SASSUOLO San Michele de’ Mucchietti, oggi semplice frazione, è in realtà un paese con una lunga storia diversa da quella di Sassuolo e un’identità forte. Ma è un’identità cancellata dall’industrializzazione inarrestabile che ha cambiato Sassuolo dal Dopoguerra. Di quel piccolo mondo di San Michele, nato nel Medioevo, resta oggi ben poco e anche il suo rapporto col Secchia è cambiato: un tempo il paese governava il fiume e lo addomesticava, oggi ne è succube a ogni grossa piena. Antonia Bertoni, ex docente del liceo Formiggini del Sassuolo, ha scavato per vent’anni negli archivi riportando alla luce la storia perduta di San Michele in un saggio storico importante: “Come acqua sui sassi” (Incontri Editrice 2022). Un libro di 550 pagine che affronta la storia di questa comunità dalle origini. Non è un tentativo velleitario di fare una storia “totalizzante” ma è lo sguardo su un lunghissimo percorso storico in cui una comunità è cresciuta intorno al fiume e all’ambiente per lavori e tecniche ma la cui struttura sociale è invece rimasta pressoché inalterata fino a tempi recenti. Come direbbe Marco Bloch, Bertoni ci mostra i “caratteri originari” del nostro territorio e della sua gente. Ne parliamo con lei. Lei è originaria di San Michele. Come è nata l’idea di scrivere una storia così lunga del suo paese, quasi un percorso dalle origini ad oggi? «Amo moltissimo San Michele e ho ricordi bellissimi delle persone, del fiume, del canale, della campagna, intensamente vissuti fino all’adolescenza. L’idea è maturata poco alla volta. Sentivo ultimamente, durante la pandemia, di dover qualcosa al paese e soprattutto ai piccoli proprietari e ai braccianti e muratori che lo hanno abitato. Ho dedicato la mia vita a studiare la Storia, volevo lasciare qualcosa alla nostra comunità e, forse è troppo ambizioso, contribuire alla costruzione della memoria collettiva». Nel suo saggio si trovano salti temporali importanti. Per il periodo preistorico, soprattutto il neolitico, lei si appoggia ai ritrovamenti di scavi archeologici. Sappiamo qualcosa del periodo alto medievale e molto di quelli successivi. «Per certe fasi temporali è corretto. Per l’età romana abbiamo resti di case sparse, fattorie agricole di diversa datazione, e anche per quell’epoca non sappiamo se il luogo dove oggi sorge San Michele dei Mucchietti sia stato continuativamente abitato nello stesso sito, se esistesse un nucleo concentrato e se questo vicus fosse invece che a San Michele a Castellarano. Sappiamo tuttavia che durante i lavori di realizzazione del campo sportivo furono rinvenuti numerosi reperti forse di età romana o tardoantica. Nel Medioevo, nell’888 d. C., è certo che esistono due diverse realtà insediative: una curtis (azienda agricola di una certa importanza economica e abitativa) a Fogliano nei pressi del nodo del Pescale (oggi Ca’ de’ Pifferi ), e a breve distanza una villa, villaggio di poche casupole, di nome Mocleto. Sarà quest’ultimo abitato a durare sino ad oggi, accrescendosi intorno a un nucleo fortificato, Rocca, e successivamente alla chiesa parrocchiale intitolata all’Arcangelo, mentre di Fogliano è scomparso persino il nome». Il mondo che lei descrive è quello precedente all’industrializzazione del secondo Dopoguerra. E’ un luogo senza fabbriche ceramiche. «Per mia scelta il libro si interrompe al 1945-46, il momento delle grandi speranze dei contadini che hanno combattuto il fascismo: far sì che si apra per i “puvràtt” un mondo nuovo. Tra il 1945 e il 1965 avviene una radicale trasformazione nel territorio del distretto: in un breve volgere abbiamo (io ho) assistito al tramonto della civiltà contadina. La scomparsa delle lucciole scrisse Pasolini nel 1975 il famoso articolo, quando avevo 18 anni. La modernizzazione accelerata del paese distrugge in pochissimo tempo un intero universo di culture, di superstizioni, di religiosità, di habitat, di modi di vivere, di linguaggi che non erano mai stati intaccati dalle forme precedenti di potere». Cos’è rimasto a San Michele di quel paese arcaico di contadini e gente che viveva attorno al fiume? «Non è rimasto nulla. Persino il fiume che avremmo creduto intangibile non è più lo stesso. E’ un mondo perduto, come è detto nel titolo del mio libro, e lo riconosco senza alcun sentimento di rimpianto che da storica non provo (da persona che è nata e ha vissuto tutta la vita a San Michele a volte sì). Anche perché diffido della pseudo-storia nostalgica del “Era meglio quando andava peggio”, quella che rimpiange i fasti ducali, l’Italietta monarchica, il mito dell’impero e si guarda dal raccontare il sangue, il sudore e le lacrime di un’umanità di miserabili senza scrittura e senza voce. L’angelo della storia, scrive il filosofo Benjamin, ha il viso rivolto al passato». &nbsp;

SASSUOLO San Michele de’ Mucchietti, oggi semplice frazione, è in realtà un paese con una lunga storia diversa da quella di Sassuolo e un’identità forte. Ma è un’identità cancellata dall’industrializzazione inarrestabile che ha cambiato Sassuolo dal Dopoguerra. Di quel piccolo mondo di San Michele, nato nel Medioevo, resta oggi ben poco e anche il suo rapporto col Secchia è cambiato:...

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Il libro

Bertoni, ex docente del Formiggini  pubblica «Come acqua sui sassi» 

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