Gazzetta di Modena

C'era una volta a Modena

Modena 1952. Guerra a don Zeno Così Nomadelfia dice addio a Fossoli

Rolando Bussi
Modena 1952. Guerra a don Zeno Così Nomadelfia dice addio a Fossoli

Il sacerdote è allontanato dalla comunità e processato “Sono uno tra gli uomini più infelici che esistano sulla terra”

26 luglio 2018
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Nel dopoguerra si pone il problema delle “scuole differenziali”, e Modena già da alcuni anni era dotata di un Centro medico pedagogico. Ed erano sorte quattro “scuole differenziali”. Il 31 dicembre 1962 viene istituita la scuola media unificata.

Contestualmente si ha un riordino della materia, con l'organizzazione di scuole differenziali per alunni affetti da disabilità gravi e classi differenziali destinate ad alunni con problemi di socializzazione o apprendimento. Il decreto del 22 dicembre 1967 stabilisce all'articolo 30 che "soggetti che presentano anomalie o anormalità somato-psichiche che non consentono la regolare frequenza nelle scuole comuni e che abbisognano di particolare trattamento e assistenza medico-didattica sono indirizzati alle scuole speciali. I soggetti ipodotati intellettuali non gravi, disadattati ambientali, o soggetti con anomalie del comportamento, per i quali possa prevedersi il reinserimento nella scuola comune sono indirizzati alle classi differenziali". Bisognerà attendere il 1977 perché le classi differenziali venissero sostanzialmente abolite.

Ci si sposa in Sant’Agnese, e poi si va a pranzo. Ma nel pomeriggio circa sessanta persone presentano sintomi da intossicazione. Fortunatamente tutto si risolve per il meglio, e la causa è stata carne di vitello avariata. Passa la “Mille Miglia”. Alfiere dell’industria automobilistica modenese, assente per infortunio Gigi Villoresi, sarà Piero Taruffi, “per il quale la Ferrari ha costruito una tre litri sperimentale, dalla potenza sbalorditiva, dalla linea fremente”.

Si riunisce il Consiglio comunale, e il senatore Pucci, Assessore ai Lavori Pubblici, riferisce che la sistemazione di Piazza Matteotti va ancora rinviata, in attesa di contrarre un mutuo di 30.000.000 con l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. In compenso è giunta l’ora, per ragioni igieniche e sociali, di abbattere le casupole malsane del quartiere fra la Via San Paolo e la Via Tre Re, nel quale in quel momento abitano 63 famiglie, per un totale di 191 persone, in condizioni sanitarie pressoché impossibili. Per poter procedere l’Amministrazione propone la vendita dell’albergo “Italia” di sua proprietà lì collocato (non so, ma penso che venga demolito).

Con un anticipo di otto-dieci giorni (di solito si parte dalla fine di aprile agli inizi di giugno) cominciano il loro viaggio dalla Provincia di Modena verso il Piemonte e la Lombardia le mondariso.

Le mondine erano lavoratrici stagionali, costrette per necessità a stare per giorni e giorni con le gambe immerse nell’acqua fino alle ginocchia, a piedi nudi e con la schiena curva. Lo sfruttamento e l’assenza di diritti sul lavoro portarono alla nascita del movimento delle “mondariso”, che passerà alla storia per la sua leggendaria combattività sindacale, per un radicalismo che neppure il fascismo riuscirà a controllare. Grazie all’interpretazione di Silvana Mangano nel film “Riso amaro” del 1949, le mondine segneranno l’immaginario collettivo come simbolo di prorompente femminilità. Partono in quei giorni 8.374 mondine su treni speciali di terza classe.

Sessant’anni fa, il 20 febbraio 1958, il Parlamento approvò la “legge Merlin” che aboliva le “case chiuse”, cioè i bordelli.

Ma fu una approvazione lunga e complessa, con molti oppositori. Nell’aprile del 1952 l’Ordine dei Medici della Provincia di Modena “deplora” che la campagna condotta, a sfondo forse troppo politico, per l’approvazione del progetto Merlin, sia stata fatta senza il preventivo parere della classe medica, la sola che, attraverso obiettive e ponderate valutazioni, avrebbe potuto, con esperienza e conoscenza di causa, far decidere sull’argomento; “plaude” all’opera ed agli argomenti del sen. Prof. Pieraccini che al Senato sostenne la tesi contraria al progetto; “fa voti” che la Camera non approvi il progetto Merlin; “invita” la Federazione degli Ordini a promuovere un referendum fra tutti i medici italiani; “considera” tale pronunciamento di capitale importanza per la salute dei giovani.

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Una giovane signora che abita a Marzaglia si fa ricoverare in Ospedale perché ha riportato una sospetta frattura alla mandibola, sostenendo di essere caduta da un ciclomotore. La spiegazione non convince, e si scopre che il marito l’aveva colpita con un bastone, e la poveretta era stata costretta a difendersi impugnando un coltello. Il marito si è reso irreperibile ed è ricercato dai Carabinieri.

Negli anni Trenta don Zeno Saltini aveva fondato a San Giacomo Roncole l’Opera Piccoli Apostoli, e nel 1947 aveva occupato il campo di concentramento di Fossoli.

La comunità il 14 febbraio 1948 aveva approvato il testo di una Costituzione e l'Opera Piccoli Apostoli aveva preso il nome di Nomadelfia. Raccoglie migliaia di ragazzi, viene benedetta da papa Pio XII ed è all'apice della notorietà.

Nel 1950 don Zeno propone il lancio di un movimento politico, "Movimento della Fraternità Umana", propugnatore di forme di democrazia diretta. Questo fatto suscita immediatamente una forte ostilità non solo presso gli organi di governo, ma anche di numerose autorità ecclesiastiche. La comunità raggiunge il numero di 1.500 persone, di cui 800 figli accolti e 150 ospiti (senza casa e senza lavoro). La contessa Giovanna Albertoni Pirelli dona una enorme estensione di terreno presso Grosseto.

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Pensando di evitare interventi sia dello Stato che della Chiesa, Nomadelfia si trasforma: i suoi membri rinunciano al nome di Piccoli Apostoli, dichiarano di non considerarsi comunità a carattere religioso, e si costituiscono in libera associazione civile. Ma il 5 febbraio 1952 don Zeno riceve dal Sant’Uffizio una Intimatio con la quale gli si ordina di ritirarsi da Nomadelfia e di mettersi a disposizione della sua diocesi o di altra che egli preferisca.

Don Zeno obbedisce, sebbene a malincuore. Così scrive: “Cari Babbi e Mamme di Nomadelfia, martedì 5 gennaio, festa di S. Agata martire, alle ore 9 sono entrato nello studio di S. E. il Nunzio apostolico. Ha estratto di tasca un decreto del S. Uffizio nel quale mi si comanda di ritirarmi da Nomadelfia … Vi posso assicurare che obbedisco … Mi mandò la Chiesa a voi e sono venuto, vi ho amati come veri figli ed ora la Chiesa mi strappa a voi. Non vi sono più Padre, sono un sacerdote in cerca di una Diocesi e sono uno tra gli uomini più infelici che esistano sulla terra”.

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Nel giugno del 1952 la comunità viene sciolta con la forza su ordine del ministro Mario Scelba, i beni vengono ceduti alla commissione prefettizia di liquidazione coatta, le famiglie vengono allontanate, pochi rimangono.
Nel novembre del 1952 don Zeno è processato per una denuncia dei creditori, ma viene assolto. Si chiude in questo modo l'esperienza di Fossoli, ma si aprirà quella di Grosseto.
Possiamo talvolta ridere un poco?


Alla Stazione Centrale di Milano dal Direttissimo arrivato da Modena alle 9,30 scende un gruppo di persone che con fare concitato tengono fra di loro un uomo dall’aria mortificata e lo conducono verso il Commissariato. Alludevano con aria contrariata a certe macchie rossastre che chiazzavano i loro abiti, in particolare il tailleur grigio di una signora e il cappotto di un signore. Il colpevole dall’aria afflitta aveva una valigetta e una borsa da cui grondava un liquido rossastro. Era Lambrusco! Il modenese stava andando a Milano per festeggiare con amici. Aveva posto sulla rete, in uno scomparto di seconda classe, sei bottiglie. O è stato colpa di qualche scossa del treno, o del calore eccessivo, fatto sta che i tappi delle bottiglie sono esplosi!


Notizia dal nostro Appennino. A Renno, vicino a Pavullo, sulla strada che porta a Sestola (oggi non si usa più quella che i Modenesi chiamavano la “Serpentina”, ma consiglio vivamente di andare a vedere quella bellissima chiesa medievale), ricorre il venticinquesimo anno della nomina a parroco di don Battista Santi. Una sessantina di parrocchiani si riuniscono in una sala per festeggiare. Improvvisamente il pavimento crolla: 9 feriti gravi e 25 leggeri, tutti curati all’Ospedale di Pavullo.


E ci si lamenta della manutenzione delle strade. “Incamminandosi per Via Sadoleto, provenendo da Viale Muratori, si trova sulla destra una strada senza nome, della lunghezza di circa 80 metri, che termina davanti a un appezzamento di terreno non fabbricato … Lo stato della strada è deplorevole a causa del ristagno delle acque di scolo per mancanza parziale delle fognature e degli scoli delle acque piovane … Nonostante il pagamento della nettezza urbana nessun cantoniere provvede alla minima visita … Di sera poi, trattandosi di strada chiusa, vi si possono notare soste che non sempre corrispondono alla pubblica morale”.
ROLANDO BUSSI
<QM>bussirolando@gmail.com