sarò io, ma sarà una programmazione a medio e lungo periodo che riguarderà tutto il movimento».

Non è la prima volta che le sentiamo mettere in discussione la sua presenza. L’ultima volta era stata questa estate, all’alba del decreto sport che diventa legge e dove si dice che Sport e Salute (società pubblica “cassaforte” dello sport italiano) intende essere coinvolta a pieno titolo nella gestione delle Atp Finals. Disse testualmente “laddove fosse necessario toglierei il disturbo. Io voglio vincere, se mi chiedono di perdere o pareggiare è giusto che ci provi un altro”. Siamo a questo punto?

«La mia affermazione vale sempre, non è scaduta. Ma ci sono le condizioni perché questo problema non esista. Mi pare si sia imboccata una strada corretta, sono fiducioso».

Nelle ultime ore vi siete incontrati con il ministro per lo Sport Andrea Abodi. Cosa vi siete detti?

«Gli incontri proseguono nel migliore dei modi».

Da Roma l’ha chiamata qualcuno?

«Molti ministri sono passati a Torino, non c’è stato bisogno di telefonate. Se invece si riferisce alla premier no, non mi ha chiamato».

Le Atp Finals una certezza ce l’hanno già: saranno in Italia almeno fino al 2030. Il dualismo Torino-Milano esiste?

«Esisterà fino a quando non ci sarà chiarezza nel rapporto con il governo».

Cambiamo città, parliamo di Bologna e della finale di Davis. Che settimana si aspetta?

«Certamente una settimana di grande pubblico. Lo abbiamo visto in questi due anni di vittorie: è una competizione che ha grande fascino, si sente che è l’unica competizione a squadre in uno sport molto individuale come il nostro. C’è grande attesa, quando abbiamo portato in giro per l’Italia i trofei vinti in questi anni tra Davis e King Cup siamo stati accolti con una dimostrazione di affetto enorme. Sarà strategico il pubblico, noi ce la metteremo tutta».

Con Sinner e Musetti avete toccato nuovamente l’argomento? Non averli in azzurro peserà.

«La vicenda era già chiarita e in queste ore abbiamo pensato ad altro. Sinner è un ragazzo fantastico. Sulle ali di questo successo entusiasmante di Jannik, credo che i ragazzi ce la metteranno tutta per mantenere la Coppa Davis in Italia per il terzo anno consecutivo».

Intanto il tennis ambisce a prendersi il ruolo del calcio in Italia.

«Sorpasso del tennis sul calcio? Non è un problema di sorpasso, c’è finalmente una concorrenza positiva, un reciproco stimolo a fare di più. Che Sinner faccia concorrenza al calcio mi sembra esagerato visti i risultati che purtroppo registra la Nazionale: oggi i traguardi sportivi sono su due, forse tre, dimensioni diverse. Noi negli ultimi anni abbiamo ridotto notevolmente il gap e i due fenomeni sportivi sono facilmente raffrontabili. Pensare di raggiungere il calcio prima era un tabù, ora non più».

Cosa ha fatto la differenza per la crescita del tennis?

«Il nostro canale televisivo, che ha reso disponibile il tennis a tutte le fasce della nostra popolazione. Prima con la tv tradizionale era fruibile solo al 20 per cento degli italiani. Poi, certo, la formazione e i giovani».

Quanto avete visto crescere le scuole tennis?

«Le rispondo con le parole del ministro Abodi: l’aumento del tennis nella scuola dell’obbligo ha raggiunto proporzioni tali da essere più alto di quanto accaduto per tutte le altre discipline sommate insieme».

Proiettiamoci a Roma. Lei ha più volte parlato degli Internazionali come quinto Slam. Impossibile?

«A noi non piace arrivare secondi ma non si può pensare di farlo da oggi a domani, una Federazione come la nostra è legittimo che ci pensi. C’è solo questo grande obiettivo, tutto il resto lo abbiamo raggiunto. Ma è difficilissimo. Obiettivi di questa portata non sono immaginabili se non c’è condivisione e sforzo in termini di impianti da parte dello Stato. Se riuscissimo ad avere questa condivisione credo che il traguardo sarebbe raggiungibile in tempi ragionevoli. Non sono ancora riuscito a far capire al Governo quanto può far ottenere al nostro Paese anche in termini di ricadute economiche, oltre che di impatto sociale e credibilità. Ci proverò finché farò il dirigente. Farò di tutto per condividere sogni e progetti anche con chi istituzionalmente deve aiutarci a raggiungerli. La crescita del torneo di Roma deve essere accelerata. Perché ora abbiamo risultati irripetibili, se non ce la facciamo noi in Italia con queste condizioni attuali, non ce la farà nessuno nei prossimi 100 anni».

Se dovesse sognare?

«Un mio sogno è di sicuro quello che ha fatto nel femminile Jasmine Paolini: aspettiamo un re di Roma che vinca gli Internazionali Bnl d’Italia nel tabellone maschile, manca dal ’76 e il prossimo anno sono 50 anni, credo siano maturi i tempi perché questo possa avvenire. Abbiamo uno squadrone nel settore maschile, 10 giocatori tra i primi 100, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Sogno una finale tutta italiana come avvenne agli Us Open con Pennetta e Vinci».

© RIPRODUZIONE RISERVATA