Gazzetta di Modena

Galleria Civica di Modena, così Arienti dialoga con l’antico

di Michele Fuoco
Galleria Civica di Modena, così Arienti dialoga con l’antico

Conoscete i grandi teli antipolvere utilizzati nei ponteggi? Sono quelli che Stefano Arienti impiega per la maggior parte delle sue opere esposte, da domani (inaugurazione alle 18) al 16 luglio a Palazzo S. Margherita. Nella mostra, che prende il nome di "Antipolvere", a cura di Daniele De Luigi e Serena Goldoni, si avvera un dialogo tra l'artista mantovano, che vive a Milano, e maestri anche del passato.

24 marzo 2017
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MODENA. Conoscete i grandi teli antipolvere utilizzati nei ponteggi? Sono quelli che Stefano Arienti impiega per la maggior parte delle sue opere esposte, da domani (inaugurazione alle 18) al 16 luglio a Palazzo S. Margherita. Nella mostra, che prende il nome di "Antipolvere", a cura di Daniele De Luigi e Serena Goldoni, si avvera un dialogo tra l'artista mantovano, che vive a Milano, e maestri anche del passato.
Ecco allora il confronto con l'altarolo di El Greco della Galleria Estense, da cui Arienti coglie un paesaggio, con una veduta del Monte Sinai.

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«Vedere il trittico del maestro del ’500 - dice l'artista - è stata una grande emozione. Ingrandendo un particolare, l'ho trasformato in un soggetto quasi surreale e astratto». Per Martina Bagnoli la collaborazione con la Galleria Estense, di cui è direttrice, «è stata molto importante, perché ciò permette di sposare l'arte contemporaea con quella antica. L'arte contemporanea cerca di far capire come si possano interpretare opere di un tempo lontano. Credo che Stefano sia un maestro nel riappropriarsi del passato con una materia particolare». Ispirato, invece alle ante d'organo dipinte dal Romanino, è il dittico concepito per il Museo Civico di Asola, paese natale di Arienti. Un grande telo raffigurante un fiore di carota selvatica s'impone allo sguardo dei visitatori nel Chiostro del Palazzo.

È stato progettato nel 2012 per Isabellla Stewart Gardner Museum di Boston. Su teli antipolvere sono pure "Studi per gregge" e "Studi per fra gli alberi", con inchiostro oro, la "Montagna d'oro" ad acrilico. Ma materiali di supporto sono anche carte da pacco, locandine, fotocopie, lucidi da elaborati tecnici che accolgono gli studi per l'altare della chiesa di S. Giacomo maggiore di Sedrina, "Gargantua e Pantagruel" tratti da Doré, "Mano con sfera" tratto da Escher. In mostra, che copre 25 anni di attività, anche i "grandi libri delle firme", tappeti tinti di nero e cuscini decorati a mano. In un video documentario l'artista racconta la sua ricerca. «Non c'è una gerarchia tra maestri ai quali guardo.

Le opere sono - spiega Arienti - molto aperte alla committenza e richiedono determinate competenze. Alcune lavori ricalcano disegni di tessuti tradizionali». Ecco perché le sue opere vengono commissionate da istituzioni pubbliche e da fondazioni private, e pure da aziende come Ermenegildo Zegna e Kartell. Ricco il programma dei laboratori didattici, a cura di Launa Ponzoni. E si comincia domenica.