Gazzetta di Modena

La rassegna

Sestola. La venerazione per gli alberi anima le ceramiche di Filippo Sala

Michele Fuoco
Sestola. La venerazione per gli alberi anima le ceramiche di Filippo Sala

Al Giardino Botanico Alpino Esperia presenti dodici installazioni

26 agosto 2023
4 MINUTI DI LETTURA





Sestola Un amante della natura per vocazione e per destino. Filippo Sala ha stabilito una fede di comunione con gli alberi e espone, fino al 31 agosto, le sue sculture nel Giardino Botanico Alpino Esperia del CAI (Club Alpino Italiano, sezione di Modena), a Passo del Lupo, nel Comune di Sestola. Dodici le opere che costituiscono la mostra “Driadi. Gli alberi sono santuari… abitati”. La definizione è di Hermann Hesse che dice, ne “Il canto degli alberi”, che «chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine, e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita». Sala concentra l’attenzione sul mistero che li anima e si fa esploratore mistico della notte, camminando nel bosco. «Di notte, il bosco non lo vedo, lo sento, lo ascolto. E sto zitto. Esercizio per me difficile. Contemplo la stessa bellezza del giorno, ora invisibile».

L’artista di San Prospero, che ama citare il Dalai Lama per «il giardino luogo di meditazione. La meditazione deve creare la base per l’azione”, conferisce al suo lavoro creativo una tensione quasi religiosa, un’ansia metafisica. Carica di sensi arcani l’opera, popolandola di creature (uccelli, insetti, ghiri, scoiattoli…) che abitano gli alberi, richiama le Driadi, le ninfe che vivevano nei boschi e incarnavano la forza e la rigogliosa vegetazione. Anche se con spiazzamenti di significato, Sala cerca di “rendere visibili le divinità, narrare le loro storie, nel bel giardino Esperia. E questo come aiuto per ascoltare il doloroso tuonante silenzio che in coro ci giunge da questi millenari santuari, perché gli alberi… sanno». E “Esperia” si chiama la scultura in ceramica, come omaggio al giardino, con tre Driadi, tra cui Espera che difende il “melo d’oro”, l’albero della conoscenza. Sale in cima al mondo ad invocare il cielo sulla terra che brucia. Invoca e prega. Le tre con pepli fiammeggianti dai mille ricami, che custodiscono questo orto sacro, ricordano il malinconico rosseggiamento del tramonto: Egle, la radiosa; Eritheia, la rossa; Espera, la sera. Vicino a questa installazione l’attore e scrittore Giuseppe Cederna ha letto, il 15 agosto, i suoi testi.

La mitologia nobilita l’arte e Sala richiama Amaltea che si occupa dell’allattamento, con latte di capra, di Zeus nella culla appesa ad un salice. Un albero collegato all’aldilà per la capacità di rigenerarsi facilmente dai rami spezzati. La scultura acquista toni di affettuosità con Kodama che prega il boscaiolo di risparmiare un piccolo pezzo di tronco che è il suo giaciglio per sognare boschi e gli spiriti degli alberi. Navigano nel mare gli alberi, con aspetti di figure mitologiche e gabbiani, mettendo in luce che il legno sa navigare e con esso l’uomo ha potuto esplorare il mondo. Diventa “Santuario Pelagos” l’albero che ha galleggiato in mare per migliaia di anni, ha nuotato con le balene. Credendosi balenottero ne ha preso le sembianze.

Sulla spiaggia rivive come cetaceo. Una sorta di osmosi tra natura umana e vegetale reca “Ma quella foglia…” per la capacità di ascolto dell’albero con le foglie che pulsano e crescono nella notte. L’artista avvera, con “C’è un albero dentro di me”, una sorta di personificazione nella pianta, con il suo viso in cementizio che diventa sostanza stessa della natura. Sognante è l’opera “Geta Pastore di Api”, concepita come esperienza di meraviglia di fronte ad un trifoglio e ad un’ape.

Ogni immagine riesce a sorprendere e a manifestare molti aspetti segreti dell’esistere: dalle ninfe Pitis e Tithorea abbracciata alle trecce dei suoi rami, a Hamadryas che muoiono con l’albero stesso; da “Languore” che è un omaggio ad una ramo della vite (un tralcio di lambrusco), al “Piccolo principio Cu 29” nel ricordo dei vecchi che giocavano a carte sotto il pergolato, all’ombra dei tralci. La dimensione “colta” vive, anche con citazioni di Emily Dickinson, Alda Merini, Nazim Hikmet, Erri De Luca, Bill Neidjie in tutta l’opera che vibra dell’esperienza dell’autore che ha tenuto corsi per scuole-botteghe e tecnici teatrali, ha realizzato coreografie, ha fatto delle energie alternative un mezzo per alimentare i veicoli e non solo, porta aiuti umanitari nel mondo. Un personaggio dalla vita vigile, sensibilissima alle vicissitudini del mondo.