Gazzetta di Modena

La mostra

Giuseppe Graziosi “fotografo” nel Borgo antico di Savignano

Michele Fuoco
Giuseppe Graziosi “fotografo” nel Borgo antico di Savignano

La vita contadina nella nuova creatività del grande maestro

30 agosto 2023
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Savignano Iniziative legate alla cultura del luogo, ma di respiro nazionale, presenta da anni, con una particolare attività espositiva, l’Associazione Ponte Alto Graziosi a Savignano, di cui è presidente Gianni Grandi, nella suggestiva cornice del Borgo Medievale.

In primo piano è spesso Giuseppe Graziosi che a Savignano è nato nel 1879 ed è morto nel 1942 a Firenze, dove ha insegnato scultura all’Accademia di Belle Arti.

Il grande maestro, che alla Biennale di Venezia è stato ben 19 volte, viene riproposto ora nei luoghi natali non come pittore, scultore e incisore, ma come fotografo nella mostra “Una fotografia… Miseria e Nobiltà”, a cura di Anna Maria Bacchelli. Preziosa la collaborazione di Enrico Lenzi, già insegnante di educazione artistica nella scuola media a Savignano, per la scelta delle 40 immagini, provenienti dal Fondo fotografico Giuseppe Graziosi di Modena, che si offrono come esplorazione del mondo rurale, della vita contadina dei primi decenni del secolo scorso.

“Siamo nella campagna savignanese e i protagonisti di questo racconto sono - si legge nella nota introduttiva - i genitori i fratelli e le sorelle dell’artista, nato da un’umile famiglia di contadini, ripresi nel duro lavoro dei campi, nelle occupazioni domestiche o nei momenti di riposo

intorno al focolare nell’intimità della casa”.

Le fotografie diventano un diario figurato, un continuo affresco di scene rurali, con l’esaltazione della serenità operosa della vita di campagna, della fatica e della gioia di uomini e donne che affrontano il lavoro con dignitosa pacatezza ed orgoglio. Graziosi tende alla schiettezza delle immagini, alla sanità morale delle sue creature cogliendole, con uno sguardo sereno e fiducioso, in scene in cui si nobilitano storie interiori, il vivo sentimento dell’esistenza e dei suoi valori.

Le fotografie si inseriscono nel vissuto dell’artista, restituito nei caldi affetti verso il mondo contadino, il vivere parco, la semplicità di costumi. Sono la testimonianza affettuosa dell’amore di Graziosi per il suo paese nel ricordo nostalgico di persone, luoghi, suoni e sensazioni. E la mostra invita il visitatore ad esplorare attentamente le varie immagini che esprimono allegria o malinconia, fatica o serenità, come pure miseria e nobiltà.

La miseria è determinata dalle condizioni economiche, nonostante una vita di enormi sacrifici. “La nobiltà risiede – dice il presidente Grandi – nella dignità di persone semplici, modeste, di affrontare la quotidianità. E’ ciò che la nostra civiltà ha perso. Gente che non aveva cultura, ma riservava rispetto, considerazione, buona educazione al prossimo. E’ ciò che la nostra civiltà ha perso. Persone scolarizzate non hanno nessun riguardo nei confronti dell’altro”.

La mostra pone anche qualche riflessione sull’attività di fotografo dell’artista. “Ci sono – osserva Grandi - immagini a fuoco e altre sfocate. Ciò non vuol dire che Graziosi non sia stato un bravo fotografo. Si sa che usciva con il precettore e mecenate Arsenio Crespellani, sindaco di Savignano e direttore del Museo Civico di Modena, per realizzare a disegno i rilievi di reperti trovati dagli archeologi, oppure aveva un’ottima macchina fotografica donata da Crespellani per questo lavoro. Ma le fotografie gli servivano anche come taccuino d’appunti per poi fare disegni, incisioni, quadri. Catturare, quindi, momenti da portare sulla tela. Non solo damigelle con l’ombrellino, il cavallino e il calesse. A lui interessa la vita dura dei campi che rappresenta con una consapevole dignità. Le immagini fotografiche le ritroviamo in parte, talvolta con cambiamento di posizione di qualche figura, nelle incisioni e nei dipinti: la pigiatura dell’uva, il lavoro dei campi, la colazione, momenti vari. Le fotografie sono concepite come appunti rapidi: Gli piaceva una posizione e fotografava senza mettere a fuoco…”.

La mostra, aperta fino all’8 settembre, si presenta con una bella carrellata di immagini molto apprezzate dai visitatori anche durante la visita guidata da Enrico Lenzi.