Gazzetta di Modena

Spettatore seriale

Battuage, al Teatro delle Passioni una storia di violenza fisica e psicologica senza filtri

Andrea Marcheselli
Battuage, al Teatro delle Passioni una storia di violenza fisica e psicologica senza filtri

La strada è il contesto dove si svolge “Battuage”, lo spettacolo di Joele Anastasi che Vucciria Teatro propone al Teatro delle Passioni fino a giovedì 29, una specie di immersione nella realtà degradata di un anonimo punto di ritrovo per essere umani che conducono.

29 gennaio 2020
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MODENA Salvatore è un “lavoratore del sesso”: ha lasciato la Sicilia seguendo il mito della carriera da attore, ora si limita a recitare su di un palcoscenico assai poco nobile, un supermercato del piacere incorniciato da sudici pisciatoi.

La strada è il contesto dove si svolge “Battuage”, lo spettacolo di Joele Anastasi che Vucciria Teatro propone al Teatro delle Passioni fino a giovedì 29, una specie di immersione nella realtà degradata di un anonimo punto di ritrovo per essere umani che conducono, chi per scelta, chi per forza, una vita estrema, al limite fra la perversione e l’autodistruzione.

Salvatore in verità ha scelto la propria condizione, cui è giunto per soddisfare un’ansia irrefrenabile di piacere, di poter esercitare un controllo sugli altri. Non è così per altri compagni di vita: la prostituta fuggita con un’amica dalla Grecia nell’illusione di trovare una sorta di bengodi oltremare, le due transessuali che condividono depravazioni e disperazione.

È una storia di violenza sia fisica che psicologica quella che Anastasi racconta senza fronzoli o particolari filtri, per cui colpisce decisamente lo spettatore che non frapponga a salvaguardia dei propri sentimenti una diga di calcolata freddezza. Tuttavia, alla fine resta un interrogativo: quale sarebbe il vero fine dello spettacolo? Raccontare una storia? Beh, di narrazioni sulle esistenze pericolose di casi umani che vivono ai margini forse siamo un po’ esausti, di costruzioni drammatiche che possono assumere valore allegorico di rappresentazione di esistenze bruciate pure.

Sensibilizzare su vicende di cronaca vera? In questo caso, occorrerebbero indicazioni più dirette per renderne quantomeno individuabile il contesto, che così rimane nel limbo della retorica. Insomma, lo spettacolo tiene, perché gli interpreti – oltre allo stesso Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano, Ivan Castiglione – sono davvero bravi, convincenti, ma così com’è, proponendosi quale ennesimo “viaggio all’interno dell’animo umano”, declinato nella sua più profonda oscurità, non aggiunge granché a un’ormai consolidata tradizione di descrizioni di vicissitudini sempre più prossime al cliché.

Come in parte conferma l’ammazzamento finale, che giunge quasi inevitabilmente benché non proprio indispensabile per lo sviluppo della vicenda drammatica. Certo, quella microstoria probabilmente non poteva che finire in questo modo. Sarebbe stato bello, però, se ci avesse sorpreso con una soluzione un po’ meno stereotipata.