Gazzetta di Modena

Spettatore seriale

Arena del Sole, il teatro politico al servizio dell'uomo di ErosAntEros

Arena del Sole, il teatro politico al servizio dell'uomo di ErosAntEros

Perché alla fine sì, “Vogliamo tutto!” è uno spettacolo politico, ma di quella politica costruttiva che si pone realmente al servizio dell’uomo.

15 novembre 2021
2 MINUTI DI LETTURA





È teatro politico quello che ErosAntEros ha fatto realizzando il suo ultimo spettacolo, “Vogliamo tutto!” (in scena fino a domenica 14 novembre alla bolognese Arena del Sole), o piuttosto si tratta di una performance video/sonora che utilizza immagini, suoni, sogni e disillusioni di un controverso capitolo della storia italiana per costruire un complesso evento scenico? Forse, battezzando una delle due risposte, escludendone l’altra, ne verrebbe restituita un’immagine incompleta.

Perché è teatro politico quello che Davide Sacco e Agata Tomsic propongono da una decina di anni attraverso allestimenti che per lo più indagano sulle dinamiche sottese alla società contemporanea, ma è anche una modalità di ricerca estetica che si traduce in allestimenti che rifuggono l’ovvietà della consuetudine nella rappresentazione. Si fosse trattato esclusivamente di teatro politico sarebbe magari bastato il collage di testimonianze audio e video per costruire un più che sufficiente reportage/denuncia di una stagione la cui conclusione forse è tuttora da scrivere; viceversa, lo spettacolo si sviluppa utilizzando modalità di racconto che, senza la pretesa di risultare per forza innovative, così come sono assemblate dotano di una diversa efficacia la struttura drammaturgica.

Nel suo procedere l’allestimento cresce infatti come intensità emotiva, con il conseguente coinvolgimento dello spettatore che viene progressivamente trascinato nel vortice degli eventi che hanno caratterizzato il ’68, in particolare nella zona torinese targata FIAT, presa come emblema degli obiettivi della rivolta. È proprio la mai perduta attualità di certe situazioni, di certe posizioni a fare da ideale cornice dell’intero racconto, che nella sostanza parla di cinquant’anni fa ma induce a cercare i collegamenti inevitabili col presente. Il finale lascia con un interrogativo che presuppone una risposta pressoché ineluttabile, che impone una quasi obbligata riflessione sull’oggi e su cosa si vorrebbe divenisse il domani.

Perché alla fine sì, “Vogliamo tutto!” è uno spettacolo politico, ma di quella politica costruttiva che si pone realmente al servizio dell’uomo.