«Consigli per chi vuole fare impresa oggi e affrontare la tempesta»
“La mia bussola” di Paolo Moscatti parla di valori amicizia e famiglia. «Gli insuccessi? Parte della vita»
ALICE BENATTI
Il 4 giugno 2020 TEC Eurolab – azienda del modenese diventata riferimento europeo per le industrie dell’automotive, dell’aeronautica, della meccanica e del biomedicale – ha spento le sue prime trenta candeline. Trent’anni anni che uno dei suoi fondatori, Paolo Moscatti (l’altro è Alberto Montagnini), racconta in un libro che non vuole, però, essere celebrativo, ma utile. «Vorrei far capire come la vita dell’imprenditore si intreccia con quella dei suoi familiari, dei soci, dei collaboratori e come a volte, sbagliando, l’imprenditore finisca per identificarsi con l’azienda fino a volerne condividere le sorti» – scrive in “La mia bussola. L’amicizia, la famiglia, l’impresa” (Spirali) dialogando con la curatrice Anna Spadafora, brainworker e direttrice dell’associazione culturale Progetto Emilia Romagna.
Nel libro sottolinea che spesso gli imprenditori sono restii a raccontare gli insuccessi e che invece, secondo lei, è importante farlo. Perché?
« Per dare un segnale ai piccoli imprenditori, quelli che subiscono di più la sconfitta proprio perché nella sconfitta sono più soli. E raccontarla significa esorcizzarla: bisogna dire che è una cosa che capita e che se ne può uscire. Senza gli insuccessi resta solo la celebrazione di vittorie e di libri di fenomeni ce ne sono diversi. Penso però che per un piccolo imprenditore, piuttosto che leggere la storia di Jeff Bezos o Elon Mask, possa essere più utile qualcosa scritto da uno come lui.
Nel 2012 pensò di tirare i remi in barca, qualcosa che tanti imprenditori hanno pensato o stanno pensando adesso a causa della crisi Covid-19. Cosa occorre valutare prima di mollare davvero?
« Occorre valutare i motivi della propria insoddisfazione: è questo il punto. Riuscire a mettersi al di fuori della propria impresa e capire prima quali sono i motivi di insoddisfazione e poi come ribaltare questa situazione, che ovviamente comporta una scommessa, un rischio d’impresa. Magari l’imprenditore è depresso per ciò che lo circonda ma non è la causa della propria depressione, come ad esempio nel caso del Covid o dell’abbandono di un cliente importante senza motivazioni particolari. Quindi deve chiedersi “se non è colpa mia cosa posso fare?”».
Bisogna pensarci bene prima di mollare perché vuol dire annullare 10, 15, 20 anni di impresa. Usando una metafora, scrive che la nave viaggia grazie alla squadra. Come si costruisce e come si punta su questa squadra?
«Si costruisce sulla base dell’occorrenza, come su una nave: serve un capitano, certo, ma anche chi pulisce il ponte. Nel momento in cui vai a selezionare le persone devi stare attento a scegliere quelle che abbiano un pochino il tuo DNA, i tuoi valori di etica, di collaborazione e di solidarietà con il resto della squadra. Nei colloqui di assunzione noi non solo prestiamo attenzione al titolo, ma approfondiamo altri aspetti: cosa piace fare a questa persona, che esperienze ha avuto, quando è che si è trovato bene e quando male. Poi va detto che durante il viaggio della nave le persone salgono e scendono perché l’azienda non la si sposa, ma si fa un percorso insieme. E bisogna anche tenere presente che quando la squadra è sottoposta a tensioni violente -come quelle della “tempesta perfetta” di cui parlo nell’ultimo capitolo – potrà anche riuscire ad uscirne, ma nel frattempo si è logorata quindi qualcuno sarà esausto e deciderà di andarsene pur avendo fatto il proprio dovere fino in fondo al 110%.»
Qual è il consiglio più importante che si sente di dare a un giovane che vuole fare impresa oggi? Certo non sono più gli anni ’90, ma anche voi non avevate soldi…
«Di curare molto bene il proprio modello di business. Ci sono due libri che consiglio: “Business Model Generation” di Osterwalder e Pigneur e “Value Proposition Design” di Osterwalder, Pigneur, Bernarda e Smith. Per chi vuole cominciare sono due testi sacri che ti fanno capire come deve funzionare il tuo business. Poi devi chiederti: perché vuoi fare l’impresa? Qual è la proposta di valore che tu pensi di dare? Hai un qualcosa di diverso da proporre?»
Dove deve puntare la bussola di un imprenditore?
«La bussola ha dei punti cardinali e a quelli devi fare affidamento. Quindi le persone che ti stanno attorno, che ti vogliono bene e quelle con le quali ti metti in società. Mia moglie è un punto cardinale importantissimo della mia bussola così come lo è il mio socio. A partire da quei punti fermi ti crei la tua rotta puntando al tuo progetto, a quello che ti appassiona e per il quale credi di avere competenze. E nel farlo devi sempre stare attento alle persone che rappresentano i tuoi punti cardinali».