MODENA Si vive una volta sola e non dobbiamo sprecare un solo istante. E' questo il messaggio di "Una volta sola" (Mondadori) di Mario Calabresi, che l'autore - che abbiamo intervistato per l’occasione - presenta domani alle 17.30 al Bper Banca Forum Monzani a Modena. Il giornalista ha raccolto una decina di storie che raccontano scelte radicali e "piccolissime", che però cambiano i destini: si inizia con Rachele, una donna malata di tumore che decide di registrare dei vocali (poi trascritti in un libro da Calabresi) per consegnare ai figli che non vedrà crescere una sorta di vademecum per l'esistenza. E poi l'uomo con il Covid che sopravvive con la moglie in ospedale quando li mettono in letti vicini; la donna vittima di violenza domestica e della Camorra che sceglie di salvarsi; gli argentini che cambiano continente; i destini opposti di due fratelli; l'impegno di Sami Modiano; come sarebbe cambiata la vita di Pietro Nava se non avesse descritto gli assassini del giudice Livatino; un professore d'arte che insegna come si «morde la vita»; un ragazzo iraniano che arriva in Italia e si lascia sorprendere dalla vita. Bisogna essere fedeli a se stessi, fare scelte coraggiose e appassionate regalandosi, ogni giorno, la possibilità di scegliere, anche quando sembra impossibile. Calabresi, il suo libro racconta storie di chi ha avuto il coraggio di scegliere, azione bellissima e, talvolta, molto difficile. Come parlano queste storie a tutti coloro che invece il coraggio di scegliere, nella vita, non ce l’hanno? «Secondo me sono uno stimolo a dire che è tempo di farlo e dopo il tempo che abbiamo vissuto ne vale doppiamente la pena, perché quando ti rendi conto che l’impensato, l’inatteso, l’inaudito può entrare nella tua vita e sconvolgerla, come è successo con la pandemia, allora ti dici che forse è inutile stare ad aspettare, rinviare, tergiversare. E che vale la pena fare davvero le cose che ti stanno a cuore. Il titolo del libro, poi, è arrivato sentendo spesso tanti ragazzi dire: “Ah, ma si vive una volta sola” e però, ogni tanto, mi spaventa quando qualcuno aggiunge: “Eh, si vive una volta sola e quindi non c’ho voglia di mettermi in gioco, di fare fatica…”». Ci sentiamo sempre dire che nella vita ci si deve adattare, in primis ai giovani viene detto che se vogliono trovare lavoro devono sapersi adattare… Questo cozza abbastanza con la possibilità e il diritto di scegliere. Cosa ne pensa? «Bisogna comprendere il mondo in cui si vive però bisogna coltivare i propri sogni, desideri, mettersi in gioco, non accettare supinamente quel che passa il convento, per dirla così». Lei sostiene fortemente – e questo libro lo conferma – che tutti hanno una storia e nessuno ha una vita noiosa. Se ci fermiamo però ai social, anche quando nella realtà non è così, spesso sembra il contrario: pare tutto banalizzato, appiattito, conformista… «Spesso sui social c’è semplicemente un’ansia di apparire, dare una risposta veloce, schierarsi da una parte o dall’altra. Credo che le storie vere vengano fuori con la pazienza, con il tempo e con l’ascolto: credo che tutti, quindi, abbiano una storia da raccontare ma capita che non abbiamo né il tempo né la pazienza di metterci a cercarla e ad ascoltarla. Negli ultimi anni il regalo più grande che mi sono fatto è ascoltare di più e parlare di meno». In base alla sua esperienza, il rimpianto è motore di scelta o piuttosto un sentimento che affossa la scelta? «Per me è una vaccinazione, nel senso che i rimpianti non vanno coltivati ma usati per fare cose nuove. Ad esempio, quando mi trovo davanti a un dilemma, del tipo faccio o non faccio questa cosa, vado a trovare quella persona oppure no, faccio molta fatica o non la faccio, mi chiedo sempre: ma se poi non la faccio, potrei avere un rimpianto un giorno? Se la risposta è sì, vado e la faccio». Nei ringraziamenti di questo libro, riflette su quanto ‘nelle vite di ognuno di noi ci siano dei momenti speciali che ci definiscono, che ci imprimono un segno e una direzione’: il suo momento speciale, nella vita, qual è stato per connotare la sua direzione? «Ahimè potrei dirti che il momento “speciale” che mi ha definito è stato quando da bambino ho perso il padre presto. Ho tanti momenti speciali ma quelli che mi hanno più definito sono stati quelli di difficoltà, perché mi hanno fatto tirare fuori energie che non pensavo di avere. È capitato, ad esempio, quando ho finito di fare il direttore de la Repubblica è c’è stato un momento difficile, di smarrimento: lì mi sono imposto di provare a percorrere strade nuove, ho aperto una società di podcast, ho scritto nuovi libri…». Quindi l’elemento del dolore, che ritroviamo tanto anche nelle pagine di “Una volta sola”, è in un qualche modo fondamentale. «Sì. Poi non è che io auguri il dolore per fare le cose, si possono fare anche volentieri per il piacere di farle. Per intenderci: a me piace tantissimo quel titolo del libro di Cameron che dice “Un giorno questo dolore ti sarà utile”» &nbsp;

MODENA Si vive una volta sola e non dobbiamo sprecare un solo istante. E' questo il messaggio di "Una volta sola" (Mondadori) di Mario Calabresi, che l'autore - che abbiamo intervistato per l’occasione - presenta domani alle 17.30 al Bper Banca Forum Monzani a Modena. Il giornalista ha raccolto una decina di storie che raccontano scelte radicali e "piccolissime", che però cambiano i destini: si...

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Modena Mario Calabresi domani al Monzani presenta «Una volta sola» 

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Mario Calabresi «La vita va vissuta in ogni istante le mie storie invito a non sprecarla»

Modena Mario Calabresi domani al Monzani presenta «Una volta sola»

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