Commedia e dramma per tre titoli italiani presentati a Venezia
BELLUSCONE di Franco Maresco; I NOSTRI RAGAZZI di Ivano De Matteo; ARANCE E MARTELLO di Diego Bianchi Tanti, tantissimi i film italiani sugli schermi della Mostra del Cinema di Venezia. Grande l’atte...
BELLUSCONE di Franco Maresco; I NOSTRI RAGAZZI di Ivano De Matteo; ARANCE E MARTELLO di Diego Bianchi
Tanti, tantissimi i film italiani sugli schermi della Mostra del Cinema di Venezia. Grande l’attesa per “Belluscone” di Franco Maresco ormai orfano di Daniele Ciprì: attesa solo in parte giustificata. Il film è la storia del rapporto, politico e personale, tra Berlusconi e la Sicilia. L’isola di Dell’Utri e di Schifani, dello stalliere Mangano, del travolgente successo amministrativo del 61 a 0 che nel 2001 segnò l’apice del potere berlusconiano, diventa osservatorio privilegiato da cui descrivere un’epoca e un fenomeno sociale, attraverso interviste che diventano testimonianze tra le più disparate, dai fedelissimi ai grandi accusatori dai voltagabbana ai comuni cittadini. Al centro del film le disavventure dell’impresario palermitano Ciccio Mira, berlusconiano accanito, e di Erik e Vittorio Ricciardi, cantanti della sua scuderia, che con la canzone “Vorrei conoscere Berlusconi” sono decisi a spopolare nelle piazze del capoluogo siciliano. Il documentario è divertente quando tratteggia i suoi personaggi cult-pop nello stile di Cinico TV, abbastanza ordinario e prevedibile per il resto. Molto tradizionale la commedia drammatica “I nostri ragazzi” di Ivano De Matteo, corale e dolente come va di moda nel cinema internazionale ormai omologato. Eccoli i nostri quattro eroi, perché di solito così si definiscono. Ma chissà se loro lo sono, seduti come da tradizione nel ristorante dove si trovano una volta al mese. Sono quattro, due fratelli e le mogli. Sono diversi, si detestano cordialmente, ma ottemperano a quel dovere rituale chiacchierando di futilità, mascherando i loro sentimenti. Poi però succede qualcosa che fa affiorare in superficie tutti i conflitti, perché i loro figli ne hanno combinata una davvero grossa, e sembrano oltretutto fregarsene contando sulla copertura dei genitori. De Matteo, partendo dal romanzo “La cena” di Herman Koch, prova a costruire un congegno di orologeria (con improvvisa esplosione finale) dove la tensione cresce sempre più, ma il tutto suona artefatto e meccanico - non aiutano le pedestri interpretazioni degli attori, con nota di demerito per la Mezzogiorno. Farsesco fin dal titolo invece “Arance e martello” di Diego Bianchi: accadeva a Roma tre anni fa, la vita di un tranquillo mercato di quartiere veniva sconvolta dalla notizia di imminente e inspiegabile chiusura ad opera del Comune di destra. L’Sos dei commercianti si concentra alla sede rionale del Pd ove si consuma una giornata tragicomica e paradigmatica per la storia contemporanea del nostro Paese. Vigila, dall’alto della sua autorialità, l’implacabile Spike Lee dal cui film “Fa la cosa giusta” Bianchi, il popolare Zoro televisivo qui anche attore, trae una magmatica ispirazione. Una calda giornata d’estate raccontata mescolando il suo linguaggio da reporter-blogger-conduttore televisivo con la tradizione della commedia popolare italiana, o meglio romana e anzi romanista, con quel Totti icona di riferimento di compagni e no assai più di Lenin o Marx (Renzi doveva ancora arrivare…).