Gazzetta di Modena

Spettatore seriale

Modena. Lombardi e Tiezzi: accoppiata vincente per il Faust allo Storchi

Modena. Lombardi e Tiezzi: accoppiata vincente per il Faust allo Storchi

Lo spettacolo è costruito con grande rigore e utilizza le scene e i costumi di Gregorio Zurla per dotarlo di un contesto freddo, glaciale, a metà tra i paesaggi romanticamente gelidi di C.D. Friedrich e gli ambienti asettici di un nosocomio.

15 febbraio 2020
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Sono pressoché infiniti i temi riconducibili al mito faustiano, cui Goethe dedicò buona parte della propria esistenza giungendo a realizzare un’opera titanica che ha finito per rendere la figura del mago cinquecentesco un topos della cultura occidentale.

Misurarsi, prima o poi, col dramma goethiano è divenuto una sfida cui è difficile sottrarsi, nella propria carriera, per i registi teatrali di grande spessore, ed è stato così anche per Federico Tiezzi, che ha tuttavia scelto di estrapolarne alcuni momenti fondamentali, affidati alla riscrittura, in italiano, di Fabrizio Sinisi, così realizzando “Scene da Faust”, lo spettacolo proposto in questi giorni al teatro Storchi (fino a domenica 16 febbraio). Nella sostanza si limita a riprendere la prima parte del dramma, concentrando in tredici scene, che rinomina “capitoli”, la vicenda che conduce il protagonista al patto con Mefistofele e il suo sviluppo che porta Faust a sperimentare la leggerezza della vita, fino all’invaghimento per Margherita, dolce e innocente, sedotta e ridotta ad una fine tragica solo per coronare un estemporaneo sogno d’amore.

Lo spettacolo è costruito con grande rigore e utilizza le scene e i costumi di Gregorio Zurla per dotarlo di un contesto freddo, glaciale, a metà tra i paesaggi romanticamente gelidi di C.D. Friedrich e gli ambienti asettici di un nosocomio. Molto bello è certamente il primo quadro, ove i tre arcangeli inneggiano al creatore visivamente riprodotti come giovani nudi appesi a testa in giù, prima che Mefistofele incontri Dio (invisibile, evocato con uno specchio in cui è impossibile riflettersi).

Poi, nel suo evolversi la messa in scena ha qualche alto e basso, diviene a tratti ripetitiva oppure si sofferma su trovate non felicissime (non è del tutto convincente la trasfusione mediante la quale Faust ottiene le nuove capacità trasferitegli da Mefistofele, realizzata in una sorta di obitorio gestito da esseri scimmieschi), però nel complesso mantiene un livello di spettacolarità assai considerevole.

L’idea che Faust, col proprio impegno a raggiungere l’immortalità ad ogni costo, e Mefistofele siano in definitiva entrambi figli di un medesimo desiderio di potenza – una delle tesi che ci paiono alla base del lavoro di Tiezzi - risulta chiara, mentre come al solito encomiabile è l’interpretazione di Sandro Lombardi, demonio ironico e sottilmente sadico, decisamente inquietante.

Convincenti pure il Faust di Marco Foschi e la Margherita di Leda Kreider, brava quest’ultima a non ridurre l’ultima, tragica parte, in cui verrà condotta al patibolo dopo aver ucciso il proprio neonato, in un momento melodrammatico.

Altrettanto apprezzabile è il gruppo di interpreti che accompagnano e supportano la rappresentazione orchestrati con grande maestria, per cui alla fine le due ore di spettacolo convincono e coinvolgono lo spettatore – in particolare quello che ha già presente nella sostanza l’evolversi della vicenda faustiana – in un viaggio che introduce a una indagine sulla crisi della coscienza e sulla profondità dell’animo dell’uomo moderno.