Gazzetta di Modena

L'intervista

A Modena la "Pina" di Fantozzi: «Amo il mestiere di attrice che mi continua a stupire»

Maria Vittoria Scaglioni
A Modena la "Pina" di Fantozzi: «Amo il mestiere di attrice che mi continua a stupire»

Lunedì 10 luglio alle 21 Milena Vukotic ospite del Buk Film Festival

09 luglio 2023
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Mantenere viva la cultura, quella alta della musica classica, del teatro e della poesia; attraversare con fiera eleganza i tempi e le arti, volteggiando tra ruoli dolci e forti, fragili e tenaci, a passo di danza. Questa è Milena Vukotic, che sarà ospite al Buk Film Festival a Modena domani alle 21 con “A Occhi Chiusi”, cortometraggio di Alessandro Perrella in cui interpreta un’insegnante in pensione. L’incontro in un parco con un’ex allieva che ha deciso di seguire le sue orme sarà l’opportunità per riallacciare un vecchio rapporto e per imparare ancora.

Cosa l’ha convinta ad accettare la parte?

«Leggendo la storia mi sembrava che avesse una sua grazia: il fatto di incontrarsi dopo tanti anni e di trovare un punto di arrivo, sia da parte della maestra, che sicuramente ha capito qualcosa di più dalla vita, che dell’ex allieva, che insiste per avere con lei un colloquio; ma anche il fatto che l’ex allieva scopra qualcosa, in questa maestra, che non aveva mai immaginato. Il rapporto umano è confronto e per me questo è molto importante. Dai miei maestri ho imparato tanto e ritrovarsi è fondamentale perché si continua a capire chi siamo. Infine lavorare con Alessandro Perrella e Valentina Perrella è stata un’esperienza di grande armonia, una sorpresa bellissima».

Al festival si parlerà di momenti cruciali che decidono il destino di ognuno. C’ è stato il momento in cui si è detta “ora farò l’attrice”?

«No, perché io sono figlia d’arte e il fatto di trovarmi un giorno sul palcoscenico per danzare o recitare è sempre stato naturale per me. Non ho mai pensato di poter fare altro. La prima fase però è stata quella della danza, in cui mi sono cimentata molto presto, da bambina. A Parigi ho fatto cinque anni di conservatorio per la danza mentre studiavo il teatro, ma inizialmente ha prevalso la prima».

Ma c’è stato un segno, una svolta?

«Per tre anni sono stata in una compagnia e tra viaggi e tournée un giorno mi è capitato di vedere “La Strada” di Fellini. Qui ho sentito che succedeva qualcosa dentro di me, che avevo bisogno di seguire questo mio cambiamento. Dopo averci pensato bene ho lasciato la compagnia e mi sono trasferita a Roma, dove è iniziata la mia nuova Odissea».

Lei però non abbandonerà mai la danza…

«Ho inseguito la danza finché ho sentito che lo facevo con grande convinzione e fa sempre un pò parte del mio lavoro. È stata una disciplina fantastica per me, perché la vita dei ballerini è eroica. La danza nobile, quella classica, è tutta contronatura: non siamo fatti per stare sulle punte, per volteggiare. Per apprenderlo ci vuole tanto lavoro quotidiano».

Lei è molto attiva in teatro. Quali sono i prossimi progetti?

«Ho finito la prima parte di stagione di “Così è se vi pare” di Pirandello, che riprenderemo a dicembre. Prima ho portato in scena un monologo a cui tengo molto, la storia di una scienziata del ‘700. Nel frattempo ho collaborato con il flautista Mario Ancillotti e il pianista Alessandro Marangoni, che suonavano un repertorio classico mentre io leggevo le lettere di Mozart. Mi piace unire parole e musica, perché mi tiene vicina a quella che è stata la mia educazione».

Lei prova molto affetto per la Signora Pina, un ruolo comico ma che, come quello del Ragioniere Fantozzi, racconta le fragilità della vita. Si prende cura dei personaggi imperfetti?

«Quasi di più. Essendo personaggi apparentemente leggeri e superficiali, anche commerciali, sono più impegnativi per me, perché bisogna studiarne bene la profondità. Pina in realtà è un personaggio portato al paradosso attraverso questa maschera che Paolo Villaggio ha inventato, come Fantozzi, come la Signorina Silvani… La Signora Pina è apparentemente fragile, ma in realtà è molto forte perché questo suo impegno verso lui e la figlia è tanto, deve lottare».

Dopo aver lavorato con i grandi maestri del cinema, aver interpretato ruoli indimenticabili e insomma aver vissuto mille vite, è ancora possibile lo stupore?

«Continuamente. La vita ci offre quotidianamente la possibilità di scoprire, di incontrare, di assaporare. Si matura costantemente e si diventa coscienti di cose anche devastanti, che stanno distruggendo l’universo, ma anche della sua meraviglia».l

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