Gazzetta di Modena

«Tra pulsione e controllo»

di Chiara Bazzani
«Tra pulsione e controllo»

La scrittura in versi secondo Magrelli, ieri ospite alla Rocca

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VIGNOLA. «Ha sempre puntato su una visibilità formale e un'intensità della lingua poetica molto forte» Valerio Magrelli, ordinario di Letteratura francese all'Università di Cassino. Così lo ha descritto Roberto Galaverni, in dialogo con lui alla Rocca di Vignola. Magrelli ha esordito con la raccolta di poesie “Ora serata retinae” nel 1980, appena 23enne, un libro che è diventato subito un punto di riferimento tra gli autori coevi e per le generazioni successive, «e tutt'ora lascia esterrefatti per la maturità stilistica e il controllo della forma che presenta». Negli anni le sue pubblicazioni sono state molteplici, sia in volumi di poesie, sia di prosa, a partire da “Nel condominio carne” del 2003, un libro di narrativa «dalla prosa fortemente ritmata e in continuo travaso con la poesia», sia in lavori critici. Quest'anno è uscita la raccolta di poesie “Il sangue amaro” (Einaudi). Un libro composto da molte sezioni di cui l'autore ha citato numerose poesie per il pubblico che assisteva al suo intervento. Pezzi brevi, poemetti, poesie dedicate alle stagioni, come l'autobiografica “Luglio” in cui lo sguardo autosservante gli fa dire: “Io... lebbroso della luce da questuante. Questuante dell'ombra, vampiro condannato a amare luglio soffrendone il barbarico barbaglio. Un incubo”. Poesie dedicate al Natale, alcune dedicate al paesaggi laziali con riferimento a quella zona del Nord del Lazio in cui lui abita, altre dedicate alle dediche. «Per esempio una è dedicata a Sanguineti, di cui certo non fui amico, anche se lo stimavo - ha commentato Magrelli - L'ho dovuta scrivere e s'intitola “Niente funerali di stato per Sanguineti, ovvero le Ceneri di Mike”. Scrissi che era come il 1453, la Caduta di Costantinopoli. Siamo sbandati se ai giovani si dà come maestro un pur simpatico presentatore e alla fine ho dovuto scrivere questa poesia, perché le poesie sono una via di mezzo tra pulsione e controllo». Certamente lo sguardo è lucido e non privo di una certa ironia tanto che per presentare l'ultima raccolta ha citato le parole del poeta americano Basil Bunting «Quando un poeta raccoglie le sue poesie inchioda le tavole della propria bara».