Modena Le estati trascorse da bambina nel giardino della villa di famiglia nel viterbese sono il paradiso perduto e il sogno di Serena Dandini, che domani alle 17.30 al Bper Forum Monzani a Modena presenterà il suo libro “Cronache dal paradiso” (Einaudi) in cui gli altri personaggi sono, come lei, a caccia di un luogo ideale o di un'utopia. I ricordi dell'autrice, che abbiamo intervistato in anteprima, sono ciò che permette di passare dalla dimensione personale a quella collettiva, dall'immaginario a fatti realmente accaduti. E non c'è storia che non sia curiosa e unica: dall'artista "botanica" Margaret Mee, che ha cercato per tutta la vita un fiore raro, a Marcel Proust, che, quando assaggiava una madeleine, evocava le vacanze felici a Illiers-Combray, da zia Léonie. Da Jeanne Baret, esploratrice di piante, che nel ‘700, travestita da uomo, ha compiuto il giro del mondo, a Claude Monet, che ha dipinto senza sosta le ninfee della sua casa di Giverny. La presentazione del libro assume la forma di una vera e propria pièce teatrale, grazie alla partecipazione di Andrea Zalone e Germana Pasquero che affiancheranno la nota scrittrice-conduttrice-autrice televisiva. Dandini, nello scrivere questo libro, come è cambiata rispetto all'inizio della stesura la sua concezione di paradiso? «Se è possibile, si è ancora più radicata l’esigenza e la voglia di cercare di non perdere la curiosità e la voglia di cercare il paradiso in terra. A mano a mano che scrivevo e mi avventuravo nelle storie di queste persone meravigliose che cercavano il paradiso in terra, mi è sempre più venuta voglia di non mollare e spero che questo succeda essenzialmente anche ai lettori a cui mi rivolgo, che ringrazio perché mi hanno dato una fiducia immensa e il libro è piaciuto e sta piacendo tanto. Quando scrivi non sai mai che approdo sarà, e questa accoglienza è una grande gioia». Quanto l'elemento dell'insidia è fondamentale nella costruzione/conquista del paradiso e quanto, al contempo, anche il famoso tema del paradiso perduto è importante nel delineare poi quello che sarà il nostro vero paradiso? «Il paradiso perduto rappresenta una spinta a ricercarlo sempre. Si dice addirittura che tutte le volte che mettiamo le mani in terra anche solo per mettere a dimora una semplice piantina, stiamo rispondendo alla nostalgia del paradiso perduto, cercando di ricostruire un orizzonte di bellezza almeno intorno a noi. Che questo concetto si traduca nella casa dell’infanzia perduta ma proprio per questo affascinante, o in una persona, un ricordo o un luogo, non ha importanza. L’insidia, invece, in questo momento storico così doloroso e pieno di ingiustizie, sta nel rischio di diventare sempre più cinici, egocentrici, di perdere il senso del nostro viaggio sulla terra». Nella raffigurazione del paradiso, il giardino è sempre presente e lei è partita da quello della sua nonna. Oggi, invece, qual è il giardino in cui si sente più in paradiso? «Ho il privilegio di avere un giardino al Sud dell’Italia, il mio rifugio e spazio magico dove faccio un sacco di pasticci, una storta di tavolozza un po’ dadaista. È il mio spazio segreto. A tutti i miei lettori e lettrici ho chiesto a mia volta qual è il loro personale paradiso e le risposte che mi sono arrivate sono le più variegate: dal piccolo pezzettino di litorale italiano a un sentiero in montagna, c’è di tutto ed è bellissimo». Rivendica l'importanza di esercitare il senso del sogno: come si fa oggi a sperare nel paradiso? «Dobbiamo prendere l’esempio dalle giovani generazioni che non hanno perso la voglia di lottare per il pianeta. Recuperare il paradiso terrestre che abbiamo, è già di per sé un sogno da inseguire. Qualcuno diceva che i sogni sono solo dei progetti ancora da realizzare; se guardiamo, poi, al dramma dell’Iran, anche le donne iraniane hanno molto da insegnarci in quanto a non perdere il sogno e il coraggio». Si dedica molto alla storia dell’umanità delle donne invisibili: come società, che paradiso dobbiamo costruire per loro? «Dobbiamo assolutamente non togliere i riflettori da tutte le situazioni che accadono; rimanendo nella metafora giardiniera, il grosso errore è fermarci al nostro orticello. Non si potrà mai essere felici coltivando solo il nostro orticello, bisogna alzare lo sguardo e rendersi conto che è tutto collegato e quindi dobbiamo veramente smettere di pensare in maniera particolaristica. Solo occupandoci di tutte le cose insieme riusciamo a risollevare anche il nostro piccolo». Alla fine di questa avventura, qual è la parola che meglio descrive per lei il paradiso? «In molte lingue la parola “paradiso” e “giardino” sono la stessa parola e mi viene da rispondere probabilmente giardino. E in tutte le persone con cui sono entrata in contatto grazie a questo libro, quando si parla di paradiso c’è sempre un pizzico di verde, non può prescindere». In questo periodo sta lavorando in teatro; ha altri progetti editoriali in mente? «Sull’onda della “TV delle ragazze” stiamo portando in giro per i teatri italiani “Vieni avanti, cretina!” con un gruppo di attrici molto forti che ho messo insieme, e ci divertiamo a dare uno spaccato della realtà femminile che viviamo, in maniera comica. Poi, sì, sto pensando a un nuovo libro». l

Modena Le estati trascorse da bambina nel giardino della villa di famiglia nel viterbese sono il paradiso perduto e il sogno di Serena Dandini, che domani alle 17.30 al Bper Forum Monzani a Modena presenterà il suo libro “Cronache dal paradiso” (Einaudi) in cui gli altri personaggi sono, come lei, a caccia di un luogo ideale o di un'utopia. I ricordi dell'autrice, che abbiamo intervistat...

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L'intervista

Serena Dandini domani al Bper Forum con Andrea Zalone e Germana Pasquero «Tutti vogliamo ricostruire un orizzonte di bellezza almeno intorno a noi»

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Serena Dandini «Vi racconto uomini e donne alla ricerca del paradiso in terra»

Serena Dandini domani al Bper Forum con Andrea Zalone e Germana Pasquero «Tutti vogliamo ricostruire un orizzonte di bellezza almeno intorno a noi»

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